Billy Herrera è un architetto di origini cubane che ha fatto fortuna negli Stati Uniti. L'uomo ha una splendida famiglia composta dalla moglie Ingrid e dalle due figlie, Sofia e Cora, ma ultimamente la relazione tra i due coniugi sta attraversando un periodo di profonda crisi. Durante una seduta dallo psicologo di coppia, l'uomo scopre come la compagna sia intenzionata a chiedere il divorzio e che darà la notizia al resto della famiglia in concomitanza con il ritorno di Sofia, rientrata dall'estero dove si trovava per far visita ai genitori.
Come vi raccontiamo nella recensione de Il padre della sposa - Matrimonio a Miami, la ragazza finisce per sorprendere tutti quando al canonico brindisi di fine pasto annuncia la sua intenzione di volersi sposare con il suo fidanzato Adan nel più breve tempo possibile, con il conseguente progetto di trasferirsi poi in Messico insieme a lui per lavorare in un'organizzazione no-profit che aiuta i migranti. Ingrid decide per il bene della figlia di rinviare e nascondere la separazione, nel timore di rovinare quel magico momento, ma i preparativi per le nozze non saranno per nulla semplici e l'imminente arrivo dei consuoceri non farà che complicare ulteriormente la situazione.
Una sfida ardua
Sempre dura misurarsi con un classico tra i classici e arrivare anche dopo un già primo remake datato anni Novanta. Eppure Il padre della sposa - Matrimonio a Miami miracolosamente non ne esce con le ossa rotte e anzi adattando il tutto in salsa latino-americana - le due famiglie in procinto di diventare una sono rispettivamente cubane e messicane - riesce a imprimere qualche variazione al plot base che, quello sì, rimane saldamente lo stesso nelle sue linee guida. Certo l'originale del 1950 che vedeva protagonisti Spencer Tracy ed Elizabeth Taylor nei panni del genitore e della figlia rimane irraggiungibile, ma questa terza versione del romanzo se la gioca ad armi pari con il rifacimento dove era Steve Martin a indossare il ruolo principale. Merito non soltanto di una regia briosa ma anche delle efficaci scelte di casting, come vedremo a breve.
Era ora, la recensione: un loop temporale per una buona commedia di emozioni
Simpatia a palate
Andy Garcia sfrutta tutto il suo mestiere e si lascia andare magnificamente nei toni brillanti del personaggio, spesso sul punto di esplodere ma carico comunque di una divertita umanità e di una febbrile malinconia, pensieroso sulle scelte sbagliate commesse in passato. Complementare è la figura di Gloria Estefan, leggenda della musica non nuova a esperienze davanti alla macchina da presa, con un buon numero di comprimari tra i quali brilla la Isabela Merced di Dora e la città perduta (2019) nella parte della secondogenita. Sin dal prologo che ci trascina tramite il voice-over nel background di questa famiglia di immigrati che ha fatto fortuna negli Stati Uniti, Il padre della sposa - Matrimonio a Miami ci tiene a sottolineare come Billy sia un uomo ancorato alle tradizioni e come le scelte moderniste della figlia per l'organizzazione della cerimonia, che si affida addirittura a un'improvvisata wedding planner, rischino di far crollare il suo mondo fatto di certezze consolidate.
Questo matrimonio s'ha da fare
Uno scontro generazionale destinato a seguire la più canonica delle evoluzioni narrative, con il lieto fine ovviamente già scritto in partenza: neanche per un secondo lo spettatore avrà il dubbio che le cose non possano sistemarsi per il verso giusto, all'insegna della felicità e dell'allegria che puntualmente caratterizzano il danzereccio finale a tema. L'atmosfera che guarda a quei bei "film di una volta" è ulteriormente confermata dalla televisione che trasmette l'immortale Casablanca (1942), proprio nella famosa scena di "suonala ancora Sam", nonché dal nome Ingrid della moglie, con l'assenza di volgarità o sussulti parodistici quale l'ennesimo tassello. A dispetto delle previsioni Il padre della sposa - Matrimonio a Miami si rivela una visione piacevole, una sorta di commedia fuori dal tempo che sembra stonare nel caos spesso gratuito di molte produzioni odierne del filone.
Conclusioni
Non racconta nulla di nuovo e ovviamente non raggiunge il livello dell'originale con Spencer Tracy, ma questa nuova versione del romanzo di Edward Streeter, adattata per l'occasione ad un contesto latino-americano, offre un divertimento sano e genuino, in grado di intrattenere con gusto e senza volgarità il grande pubblico. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de Il padre della sposa - Matrimonio a Miami, ci troviamo davanti ad una commedia brillante che aggiorna con brio e gusto il relativo prototipo, sfruttando al meglio anche l'eterogeneo cast capitanato da un Andy Garcia assai a proprio agio nel ruolo principale, alfiere delle tradizioni alle prese con una celebrazione più moderna e rocambolesca del previsto.
Perché ci piace
- Andy Garcia e il resto del cast danno vita a personaggi simpatici con i quali è facile immedesimarsi.
- La narrazione e relativa messa in scena sono briosi al punto giusto, secondo i migliori canoni della commedia brillante di stampo classico.
Cosa non va
- Qualche gag è meno riuscita di altre e la storia è ampiamente prevedibile.