Il meglio di te è uno di quei film che potremmo definire "di sentimenti". C'è sentimento ovunque. Nella musica, negli sguardi, nelle parole. Sentimento ed emotività. Più importante della sceneggiatura in sé, più forte degli stessi personaggi, il film di Fabrizio Maria Cortese è infatti mosso da una sorta di motivazione tanto personale quanto universale, seguendo le tracce di una sincerità a tratti goffa ma, in qualche modo, sentita e teneramente vulnerabile. Da subito, non viene nascosto nulla, e tutto è portato in superficie, a portata di spettatore. Il motivo, poi, lo scopriamo poco a poco che il film - un melò vecchio stile, pregi e difetti compresi - prende le sue molteplici strade.
Diversi intrecci, qualche colpo di scena (vabbè, colpetto), alcune trovate visive suggestive (come la sequenza iniziale, che prometterebbe bene) e, lo ripetiamo, la voglia da parte del regista di tirare le somme, sfidando quel destino oscuro che tiene nascoste le proprie carte. Ecco che il film, dalle ovvie sfumature drammatiche, è anche la pratica spiegazione di quanto la vita sia incontrollabile nelle sue dinamiche e nelle sue apparizioni. Lo sforzo di dover mantenere il controllo risulta effimero quando sono gli eventi (e l'inaspettato) ad alterare il nostro equilibrio, portandoci (spesso e volentieri) a rigirarci nel letto, ossessionati da quel passato che ha (ancora) la porta spalancata.
Il meglio di te, la trama: il destino è questione di prospettive
Del resto, Il meglio di te, in novanta minuti (a tratti stantii, dobbiamo dirlo), rimette in contatto le occasioni perse con le necessità della vita. Ecco allora i protagonisti, Antonio (Vincent Riotta) e Nicole (Maria Grazie Cucinotta). Si sono amati alla follia, ardendo passione, gioia, vitalità. Ciononostante, la favola finisce per frantumarsi e, i due, prenderanno due strade diverse e opposte. Ma se Il meglio di te è disseminato dai sentimenti, la rabbia e il rancore si trasformano in qualche altra cosa quando Nicole torna, per necessità, da Antonio (di mezzo c'è una casa).
Qui, Nicole scopre che l'ex compagno è gravemente malato, e che gli restano pochi giorni. Dunque, il piano comincerà ad inclinarsi, portando Nicole ad una nuova consapevolezza sentimentale. Sotto, la sceneggiatura miscela poi le storie di Sara (Daphne Scoccia), che in qualche modo si è legata ad Antonio dopo Nicole, e Paola (Anita Kravos) sorella di Antonio che ha il compito di gestire la casa e gli affari, intanto che prova a tenere in vita la fragile relazione con Veronica (Vanessa Contucci).
Un film in cui ritrovarsi. Ma non tutto funziona
Se c'è una effettiva calca di personaggi, che spintonano dietro Antonio e Nicole, con lo scopo di dare una tridimensionalità maggiore, Il meglio di te funziona quasi sempre quando la scrittura spinge sulle sfumature introspettive. Scritto da Maria Azzurra De Lollis, da Marcello Cantoni, da Carlo La Greca, e dallo stesso Fabrizio Maria Cortese, il film rimette insieme i pezzi di una vita andata distrutta: frammento dopo frammento, i bordi smussati tornano a ricomporsi in un quadro corale, nel quale poter rivivere quegli attimi e quelle sensazioni credute perse.
Per questo, ci ritroviamo sia in Nicole che in Antonio: la forza più grande del film infatti è la riconoscibilità, che passa per le esperienze vissute e, pure, per quelle che potremmo ancora vivere (il film spiega questo: inutile prepararsi, ci sarà sempre una sorpresa che non avevamo considerato). Dietro, c'è però una ridondanza e un'ingenuità che sfilacciano la sceneggiatura e la messa in scena, perdendosi dietro le linee narrative collaterali, nonché banalizzate nella loro gracile bozza. Resta certamente il riverbero romantico e doloroso, efficace quando mantiene l'attenzione sulle emozioni e, ancora una volta, sui rispettivi sentimenti.
Conclusioni
Il meglio di te, melò vecchio stile, tra pregi e difetti, è un film in cui potersi in qualche modo riconoscere e ritrovare. Come detto nella nostra recensione, è questo infatti il tratto di maggiore interesse, unito poi ad una sincerità a tratti dolcissima. Il resto si blocca, a causa di trame secondarie poco strutturate, nonché avvolte da una palese ingenuità.
Perché ci piace
- Una storia riconoscibile.
- Un buon cast.
- Una certa dolcezza.
Cosa non va
- Alcune trame secondarie risultano poco strutturate.
- Pochi guizzi.
- Una certa ingenuità.