"So no one told you life was gonna be this way". Alzi la mano chi, appena sentite queste parole, non batte immediatamente le mani quattro volte e comincia a cantare quella canzone. I'll Be There For You dei Rembrandts è una canzone che è entrata nell'immaginario collettivo di una generazione, e forse pure più di una. Era la sigla iniziale di Friends, storica sitcom che ci ha accompagnato a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila e a cui di recente abbiamo pensato tutti in occasione della scomparsa di Matthew Perry, l'indimenticabile Chandler. Ma non ci saremmo mai aspettati di trovare quella canzone, e soprattutto la serie Friends, ne Il mondo dietro di te, il film di Sam Esmail con Ethan Hawke e Julia Roberts, in streaming su Netflix dall'8 dicembre.
Non ce lo saremmo aspettato perché Il mondo dietro di te è un thriller catastrofico, un film tra M. Night Shyamalan e Roland Emmerich, teso e inquietante. Sentir partire quella canzone, a un certo punto del film, ha un effetto strano. Ancora non sappiamo se catartico o sinistro, consolatorio o beffardo. Vi avvisiamo che questo racconto contiene qualche spoiler , ma cerchiamo comunque di non farne troppi. "Così nessuno ti ha detto che la vita sarebbe andata in questo modo", quelle parole, suonano allora molto diverse da come le consideravamo legandole a Friends. Nessuno aveva detto a Amanda (Julia Roberts) e Clay (Ethan Hawke), marito e moglie, nel momento in cui hanno deciso di affittare una casa di lusso per un fine settimana con i figli poco fuori New York, a Long Island, che le cose sarebbero andate in questo modo: che ci sarebbe stato un blackout, probabilmente un cyber attacco, che le loro vite e quelle di tante persone sarebbero state sconvolte.
Cosa ci fa Friends in un film catastrofico?
La nostra amata serie Friends fa la sua comparsa abbastanza presto ne Il mondo dietro di te. È già in una delle prime scene, quando i protagonisti e i loro figli sono in macchina e stanno uscendo dalla città. La figlia più piccola, Rose (Farrah Mackenzie), è il filo conduttore di uno dei sottotesti della storia. È proprio lei che, durante il viaggio, sta infatti guardando Friends e la vede come vediamo tutti noi i contenuti oggi: in streaming, su un tablet, in binge watching, tutta di seguito. Le manca un episodio per finirla, per sapere come andrà a finire tra Ross e Rachel. Nella prima scena quella serie vista sul tablet ci sembra quasi un dettaglio ininfluente, una piccola caratterizzazione del personaggio. E invece ricorrerà in tutto il film, comparendo ogni tanto.
È come guardare con nostalgia a un passato che non c'è mai stato
Sì, il primo problema, e la prima riflessione, è quando, nella casa che i genitori di Rose hanno affittato, viene a mancare la connessione. E pare che sia così in tutta la zona, e anche in città, a New York. E così quell'immagine della serie, in streaming, rimane freezata, ferma, immobile. Senza connessione Friends non si può più vedere, proprio quando Rose è arrivata all'ultima puntata e la ragazza esprime il suo disappunto alla madre. Nel prosieguo del suo soggiorno, ne parla anche con Ruth (Myha'la Herrold), la figlia del proprietario della villa che, causa il blackout, ha deciso di ripiegare nella sua seconda casa, proprio quella che ha affittato. Appreso che Rose è una fan di Friends, Ruth non pare appassionarsi alla cosa, anzi. "È come guardare con nostalgia a un passato che non c'è mai stato" dice. E questa è un'altra riflessione.
The Last One. O, se preferite, Arrivi e partenze
E arriviamo al finale, di cui cerchiamo comunque di dirvi il meno possibile. Il film è diviso in cinque capitoli. Si chiamano La casa, La curva, Il rumore, L'inondazione. L'ultimo capitolo è intitolato in due modi diversi, a seconda che sia la versione originale o quella italiana. Si chiama The Last One, in originale, o Arrivi e partenze, in italiano. È quello, infatti, il titolo dell'episodio finale di Friends: in America hanno deciso di intitolare semplicemente "L'ultimo", mentre in Italia hanno voluto dare una connotazione diversa, appunto quella di un movimento e di un cambiamento. Il perché lo capiamo guardando il film: Rose si trova in un'altra casa, una villa che dai proprietari è stata pensata proprio in previsione dell'arrivo di un disastro: c'è un bunker sotterraneo. Al centro c'è una tv e una libreria piena di film e serie: sì, sono in DVD. C'è anche la serie completa di Friends, e c'è quell'ultima puntata: The Last One. O, se preferite, Arrivi e partenze.
È davvero il caso di dare per morti cd e dvd?
Tutto il discorso su Friends (e sulle serie in generale, perché si nomina anche West Wing e Aaron Sorkin) è coerente con uno dei messaggi del film, e in più rappresenta un interessante sottotesto. La prima riflessione di cui vi parlavamo è questa: Ormai tutti noi diamo per scontato di essere sempre connessi. Eppure un domani potremmo non avere le connessioni, il wi-fi. Senza connessione, e molte altre comodità dell'era moderna e digitale, saremmo perduti. E allora ci potrebbe servire il supporto fisico, quello che adoravamo e di cui un tempo facevamo incetta e che oggi sembriamo quasi snobbare: pensiamo a serie e film, ma soprattutto alla musica. È davvero il caso di dare per morti CD e DVD, di dimenticare che emozioni ci hanno regalato? È il caso di vendere o regalare i lettori e le nostre collezioni, come sentiamo che molte persone stanno facendo. E, soprattutto, vedendo film come questo, siamo davvero sicuri che non ci serviranno più?
Guardare al presente o al passato?
C'è poi la seconda riflessione, quella della frase di Ruth. "È come guardare con nostalgia a un passato che non c'è mai stato". È una frase che ha un senso, perché, per noi, rivedere oggi Friends è chiaramente nostalgia per un passato che c'è stato. Per le nuove generazioni, che senso ha? Oggi che davvero abbiamo a portata di mano enormi fette della produzione culturale e di intrattenimento mondiale, chi è più giovane che dovrebbe fare? Recuperare il passato o dedicarsi alle nuove uscite? E che senso avrebbe vedere una cosa di 30 anni fa rispetto al senso che avrebbe per noi? Ma è un discorso che vale per tutti noi. Perché ognuno di noi ha cominciato a vedere film e serie in un preciso momento, rispetto al quale c'è stato un presente e un passato. Guardiamo indietro a quello che non conosciamo? Riguardiamo quello che già conosciamo? Guardiamo quello che di nuovo ci propone il panorama dell'intrattenimento?
Netflix: il presente siamo noi, ma c'è stato anche un passato importante
Il mondo dietro di te, in fondo, è una riflessione su di noi, ma anche sulla serialità, su come si è evoluta. Che a parlare di streaming, e di un'emozione che si interrompe se non c'è connessione sia proprio Netflix, è singolare, ironico, sorprendente. Che a salvarci sia una serie, ma una serie come la vedevamo una volta, in DVD, sia raccontato proprio da chi quel modo di vedere lo ha mandato in pensione, è interessante. Netflix infatti nasceva come un servizio di noleggio e poi è entrato nel mondo della trasmissione in streaming in abbonamento ed è stato proprio il suo avvento a far fallire il simbolo del DVD, cioè Blockbuster.
Allora è come se Netflix ci dicesse: il presente siamo noi, siamo anche il futuro, ma c'è stato anche un passato importante. E non dobbiamo dimenticarlo. Anche perché non è detto che sarà sempre così.