Debutto a Locarno 2022 con polemica per Il mio vicino Adolf, commedia garbata che affronta il tema del Nazismo da un'angolazione originale. Il protagonista è un anziano ebreo scampato ai campi di concentramento che vive isolato in un paesino del Sudamerica negli anni '60, convinto che il suo nuovo vicino di casa sia Adolf Hitler in persona. Coproduzione israelo-colombiano-polacca, il film è diretto e co-scritto dal regista russo-israeliano Leon Prudovsky. Accoglienza più "vivace" del previsto a Locarno. Prima della proiezione un gruppo di registi e artisti israeliani ha esortato il festival a ritirare il film a causa di presunte limitazioni artistiche imposte dalla Fondazione Rabinovich, uno dei suoi finanziatori, così come riportato dall'Hollywood Reporter. Locarno ha respinto le richieste in nome della libertà artistica e il pubblico si è divertito con l'intelligente commedia che uscirà nelle sale italiane il 3 novembre con I Wonder Pictures.
L'idea de Il mio vicino Adolf nasce dalla conversazione di Leon Prudovsky con un amico brasiliano: "Volevo fare un film su Hitler che si nasconde in Brasile. Poi però ho pensato alla storia della mia famiglia, ai traumi vissuti dai miei genitori durante l'Olocausto e ho pensato di raccontare la storia dal punto di vista di qualcuno che ha subito tutto ciò". Nonostante il suo vissuto familiare, il regista confessa di non sentire una particolare responsabilità per questo film: "Volevo solo raccontare una storia legata alla mia famiglia. Mi piace scherzare su tutto, se una storia è buona non mi sento offeso dallo scherzo".
La ricerca della verità in un ruolo "scomodo"
A interpretare l'ebreo Polsky, scampato all'Olocausto e rifugiatosi in Brasile per vivere serenamente la vecchiaia, è l'attore inglese David Hayman, non nuovo al tema visto che nel 2008 ha fatto parte del cast de Il bambino con il pigiama a righe. Parlando dell'ironia insita nel suo personaggio, l'attore spiega che "il segreto è non pensare né al dramma né alla commedia, ma cercare la verità della situazione. Siamo volati in Colombia non per girare una commedia, ma per dar vita a una sceneggiatura divertente, commovente ed emozionante. Abbiamo cercato la verità del momento e pare che abbia funzionato".
A interpretare il sospetto Adolf Hitler, che compra la proprietà confinante con quella di Polsky, è l'attore tedesco Udo Kier, che in passato ha già avuto a che fare con la figura del Fuhrer nella sua carriera. "Ho interpretato Hitler, ma solo nelle commedie. Come Charlie Chaplin" puntualizza Kier. "Prima di accettare il ruolo ho chiesto a Leon Prudovsky di incontrarmi nella mia casa nel deserto di Palm Springs, dove vivo. Abbiamo parlato della barba, del look e dei dettagli del personaggio". Kier fa poi accenno sulle polemiche piovute sul film ringraziando Locarno per averle ignorate e aggiunge: "Il film non è razzista, è una commedia tragica che non ha intenti polemici. Vuole solo gettare una luce diversa su un evento terribile"._
20 migliori film e serie TV sul nazismo da vedere
Vicini di casa scomodi, come trovarli
Visto che Il mio vicino Adolf racconta le scaramucce tra Polsky e il misterioso nuovo vicino sorte per via del cespuglio di rose nere che Polsky cura amorevolmente nonostante si trovino tecnicamente nella proprietà confinante, per l'invadente presenza del pastore tedesco di quest'ultimo e per i rumori notturni che lo infastidiscono, viene spontaneo chiedere a Udo Kier e David Hayman se anche loro hanno avuto esperienze di vicinato fastidioso. Hayman ricorda divertito: "Quando ero piccolo vivevamo tutti in una stanza. Accanto a noi viveva il signor Giacomelli, un uomo che si vestiva di nero, indossava un cappello nero e non parlava mai. Lo vedevamo rientrare in casa e poi sentivamo battere per ore. Un giorno mia madre mi ha avvertito che era morto. Siamo andati nel suo appartamento e abbiamo scoperto che le pareti erano interamente ricoperte di scatolette di latta schiacciate. Non abbiamo mai capito il perché si fosse creato un guscio protettivo metallico, ma un giorno voglio farne un film".
Il mio vicino Adolf racconta un'epoca ben precisa, gli anni '60 in uno sperduto paesino sudamericano che compare nei momenti in cui Polsky si rivolge alle autorità locali per far valere i suoi diritti contro il vicino di casa. Leon Prudovsky parla della ricostruzione temporale ammettendo di aver fatto "un'attenta ricerca attraverso film, libri, documenti dell'epoca nel tentativo di ricostruire questo mondo. Quello che ci interessava era catturare le caratteristiche dell'epoca e usarle in chiave drammatica restando fedeli alla realtà dei fatti". Riguardo alla preparazione storica per il suo personaggio, Udo Kier aggiunge: "Girare on location condividendo questa esperienza comune è stato davvero importante. La sceneggiatura era ben scritta e molto particolareggiata. Alla fine ciò che ho dovuto fare io stato solo cercare di essere autentico".