La cosa più stimolante dei thriller psicologici? Facile: possono essere interpretati secondo le logiche più libere e personali. Ovvio, c'è sempre una traccia da seguire, e le spiegazioni possono essere più o meno coerenti con la visione degli autori, ma non c'è dubbio che il genere lasci molto spazio interpretativo, prestandosi a molteplici letture. Forse per questo è uno dei generi più amati, come dimostrano le top 10 in digitale. Puntualmente, ogni settimana, troviamo in pianta stabile uno di quei film che richiedono un approfondimento post-visione.
Un finale criptico, un finale aperto, un explained da cercare su Google, per capire meglio o per essere sicuri di aver intuito davvero ciò che la sceneggiatura vorrebbe suggerire. Un gioco eccitante, come dimostra Il morso del coniglio, diretto dall'australiana Daina Reid e passato in anteprima al Sundance Film Festival. Il film, infatti, è considerabile come il tipico film "più visto" in streaming su Netflix. Il motivo, come vi abbiamo raccontato nella recensione, è da ritrovare nella trama, nei personaggi, nel tono, e nel finale. Appunto. Un finale che lascia aperti diversi quesiti - e che noi proveremo a spiegare -, sfruttando poi metafore, similitudini e, addirittura, inaspettate reincarnazioni.
Il morso del coniglio, la spiegazione partendo dalla trama
Tuttavia, per capire meglio Il morso del coniglio bisogna partire dal contesto e dalla storia. Una storia che basa il peso su una famiglia matriarcale, e su quanto le ossessioni passate possano tornare ad ossessionare e ad inquietare. Va detto che il film di Daina Reid ha ben poco di pauroso, piuttosto la regista si concentra nell'analizzare la personalità della protagonista, Sarah, interpretata da Sarah Snook. Capiamo immediatamente che in lei c'è qualcosa che non va. Ancora turbata dalla recente morte del padre, la donna è alle prese con i preparativi del compleanno di sua figlia Mia (con il volto di Lily LaTorre), che sta per compiere sette anni. Una bambina vispa, vivace, che non risparmia alla madre le solite domande ingombranti sul lutto e sulla morte. Ma quella di Sarah e Mia è una famiglia a metà.
Non tanto perché Sarah si è separata dal marito Pete (Damon Herriman), bensì perché sembra avvezza ai sentimenti: non risponde alle chiamate della casa di cura dove è ricoverata la madre con demenza senile, e tenta di gettar fuori dal cancello il coniglio bianco trovato da Mia. Proprio qui, c'è il primo punto di svolta: il coniglio morde la mano di Sarah, e da qui in poi il film inizia la sua discesa. Naturalmente la spiegazione del finale de Il morso del coniglio prevede degli spoiler, e dunque possiamo dire che il coniglio dovrebbe e potrebbe essere la reincarnazione di Alice, la sorella di Sarah scomparsa nel nulla quando aveva sette anni. E sarà poi l'atteggiamento di Mia a sconvolgere la madre. La bambina inizia a comportarsi in modo strano: dice di chiamarsi Alice, non riconosce Sarah come sua madre, fa dei strani disegni a scuola, e vuole andare a trovare quella nonna che non ha mai visto.
La rivelazione finale e il senso di colpa
Dunque: una madre, una figlia, una nonna, una sorella scomparsa e un coniglio. Sono questi gli elementi principali de Il morso del coniglio, messi insieme dalla regista in un thriller dai risvolti inquietanti. Ora, per capire il film bisogna tornare indietro, come i numerosi flashback che si alternano nella parte finale. Il morso del coniglio apre la strada agli eventi, incrociando il passato e il presente di Sarah. Scopriamo che la donna era molto diversa dalla sorellina scomparsa. Un esempio? Aiutava il padre a piazzare delle trappole per conigli, cosa che faceva molto arrabbiare Alice. Per giunta, Alice subiva diversi soprusi, e veniva spesso chiusa in un armadio. Nel film, la verità viene a galla quando Sarah porta Mia (e il coniglio) nella sua casa d'infanzia. I ricordi prendono il sopravvento, aprendo al finale: la casa poco a poco altera la coscienza di Sarah, confondendo realtà e immaginazione. Uno stato psichico sconnesso, subìto direttamente dalla donna. Scopriamo perché Mia dice di chiamarsi Alice, e scopriamo la sorte della "vera" Alice. Non è scomparsa, ma è stata spinta in un dirupo da Sarah, uccidendola.
Però ora Alice è tornata, rivendicando giustizia. Ed tornata sotto forma di una presenza che farà crollare il castello matriarcale e possessivo costruito negli anni da Sarah, affiancandosi in modo sottile e subliminale a Mia tramite simbolismi, domande scomode, oscure suggestioni. Tuttavia, non finisce qui: se scopriamo che è stata Sarah ad uccidere sua sorella quando erano piccole, nell'ultima sequenza vediamo per la prima volta Alice e Mia insieme, mano nella mano. Dove stanno andando? Verso lo stesso dirupo dove è stata spinta Mia. Presumibilmente, la presenza di Alice sta per riservare la stessa terribile sorte a Mia. Sarah non può che osservare dalla finestra, urlando. Insomma, occhio per occhio? Vendetta? Il passato che chiede il conto? Oppure la spiegazione della fine de Il morso del coniglio è meno impattante di ciò che sembra: visto il tono e l'umore dato al film - che appunto si svincola in parte da svolte pienamente horror - ciò che vede Sarah potrebbe essere invece il riflesso del suo decennale senso di colpa, accumulato, covato ed infine esploso.