Recensione Puccini e la fanciulla (2008)

L'intento di Puccini e la fanciulla non è tanto quello di realizzare l'ennesima pellicola autobiografica su un musicista, quanto la volontà di far luce sulle cause del suicidio della cameriera Doria Manfredi.

Il lago della musica

Paolo Benvenuti è un regista colto e rigoroso, fautore di un cinema antispettacolare e per nulla commerciale che, negli anni, ha saputo scavarsi una nicchia nel panorama cinematografico italiano. La sua poetica scarna e minimalista si radica in una minuziosa ricerca storica che sta alla base di opere come Confortorio, Tiburzi o Gostanza da Libbiano. Affiancandovi un'estetica particolarmente curata e una ricostruzione dell'immagine che si sposa perfettamente con la materia trattata (si pensi allo splendido bianco e nero di Gostanza da Libbiano o ai campi lunghissimi della Maremma esplorata da lente panoramiche di Tiburzi), Benvenuti ha esplorato episodi storici minori ambientati in quella terra toscana che ben conosce portando alla luce aspetti ignoti ai più. Stavolta, però, la scelta di accostarsi alla biografia di uno dei compositori italiani più celebri e apprezzati in tutto il mondo ha attirato l'attenzione dei media che, a vario titolo, hanno pubblicizzato l'operazione del regista pisano innescando una polemica sulla veridicità dei risultati a cui è giunta la ricerca biografica sulla figura di Puccini e scatenando le ire della nipote del compositore che ha deciso di procedere per vie legale per salvaguardare la memoria del nonno. Il periodo in cui viene ritratto il maestro è, infatti, quello compreso tra il 1908 e il 1909, durante la composizione de La fanciulla del West, epoca in cui pare che Puccini, notoriamente amante delle donne e della caccia, avesse intrecciato una relazione con la bella Giulia Manfredi, cugina della cameriera di casa Puccini e tenutaria di un'osteria su una palafitta sul Lago di Massaciuccoli, proprio di fronte alla villa del compositore.

Il film di Benvenuti nasce dall'indagine di sedici allievi della scuola di cinema Intolerance di Viareggio dove il regista insegna. La molla che ha fatto scattare la decisione di realizzare il film è stato il ritrovamento di una valigia contenente fotografie e lettere che riguardano la relazione extraconiugale di Puccini e l'episodio della morte della cameriera Doria Manfredi. L'intento di Puccini e la fanciulla non è tanto quello di realizzare l'ennesima pellicola autobiografica su un musicista, quanto la volontà di far luce sulle cause del suicidio di Doria Manfredi. E' lei la vera protagonista attorno alla quale ruota l'indagine di Benvenuti. La giovane cameriera, infatti, dopo essere stata ingiustamente accusata di essere l'amante del padrone di casa, muore suicida all'età di ventiquattro anni. Solo dopo il decesso una visita medica ne rileva l'innocenza in quanto ancora illibata. Poco alla volta appare chiaro che a spingere la giovane al suicidio è l'ostracismo della moglie di Puccini Elvira, convinta dell'esistenza di una relazione tra il marito e la cameriera a causa di alcuni cenni d'intesa scambiati tra i due. Così mentre Doria, colpevole unicamente di fare da messaggera tra il padrone e la cugina, viene malamente licenziata perché accusata di essere una poco di buono e diviene bersaglio delle malelingue del paese, Puccini è troppo preso dalla composizione della sua opera e dalla relazione con Giulia per aiutare la fanciulla a discolparsi.

Per narrare il dramma della povera Doria, Paolo Benvenuti ricorre a una serie di espedienti volti a ricostruire adeguatamente la vicenda calando nello spettatore nell'atmosfera dell'epoca. In primis spicca la scelta di realizzare un film quasi muto dove a poche battute sussurrate a fior di labbra si contrappone un uso attento e calibrato della musica intervallato dalla lettura di alcune delle lettere ritrovate nella valigia di Puccini e scritte dai personaggi in questione. Grande la cura nei costumi, nelle acconciature dei personaggi, nell'ambientazione e nella splendida fotografia. Benvenuti si affida addirittura ad alcuni pittori che ben conoscono il periodo in questione per ricreare i colori e le luci dell'epoca. Il risultato visivo è sorprendente. Sembra di assistere a una successione di quadri in movimento (effetto amplificato dall'assenza dei dialoghi e dal sapiente uso della musica) che fotografano con eleganza e delicatezza il paesaggio toscano, il lago di Massaciuccoli, i prati e la natura in cui il maestro si immerge nelle sue battute di caccia, paesaggio che si fa personaggio tra i personaggi, testimone silenzioso del dramma di Doria e della sua tragica sorte.

Movieplayer.it

3.0/5