Ve lo ricordate quel magico suono (o rumore?) che usciva dai modem 56k, intanto che prendevano la linea per aprire, davanti ai nostri occhi, il mondo sconfinato di internet? Certo, che ve lo ricordate. E se qualcuno non era ancora nato, beh, ci pensa Il migliore dei mondi diretto da Danilo Carlani, Alessio Dogana e Marcello Macchia alias Maccio Capatonda, appena arrivato su Prima Video, a spiegare che quello strano suono era, a tutti gli effetti, una porta magica. L'analogico che incontrava il digitale, la scoperta di una nuova epoca fatta di instancabili connessioni. Venticinque anni dopo, internet viaggia a velocità della luce. Ci protegge, ci rassicura, ci aiuta nell'acuire la nostra pigrizia, puntando a farci vivere al 40%.
Come vive Ennio Storto, protagonista de Il migliore dei mondi, interpretato dallo stesso Maccio Capatonda. "Chi ha ha vissuto in quell'epoca analogica non aveva la quantità di stimoli che che abbiamo adesso", dice Maccio a Movieplayer.it, "Essere circondati da tutta questa tecnologia può diventare snervante. Più che altro il film vuole ritrovare una certa curiosità: volevo capire come potrebbe essere il mondo di oggi senza la tecnologia". Sì perché Il migliore dei mondi immagina un presente fermo al 1999, nel quale Ennio si ritrova bloccato dopo aver fatto 'incontrare' il suo iPhone con il modem 56k di Viola, interpretata da Martina Gatti. "La tecnologia aiuta, ma io non mi sento molto a mio agio con essa", spiega invece l'attrice, "Non so dirti come si viveva negli anni 90 (Martina Gatti è classe 1996 ndr.), però penso di essere una persona nostalgica. Forse mi sentirei più a mio agio in un epoca diversa da questa. È come se mi mancasse sempre un pezzo".
Il migliore dei mondi: la nostra intervista a Maccio Capatonda, Pietro Sermonti, Martina Gatti
Oltre a Maccio Capatonda e Martina Gatti, ne Il migliore dei mondi c'è anche un grande Pietro Sermonti, perfettamente a suo agio in un ruolo marcatamente divertente. "Ho sempre pensato a vite precedenti, perché magari vieni influenzato da cose che vedi o leggi", spiega Sermonti, "La tecnologia oggi si lega ad una società che ti fa vivere sdraiato. Vivi le esperienze stando fermo. Allora, questo sogno di essere delle mummie non mi sembra una cosa dinamica, anzi appartiene ad una civiltà in declino che sta per morire. Nel film il mio personaggio parla di rivoluzione. Ecco, quand'è l'ultima volta che abbiamo fatto una rivoluzione? Forse il G8? E non mi pare che all'epoca ci fosse chissà quale tecnologia. Quello è stato l'ultimo grande momento di perplessità rispetto al sistema".
E prosegue sempre Pietro Sermonti: "Ho la sensazione che siamo tutti un po più fragili, più esili, più autoreferenziali, c'è anche una forma di onanismo politico. La gente non va più a votare... Sono andato a vedere C'è ancora domani di Paola Cortellesi, e diceva che nel 1946 sono andate votare 13 milioni di donne. Ecco la partecipazione non è semplicemente andare a votare, ma è partecipare collettivamente con i propri corpi alla società in cui si campa".
Il migliore dei mondi, la recensione: la rivoluzione di Maccio Capatonda e un ottimo film a 56k
Una rivoluzione a 56k
Ciò che (ri)scopriamo ne Il migliore dei mondi, infatti, è un film dove la condivisione partiva dal concetto umano, senza la paura di sbagliare o di essere giudicati. Attenzione, però, come sottolinea Maccio Capatonda "L'intento nostro non era quello di dare dei giudizi troppo severi sulla tecnologia perché poi in fondo il problema è l'uomo. Oggi siamo legati ad internet, e sentivamo il bisogno di ritornare a raccontare un mondo più spirituale. Dove c'era maggiore unione. C'è la nostalgia di avere certe difficoltà e certi problemi che però ti fanno amare il risultato raggiunto. O il fallimento. Perché è anche giusto fallire".
Come detto, Il migliore dei mondi è diretto da Marcello Macchia insieme a Danilo Carlani e Alessio Dogana, da sempre legati a Maccio con la produzione Senegal. I co-registi ci hanno spiegato che "Questo è un film diverso, Marcello voleva evolversi, voleva passare da un lato all'altro. Voleva essere più naturale. Ed è vero: ci sono tante citazioni, tanti riferimenti. Tuttavia volevamo costruire un viaggio fantastico, un mondo incredibile. Dopo una prima parte bloccata, la storia poi precipita di ritmo. Si apre uno spiraglio, e affrontiamo la rivoluzione". Una rivoluzione che scoppia dopo che il protagonista si ritrova in un universo parallelo, abbandonando una vita vissuta a ritmi bassi. "Nella vita al 40% di Enni c'è sia la difesa, sia la vigliaccheria Dentro di noi abbiamo una parte in cui vogliamo proteggerci. È un film che parla di estremi. Ed è stato bello lavorare anche con Pietro Sermonti: tra l'altro ha fatto un lavoro incredibile in poco tempo. È stato eccezionale, si è sentito dentro il personaggio. Lo ha fatto subito suo. E la stessa cosa è avvenuta con Martina Gatti, che si è sposata benissimo con il personaggio".