Difficile riprendere un film che è considerato di culto come Il Gladiatore, eppure l'attesa che ha accompagnato il sequel diretto da Ridley Scott sin da subito ha fatto capire che il pubblico sentiva l'esigenza di tornare sul terreno sabbioso del Colosseo per vivere ulteriori scontri. La risposta, anche al botteghino, per Il Gladiatore 2 c'è stata, infatti, e del nuovo film si parla molto anche grazie a un cast che è riuscito a catalizzare l'attenzione, da Paul Mescal a Pedro Pascal, fino a un Denzel Washington come sempre in gran forma.
E come capita per eventi cinematografici di questa portata, anche noi della redazione ci siamo riuniti per proporvi una panoramica più eterogenea e articolata della semplice recensione, per offrirvi anche il parere di singoli redattori per un commento più articolato e sfaccettato, più ricco e completo. E il film lo merita, perché al netto delle inesattezze storiche (ininfluenti ai fini dell'intrattenimento) e di qualche eccesso di troppo, si tratta di un gran film d'intrattenimento, di quelli che riescono ancora a portare il pubblico in sala. O che dovrebbero farlo.
La recensione di Damiano Panattoni
Un film che risuona (per meglio dire, riecheggia) fin dal titolo. Possente, gigantesco, pensato seguendo le logiche del miglior cinema di Hollywood, tra l'enfasi e la spettacolarità. Un cinema che sta mancando, e che si sta rivolgendo solo a un pubblico distratto. Uno spettacolo, vi anticipiamo, che inizia fin dalla prima sequenza, pensata da Ridley Scott seguendo le logiche di certi kolossal del passato: Ben-Hur, Quo vadis? e pure Spartacus, con tanto di citazione. Ecco, Il Gladiatore II, nella sua turgida ricerca della maestosità e dell'epica, non è solo un grande sequel, ma è anche l'intuizione artigiana di un cinema legato al passato ma, intanto, straordinariamente proiettato verso il futuro. [...]
Le opinioni della redazione
Quel che colpisce scorrendo le opinioni dei nostri redattori è la quasi unanimità nell'aver apprezzato il nuovo film di Ridley Scott, così come la convinzione generale che le libertà nei confronti della storia romana non sia condannabili e soprattutto non impattino sul risultato finale. C'è chi azzarda la definizione di fantasy per il film, chi accetta le inesattezze passandoci su, ma in generale è evidente a tutti che non sia quello il cuore de Il Gladiatore 2.
Il gladiatore 2 è l'arena di Denzel Washington
Il gladiatore 2 è il film di Denzel Washington. L'attore premio Oscar prende il sequel di Ridley Scott e lo trasforma nel suo palcoscenico. O meglio: nella sua arena. Il ruolo di Macrino, che da schiavo e gladiatore arriva nei palazzi del potere di Roma, è anche il più interessante: sicuramente la tirannia non è la forma di governo ideale, ma bisogna stare attenti ai propri leader anche in democrazia. Chi vuole il potere per rivalsa, o vendetta personale, non si cura del popolo, esattamente come i tiranni. Il populismo oggi è l'antagonista più forte della democrazia. Tutto questo è immerso sì in un mare di inesattezze storiche (ma questo a Scott non è mai interessato), ma anche in un grande spettacolo. Pollice su per questo sequel, anche se non raggiunge le vette del film cult con Russell Crowe. (Valentina Ariete)
Voto: ☆☆☆ ½
Un fantasy mascherato da peplum politico
Alzi la mano chi, all'annuncio del sequel de Il Gladiatore, ha avuto un brivido di raccapriccio (per la cronaca, la mano di chi scrive è alzata). Vero è che stiamo parlando di un Autore con la A maiuscola, ma rimandare nell'arena un personaggio che, alla fine, ha compiuto la sua parabola con risultati eccelsi era comunque un azzardo, a esser gentili. Scott ne è ovviamente ben consapevole, quindi porta avanti un progetto che attinge dichiaratamente e goduriosamente dall'originale, ma poi se ne discosta come intenti e messa in scena. Se Maximus era un eroe romantico e dannato, Annone è un predestinato nel più classico degli stilemi fantastici. Se il primo Gladiatore era un dramma quasi shakespeariano, questo secondo vira più verso la satira e la condanna del potere, e verso la messa in scena manichea dell'inevitabile scontro tra buoni e cattivi più o meno ridicoli, anche questo elemento chiave del fantasy, fino a un Denzel Washington fuori scala (e che si mangia senza problemi il resto del cast).
La scelta di trasformare il dramma in fantasy, di marcare la distanza tra realtà grottesca e racconto mitico, salta all'occhio sia in queste scelte macroscopiche sia nei dettagli stranianti di cui il film è costellato (come una terrificante scritta in inglese...). Il racconto epico funziona, certo, ma solo sacrificando l'integrità e la tenuta della scrittura a favore della magniloquenza visiva, alla ricerca continua di un effetto estetico, etico ed emotivo di cui il primo, invece, non aveva bisogno. (Massimiliano Ciotola)
Voto: ☆☆☆ ½
Il senso del grande cinema (e del grande schermo)
Un tempo c'erano i colossal, poi sono arrivati i blockbuster. Oggi ci sono gli eventi cinematografici, quelli capaci di richiamare il pubblico e portarlo in sala, di attirare verso un grande schermo che ha perso, almeno per qualcuno, parte del suo fascino. Un film come Il Gladiatore 2 ha quelle caratteristiche, quell'anima da colossal o blockbuster del passato, che punta sullo spettacolo e l'immediatezza di temi ed emozioni per raggiungere e coinvolgere il pubblico. E a chi importa se ci sono discrepanze tra ciò che racconta e la storia di Roma, se in alcuni casi perde l'equilibrio tra la ricerca del grande spettacolo e la verosimiglianza, quel che conta è la capacità di intrattenere per due ore e passa (quasi) senza cadute di ritmo. Bravi gli interpreti, non solo nella figura del protagonista Paul Mescal ma anche Pedro Pascal e Joseph Quinn che tratteggia un Geta riuscito pur nei suoi eccessi, ma la menzione speciale va al solito grande Denzel Washington, che ruba la scena un po' a tutti.
(Antonio Cuomo)
Voto: ☆☆☆ ½
Tra Storia e fantasy
Ridley Scott è riuscito in qualche modo a trovare una storia che sta in piedi, gli attori giusti, e un messaggio nuovo e potente. Il Gladiatore II è spettacolare, e non stanca per nemmeno uno dei 150 minuti della sua durata, è enfatico e rispettoso dell'originale. Certo, è uno spettacolo di grana grossa, per nulla raffinato. Ridley Scott si muove tra Storia e fantasy: evoca una Roma immaginaria, senza pretese di verità, puntando a stupire. Là dove c'erano le tigri, ora, nell'arena, ci sono delle inedite scimmie combattenti, rinoceronti corazzati e... squali! Sì tratta di sospendere l'incredulità, ma nell'economia dello spettacolo funziona.
(Maurizio Ermisino)
Voto: ☆☆☆ ½
La grande possibilità dei ragazzi sperduti
Con Il Gladiatore Ridley Scott sfidò la Hollywood che aveva dimenticato il fascino per i kolossal storici creando un peplum in grado di utilizzare la componente circences della società come lente per inquadrarne lo spirito e raccontarne il decadimento. Il cinema che eleva il cinema ad arena dove si gioca la sorte dell'impero. Un film a fuoco a livello politico basato su un protagonista maschile chiamato ad immolarsi per garantire un futuro agli altri. Un futuro basato sulla transizione di quel pensiero imperialista verso qualcos'altro. Ventiquattro anni dopo Scott torna al Colosseo con Il Gladiatore 2 e aggiorna la sfida, dando seguito a quella stessa narrazione crepuscolare con un nuovo peplum, ancora a fuoco, specchio di una realtà nella quale la transizione non è avvenuta.
'Sta volta però non ci sono né i filosofi che avevano predetto la fine né i loro eroi. Ciò che rimane sono i loro figli, abbandonati e traditi anche solo perché non hanno nulla per cui immolarsi. A questi ragazzi sperduti spetta trovare il modo per costruire una nuova visione, ma per farlo devono riconoscere il loro lascito e fare pace con il passato. Non avranno la forza di coloro che li hanno preceduti, ma hanno la possibilità di fare quello che a loro non è stato permesso: prendere il futuro per se stessi. (Jacopo Fioretti)
*Voto: ☆☆☆
Il sequel di un cult è ancora possibile
Il Gladiatore II ricorda l'operazione fatta con Top Gun, e qui ha potuto recuperare anche lo stesso regista Ridley Scott, fratello di Tony. Magari non avrà la stessa epicità del suo "cugino" e soprattutto del suo predecessore, ma mantiene una buona dose di spettacolarità e azione, di dialoghi ad effetto e grandi monologhi che provano a puntare sul carisma di Paul Mescal, Pedro Pascal e Denzel Washington. Che non saranno Russell Crowe, soprattutto il primo, ma che riescono a mettere in piedi un discorso interessante sull'eredità che attanaglia le nuove come le vecchie generazioni anche nel cinema. Un passaggio di testimone sempre più necessario davanti e dietro la macchina da presa.
(Federico Vascotto)
Voto: ☆☆☆ ½
Un sequel che ha come protagonista Roma e la macchina da presa di Ridley Scott
Avere delle aspettative basse sicuramente ti può donare una visione in sala molto più rilassata e con delle piacevoli soprese (a volte). Sì perché la mia posizione nei riguardi del secondo capitolo de Il gladiatore era proprio questa: poco interesse, pochi trailer visti e sufficiente hype, ma curiosità perché dietro alla macchina da presa c'era comunque un cineasta come Ridley Scott. Risultato? Più che approvato e anche il chiacchiericcio da sala "ecco ci risiamo l'ennesima operazione nostalgia" è stata spazzato via dallo stesso film che a scanso di equivoci è una pellicola che funziona ed intrattiene. Il Gladiatore II chiaramente è un film diverso dal precedente, tuttavia la bravura di Scott è quella di farti catapultare ancor di più nelle vicende imperiali sfruttando a più non posso il comparto tecnico, che gli ha permesso di mettere in scena una Roma, nella fase del declino, ancora più imponente. Ecco Roma, insieme ad un gigantesco Denzel Washington, sono i veri protagonisti della pellicola.
Il Gladiatore II è un film che per forza di cose si alimenta con le braci del suo predecessore, dove soltanto all'annuncio del nome di Massimo Decimo Meridio ci si commuove e quando si ascoltano le note di Zimmer è impossibile non avere un brivido; un film molto più politico, un film che ne percorre le orme con cura e rispetto maniacale senza incappare nell'effetto nostalgia e un film che fa respirare il vero cinema (meno male che ci sono "vecchietti" come Ridley Scott che vogliono mettersi ancora in gioco). A fine visione risulta sicuramente una pellicola che emoziona, stupisce e diverte e senza dubbio tutte queste peculiarità, in un'era di crisi cinematografica, sono una vera e propria boccata d'ossigeno. Forse il neo è proprio l'arena, dove le battaglie non sono così particolarmente epiche come potevano essere quelle combattute da Russel Crowe... ma chissà forse non sarà finita qua. (Alessio Vissani)
Voto: ☆☆☆ ½