Sono passati quarant'anni dalla strage di Via Carini e per la prima volta una fiction Rai decide di ripercorrere una porzione significativa della vita di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Di serie sul Generale ne era stata tentata un'altra nel 2007, andata in onda sui canali Mediaset, con però un altro approccio alla figura storica che lì restava centrale a scapito di un contesto sfocato. Il nostro generale sceglie, invece, di raccontare solo una porzione della vita di dalla Chiesa e lo fa con un'attenzione particolare al contesto storico, quello degli anni di piombo, del terrorismo prima e della lotta alla mafia poi.
In onda lunedì 9, martedì 10, lunedì 16 e martedì 17 gennaio 2023, questa serie di Rai 1 con Sergio Castellitto mette alla regia Lucio Pellegrini e Andrea Jublin che confezionano 4 episodi perfettamente a misura della prima serata della rete ammiraglia che, proprio per questo, cerca di fare servizio pubblico rendendo fruibili a tutti pagine importanti della storia del nostro paese.
Un punto di vista nuovo per la trama
La narrazione prende il via dal 1973, quando il generale Carlo Alberto dalla Chiesa viene trasferito da Palermo a Torino dove le Brigate Rosse stanno cominciando a rivendicare diverse azioni criminali in nome della lotta armata. Molto presto si palesa la necessità di una maggiore organizzazione nel contrastare gruppo terroristico e per farlo Dalla Chiesa ha un'idea che rivoluzionerà il modo di approcciarsi alla criminalità organizzata di qualsiasi estrazione: nasce il nucleo speciale antiterrorismo, una quadra appartenente all'arma dei Carabinieri in grado di infiltrarsi, studiare, indagare ed infine sconfiggere questo tipo di gruppi criminali.
La prima novità nell'approccio al personaggio storico ci viene suggerita dal titolo: l'aggettivo possessivo nostro offre una precisa indicazione del punto di vista adottato per raccontare questa storia. Carlo Alberto dalla Chiesa rimane centrale per tutta la narrazione ma a raccontarcelo è la voce di uno dei suoi uomini, uno sguardo esterno ma profondamente legato al personaggio principale, che offre allo spettatore il suo sguardo da insider di un gruppo che con il tempo diventa quasi famiglia, lasciando trasparire tutto l'orgoglio che deriva da un forte senso di appartenenza a chi è stato in grado di fare la storia. Da qui viene descritta tutta una rete di affetti, familiari e lavorativi, che in qualche modo parlano del protagonista da più angolazioni donandogli la complessità necessaria a reggere le vicende raccontate.
Rendere con efficacia gli anni di piombo
Anche se affetta da una certa dose di retorica che la pervade in diversi momenti, la serie tv riesce comunque a risultare avvincente, nonostante immaginiamo che i fatti narrati siano comunque già noti a molti spettatori. Nel mostrarci l'intera squadra, le difficoltà e le rinunce dei giovani agenti antiterrorismo Il nostro generale è in grado di rendere con sufficiente efficacia il complicato periodo storico che va dal 1973 al 1982, anno della strage di Via Carini che ha segnato la morte del Generale dalla Chiesa in uno degli attentati più cruenti e traumatici di questo paese.
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Un ottimo cast
Una nota di merito la spendiamo anche per il cast, perché è proprio grazie ad un Sergio Castellitto, misurato e in parte, che tutto funziona a dovere. Ma non è solo lui a spiccare: Teresa Saponangelo, nel ruolo di Dora dalla Chiesa riesce a lasciare un'impronta forte con il suo personaggio che è sì madre, moglie e confidente ma anche una donna profondamente intelligente che con pochi gesti e un numero di battute contenuto si staglia granitica al fianco del personaggio principale. Allo stesso modo Antonio Folletto, Andrea Di Maria, Viola Sartoretto, Stefano Rossi Giordani, che interpretano gli agenti della squadra, restituiscono un'idea di affiatamento e solennità nel proprio lavoro che costituisce il vero cuore pulsate di una serie scritta in modo intelligente e in grado di raggiungere un vasto tipo di pubblico.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione de Il nostro generale possiamo affermare che la serie di Rai 1 ha più di un elemento di pregio che la rendono una produzione interessante. Pur affetta da una certa dose di retorica riesce a raccontare la storia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa da un punto di vita nuovo: quello dei suoi collaboratori stretti e dei suoi familiari. Molto buone le interpretazioni di un cast coeso e sempre in parte.
Perché ci piace
- L’escamotage narrativo della voce narrante che offre un punto di vista nuovo sulle vicende raccontate.
- Un cast coeso che restituisce allo spettatore interpretazioni vere ed efficaci.
- Il racconto di una delle pagine più dure e sanguinose della storia italiana.
Cosa non va
- In alcune parti la serie rimane affetta da una certa dose di retorica.