"A Natale siamo tutti più buoni" è un detto che il cinema si è spesso divertito a smentire. Lo ha fatto attraverso pellicole di ogni genere, non solo nel naturale habitat della commedia, ma anche attraverso l'horror, il film drammatico e ogni possibile tecnica animata, dalla stop motion alla performance capture. Un Natale sotto l'albero, nel vero senso della parola, schiacciato dal cinismo e da animi aridi, addobbato con crudo realismo senza la rassicurante e un po' scontata presenza di dolcezza e buoni propositi.
All'interno di queste pellicole dal gusto politicamente scorretto, sono emersi personaggi a loro modo emblematici, portatori di sentimenti diversamente amabili e testimoni di una crisi esistenziale talvolta personale, altre sociale. Ognuno di questi simboli anticonvenzionali porta con sé una motivazione che li rende psicologicamente complessi perché spesso non si tratta soltanto di cattiveria fine a se stessa ma di protagonisti con traumi, aspirazioni e convinzioni articolate. Andiamo dunque a scovare icone dissacranti e pellicole amare, laddove lo spirito natalizio è spento, lontano anni luce dalle scoppiettanti pellicole firmate da Shane Black, tra disillusione, solitudine e sarcasmo.
10. Fred Claus
In mezzo ad una produzione sterminata di commedie statunitensi (pensiamo a Fuga dal Natale o Natale in affitto), Fred Claus - Un fratello sotto l'albero riesce a distinguersi, non solo per un cast eccezionale (Paul Giamatti, Kevin Spacey, Kathy Bates, Rachel Weisz, Vince Vaughn) ma anche per uno spunto iniziale valido e molto originale. E se Babbo Natale avesse un fratello? Come si vivrebbe accanto ad una figura di tale peso? Il confronto con l'impeccabile icona del buonismo, idealizzato dai bambini di tutto il mondo, è insostenibile. Per questo Fred si rifugia nell'ombra fraterna, dando sfogo al suo lato più disonesto e sprezzante nei confronti del prossimo, trasformandosi in una tipica pecora nera apparentemente incorreggibile. Salvo poi arrivare nel Polo Nord e confrontarsi faccia a faccia con un mondo e un modo di intendere la vita dapprima sconosciuto.
9. Il ferroviere
Il neorealismo italiano non poteva mancare un confronto critico e autentico con il Natale. Pietro Germi dirige e interpreta un film amaro, verissimo e duro come le mani sporche e il viso segnato di un ferroviere schiacciato dal lavoro e dalla responsabilità. Un padre di famiglia difficile da amare che, proprio nella notte di Natale, torna in una casa spoglia, disgregata dal lutto di un bambino nato morto e dal dolore che ne consegue. Il ferroviere incarna il sacrificio della classe operaia e la difficoltà di una vita esente da drammi esistenziali. Il Natale è la tappa iniziale e assieme la meta di questo film in cui anche la riconciliazione ha il suo prezzo.
8. I giocatori di Regalo di Natale
Nessun albero di Natale, nessun presepe, solo il tappeto verde del tavolo da gioco. Nel 1986 la desolante visione natalizia di Pupi Avati dà forma ad un'opera quasi teatrale, raccapricciante rappresentazione della borghesia di provincia, immersa nel desiderio del facile guadagno, del brivido della scommessa, della noia travestita da gioco festivo. Pieno di tensione e impreziosito da attori ispirati, Regalo di Natale riunisce vecchi amici che passano la notte di Natale assieme alle carte, pronti a spennare la vittima di turno, a fare i conti tra fiches, vendette e tradimenti reciproci.
7. L'uomo con la pala di Mamma, ho perso l'aereo
Mamma, ho perso l'aereo è uno dei più riconoscibili e apprezzati simboli visivi del Natale. Un'intera generazione si è identificata nell'impertinenza del piccolo Kevin, invidiato per la sua libertà e il suo carattere sempre giocoso. Eppure nel film di Chris Columbus i cattivi non mancano e non stiamo parlando dei due ridicoli ladruncoli che cercano disperatamente di entrare in casa McCallister, ma di Marley, ovvero l'inquietante uomo nero con la pala. Presentato come serial killer di famiglie, la leggenda metropolitana che avvolge questo personaggio secondario lo rende l'unica apparizione davvero inquietante del film. La sua ombra e la sua arma insolita impauriscono Kevin e ogni piccolo spettatore, per poi rivelarsi una figura positiva, protagonista di una storia persino toccante.
6. Black Christmas - Un natale rosso sangue
L'horror natalizio costituisce un vero e proprio sottogenere consolidato soprattutto tra i b-movies dove, con spirito sadico, ci si diverte a sovvertire le icone natalizie (da Babbo Natale al pupazzo di neve) in salsa splatter. Nel 1974, però, Bob Clark dirige un vero e proprio cult del genere, un film con un'ambientazione asfissiante e delle immagini sovraccariche di angoscia. Black Christmas - Un Natale rosso sangue (seguito da un deludente, omonimo sequel del 2006) sfrutta il Natale come sottofondo ideale per le azioni di un serial killer di studentesse; una pellicola particolarmente destabilizzante perché caratterizzata da un finale con una sorpresa sotto l'albero non molto gradevole.
5. Gremlins
Queste folli creature non troverebbero posto neanche tra i desideri dei bambini più fantasiosi e disturbati. Dal camino di Joe Dante spuntano i mitici gremlins, tremendi mostriciattoli aggressivi, tanto da assediare persino la casa di una vecchietta camuffandosi da cantanti di strada. Gremlins, vero e proprio cult degli anni Ottanta, è la risposta scomposta e poco rassicurante al ben più conciliante E.T. L'Extraterrestre di Steven Spielberg; un film che, a suo modo, è diventato un appuntamento tradizionale per tutti i nostalgici, in attesa del sospirato terzo capitolo.
4. Babbo Bastardo
Difficile trovare un film più politicamente scorretto di Babbo Bastardo, una pellicola sboccata e compiaciuta di esserlo, tempestata di volgarità con un Billy Bob Thornton che sguazza in un Babbo Natale farlocco da centro commerciale, sbronzo e malato di sesso. La chiave comica del film è tutta nel confronto con un tenero bambino paffuto che non riesce proprio a disilludersi, dando vita ad una commedia in cui si avverte davvero tanto spirito, per niente natalizio, ma molto alcolico.
3. Il Grinch
Il disprezzo nei confronti della sacra festività si fa esplicito, estetico, e prende le pelose forme del Grinch, un folletto mal riuscito che, rinchiuso nella sua caverna solitaria, grida verso il paese di Chinonsò il suo odio per il Natale. Ron Howard si serve della maschera comica di Jim Carrey (premiata con l'Oscar al Miglior make up) per portare al cinema un personaggio già protagonista di favole per bambini, fumetti e cartoni del passato. In un'atmosfera ovattata, Il Grinch mette in scena un'evidente satira sociale sulle derive del consumismo assieme ad una storia che trova nella non accettazione del diverso le origini di un profondo malessere.
2. Scrooge di A Christmas Carol
Nel 1843 Charles Dickens scrive quello che diventerà uno dei racconti natalizi più amati di sempre. Al centro del celebre Canto di Natale, c'è un protagonista coerente con la poetica di un autore sempre incline ad atmosfere cupe e intrise di crudo realismo. Il suo Scrooge, vecchio e avaro finanziere londinese, detesta il Natale in ogni sua declinazione, ritenendolo futile distrazione e spreco di tempo sottratto agli affari. Questa algida figura negativa, simbolo per eccellenza dell'odio natalizio, verrà destabilizzata dai famosi tre fantasmi (del Natale passato, presente e futuro) che lo condurranno in un viaggio visionario fatto di ricordi dolorosi, cambiamenti e redenzioni. Adattato in ogni forma (dal film muto al cartoon Disney), la novella dickensiana tocca il suo apice cinematografico con A Christmas Carol di Robert Zemeckis, grazie ad una performance capture che esalta l'espressività di un Jim Carrey quanto mai detestabile e al ritorno ad una tematica cara al regista, esperto di viaggi nel tempo. Questa volta davanti agli occhi del pubblico non volteggiano piume ma fiocchi di neve, resi quasi tangibili da una riuscita trasposizione tridimensionale che restituisce alla perfezione le atmosfere gotiche e magiche del toccante racconto ottocentesco.
1. Jack Skeletron di Nightmare Before Christmas
Ci sono incubi che nascono dai sogni. Le aspirazioni di Jack Skeletron, sua maestà del regno di Halloween, sbocciano dalla noia per le solite abitudini e dal desiderio pulsante di scoprire qualcosa di nuovo. Catapultato nel magico regno del Natale, lo scheletrico leader del mondo mortifero decide di sequestrare Babbo Natale e rubare l'intera festività. La regia è di Henry Selick , ma è anche la mano di Tim Burton a muovere i manichini di Nightmare Before Christmas. Lo si avverte dal ribaltamento dei mondi tanto caro al visionario autore, un cortocircuito di realtà opposte che si ibridano e confrontano tra diffidenze e pregiudizi reciproci. Jack Skeletron è uno dei migliori personaggi mai visti al cinema perché è un antieroe mosso da motivazioni nobili, una nemesi involontaria che si ritrova a recitare la parte del cattivo a causa delle regole sociali che il mondo si autoimpone. Un racconto poetico, impreziosito da una tecnica animata sopraffina e da una colonna sonora ispirata.