Il nibbio, Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco: "Bisogna salvaguardare i fatti in un'epoca distorta"

I protagonisti raccontano lo sguardo di Nicola Calipari e Giuliana Sgrena, riletti nel film di Alessandro Tonda. La nostra intervista.

Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco durante la nostra intervista

Lo sguardo reale e oggettivo, filtrato da un film che punta all'essenza umana dell'eroe. Per i protagonisti de Il nibbio dovevano esserci "due persone complementari" al centro della storia, andando oltre le loro cariche e le loro missioni. Da questo spunto, Alessandro Tonda su sceneggiatura di Sandro Petraglia porta in scena gli eventi che hanno anticipato il 4 marzo del 2005, quando il "fuoco amico" americano uccise Nicola Calipari, agente del SISMI, mentre scortava la giornalista Giuliana Sgrena, dopo averla liberta da una prigionia lunga un mese. Ad interpretarli troviamo Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco, oltre ad Anna Ferzetti, nel ruolo di Rosa Calipari.

Il Nibbio Claudio Santamaria Sonia Bergamasco Credits Riccardo Ghilardi
Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco nel film

"Devi entrare in queste storie in punta di piedi, con sensibilità. Poi affronti il tutto da attore. Cerchi informazioni, intanto che affini la ricerca interna del personaggio", spiega Santamaria, durante l'incontro stampa. "Volevo far uscire un grande calore umano. Ha sempre voluto portare giustizia e verità. Ed era emotivamente partecipata la sua figura di mediatore".

Il nibbio: intervista a Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco

Il Nibbio Claudio Santamaria Foto Credits Riccardo Ghilardi
Santamaria nei panni di Calipari

Vedendo Il nibbio, le figure di Calipari e Sgrena appaiono gigantesche, tanto da portarci a riflettere sulle nostre prerogative. Per Sonia Bergamasco, "la cosa più forte della sceneggiatura risiede nel presentare due persone complementari, non due eroi. Questo avvicina lo spettatore, facendolo riflettere su quanto si possa fare ogni giorno. Giuliana e Calipari, sono ed erano appassionati del proprio lavoro. Non dovevano essere eroi inarrivabili". L'attrice poi racconta di aver conosciuto la giornalista, "Giuliana è stata generosa con noi, è sempre tornata su quei giorni. Volevo avvicinarla, e darle corpo".

Per Claudio Santamaria è un discorso di esempio etico, "Già leggendo la sceneggiatura mi sono sentito piccolo rispetto a queste figure. Noi attori possiamo dare risonanza a certi profili, da prendere come esempio. E Calipari è un esempio di come dovrebbero essere gli uomini di Stato". Rispetto e delicatezza, come espresso da Anna Ferzetti, "Rappresento la parte privata della vicenda, ed ero terrorizzata nell'incontrare Rosa. L'ho incontrata lo stesso giorno che abbiamo iniziato a girare. È stato un incontro ricco, pieno di cose. Penso sempre: chi siamo per entrare nella vita degli altri? Deve esserci sempre rispetto", prosegue l'attrice.

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Attraverso la verità

Sia Nicola Calipari che Giuliana Sgrena enfatizzano il concetto di verità, che sia quella di Stato o la verità giornalistica. Un tema importante, soprattutto oggi, in quanto sempre più spesso si preferisce l'approvazione all'oggettività. "Calipari sosteneva che la circolazione delle informazioni fosse la fonte primaria della sicurezza", confida Santamaria durante la nostra intervista. "Lavorava per la pace, mediava, non utilizzava la forza, né pagava. Cercava il dialogo. In qualche modo avevo lo stesso obbiettivo della Sgrena".

Per Sonia Bergamasco, invece, "C'è ancora un giornalismo militante, attivo, in tutto il mondo, che rischia la vita. Giornalisti che provano a raccontarci la verità attraverso la dignità del loro lavoro: una salvaguardia della conoscenza dei fatti in un'epoca di distorsioni".

A proposito di distorsioni, pur lasciando sospeso il giudizio, il finale de Il nibbio mostra - cinematograficamente parlando - il conflitto a fuoco tra i soldati americani e la Toyota su cui viaggiavano Calipari, Sgrena e l'autista Andrea Carpani. Una scelta importante, che si lega ad uno dei libri firmati dalla giornalista. "Uno dei titoli dei libri di Giuliana Sgrena è Fuoco Amico. Mette in campo la complessità dei rapporti tra le fazioni, in un periodo geopolitico complicato. E raccontare i fatti permette di far circolare meglio le idee, salvaguardando la nostra consapevolezza", dice la Bergamasco. Del resto, il film di Alessandro Tonda va oltre gli schemi, come conclude Santamaria: "Il nibbio non da una tesi, ma suscita domande negli spettatori: è il pubblico che può tirare le proprie conclusioni, senza seguire per forza il pensiero unico".