Film di confine, la coproduzione italo-svizzera Il mangiatore di pietre porta al cinema il romanzo di Davide Longo ambientato sulle Alpi con la presenza nel cast di Luigi Lo Cascio. A dirigere la storia di Cesare, abilissima guida che conosce i sentieri nascosti delle Alpi occidentali, battuti dai clandestini, è Nicola Bellucci, italiano immigrato in Svizzera trent'anni fa, il quale racconta "sono sradicato come il mio film. Gli svizzeri sono perplessi perché nel mio film gli attori sono italiani, ma anche gli italiani non lo riconoscono come proprio". Ci auguriamo che il Torino Film Festival 2018, che ospita la premiere del film, contribuisca a dare una dimora al film in attesa di trovare una distribuzione italiana.
Il mangiatore di pietre racconta la storia di Cesare, che nelle sue perlustrazioni si imbatte nel cadavere di un uomo che conosce, Fausto, ucciso da due colpi di fucile. Nonostante l'arrivo delle autorità, Cesare decide di indagare autonomamente sul delitto con l'aiuto di Sergio, giovane problematico. "Abbiamo scelto il libro di Davide Longo tra una serie di testi perché era un team che mi interessava particolarmente" spiega Nicola Bellucci. "Parla della relazione tra padri e figli, ma anche del tema dei migranti, che all'epoca ci sembrava quasi stravagante e oggi è attuale più che mai. A noi interessava approfondire le relazioni tra i vari personaggi, un montanaro e un ragazzo che cerca di uscire da una valle chiusa. È una storia d'amore, d'odio, di vendetta. Nel romanzo c'erano già tutti gli ingredienti, era scritto quasi come una sceneggiatura".
Leggi anche: Torino Film Festival 2018: cinema vs. Apocalisse
Il traghettatore di anime e le migrazioni occidentali
Nel romanzo il personaggio di Cesare è descritto come il tipico montanaro corpulento e taciturno, ma sul grande schermo il personaggio ha l'aspetto minuto e nervoso di Luigi Lo Cascio. L'attore siciliano racconta così il suo personaggio: "Cesare è un traghettatore, ma si trova in un momento di empasse voluta, è sospeso tra un passato da cui vuole sfuggire e un futuro da scoprire. Per me il libro è stato essenziale quanto la sceneggiatura, è stato bello cercare le differenze. È stato un arricchimento per capire da dove venivano certe cose. Cesare è un personaggio solitario, silenzioso, ruvido, ostico. Si capisce che nasconde un grande dolore legato alla morte della donna con cui lui viveva. Nel film Cesare vive un viaggio emotivo, passa da una condizione di disillusione a un nuovo fuoco dovuto all'incontro con il giovane interpretato da Vincenzo Crea".
Dal romanzo al film
Vista la distanza dal Cesare del romanzo, Luigi Lo Cascio è stato il primo a stupirsi quando è stato contattato da Nicola Bellucci: "Per me è stato uno shock, Cesare è un gigante montanaro barbuto, un esemplare delle valli del cuneese. Mi sono detto 'Non posso certo essere io', illudendomi della mia prestanza fisica ho pensato che mi volessero per il ruolo del ragazzo. Invece mi volevano proprio per Cesare, Nicola ha intravisto in me qualcosa". A Torino c'è anche lo scrittore de Il mangiatore di pietre Davide Longo, il quale non esita a raccontare la genesi del suo romanzo confessando la sua cinefilia: "Ho studiato proprio qui a Torino e passavo i pomeriggi al Cinema Massimo. Questo è il motivo per cui il mio libro ha una struttura cinematografica. La storia è nata a inizio 2000, quando la questione della migrazione sulle frontiere era legata a sporadici episodi, e nasce da una suggestione letteraria. È un omaggio a Francesco Biamonti, ma ho spostato lo scenario nelle valli che conoscevo meglio. Ho scelto una metafora romantica parlando di qualcuno che raccoglie vite da posti lontanissimi e li traghetta per poche ore".
Leggi anche: Dalla carta al piccolo schermo: quando le serie TV nascono dalle pagine di un libro
Non un semplice noir, ma una commistione di generi
Per portare Il mangiatore di pietre sul grande schermo, Nicola Bellucci ha compiuto un lavoro di semplificazione eliminando i flashback. Di conseguenza, però, la storia è diventata più oscura e contratta, facendo sì che molti aspetti del film e dei personaggi rimanessero oscuri. "La speranza è che lo spettatore sia stimolato a ricreare le connessioni da solo" commenta Nicola Bellucci definendo il suo film non un semplice noir, ma una commistione di generi. L'ultima parola spetta a Luigi Lo Cascio che fornisse un'ottima motivazione per vedere il film, soprattutto al gentil sesso. "La scena di cui sono più orgoglioso? Quella della doccia, tutta concentrata sul corpo dell'attore, cioè il mio. Per prepararmi, sul set facevo le flessioni e quando ho girato la scena ero abbastanza roccioso. Poi, come potete vedere ora, sono crollato".