Ne Il giorno e la notte, la prima pellicola a essere stata girata in lockdown con una troupe e un cast da gestire in remoto, interpretano i protagonisti di un "triangolo" sentimentale che la notizia di un attentato terroristico a Roma costringerà a restare chiusi nelle proprie abitazioni. Sul set Milena Mancini, Vinicio Marchioni e Giordano De Plano hanno dovuto imparare a fare di tutto, come il resto del cast: dalle luci, ai costumi, alle scenografie. Nel film sono Marco, sorpreso dalla notizia nel suo laboratorio di falegnameria, Marcella, che da lui cercherà conforto dopo aver lasciato Sergio, suo marito e migliore amico di Marco, segretamente innamorato di lei. Insieme condivideranno quelle ore di convivenza forzata, Marcella e Marco fisicamente sempre più vicini, e Sergio connesso attraverso lo schermo di un Pc. Da un lato una passione taciuta, dall'altro la fede in un'amicizia messa duramente alla prova. Ecco come ci raccontano quei giorni.
La video intervista a Milena Mancini, Vinicio Marchioni e Giordano De Plano
Un'esperienza inclusiva
Con Il giorno e la notte Daniele Vicari li ha catapultati in una dimensione nuova e totalizzante. Per Milena Mancini "la bellezza di questo progetto è stato il coraggio e la passione. Abbiamo trovato il modo di essere insieme e produrre arte in un momento in cui eravamo obbligati a stare separati. Il film è un atto di coraggio e amore nei confronti del cinema". Vinicio Marchioni, che in interpreta Marco e che nella vita è suo marito, la definisce "un'esperienza inclusiva" perché nessuno di loro prima di allora si era mai ritrovato su un set a dover fare praticamente tutto dalle luci, ai costumi e al trucco.
E precisa che "a distanza di un anno mi sembra un ricordo chiuso in una specie di ampolla strana, che era per tutti quel periodo in cui eravamo chiusi nelle rispettive case. Sono curioso di vedere che effetto avrà questo film su chi lo vedrà". Anche per Giordano De Plano, nei panni di Sergio, il rapporto con il tempo è stato molto strano: "Quando ci penso mi sembra una cosa fatta venti anni fa, ogni volta che ci rivediamo per presentare il film li guardo come fossimo reduci da una campagna della seconda guerra mondiale". Dal punto di vista tecnico è stata un'esperienza strana, ma estremamente formativa: "Siamo tutti frequentatori di set e ci sono cose che siamo abituati a dare per scontato. In quei giorni però siamo stati tutti chiamati a essere tutti i reparti; è stato divertente, ho rintracciato l'aspetto ludico del mio lavoro che forse avevo perso. C'è stato un continuo dentro e fuori rispetto ai ruoli che si susseguono su un set".
Il giorno e la notte, la recensione: Vite sospese
La gestione degli spazi quotidiani sul set
Le loro abitazioni sono diventate dei set a tutti gli effetti, ma per Milena e Vinicio la sovrapposizione tra finzione e quotidiano è stata molto meno complicata che per gli altri: "Siamo stati fortunati, perché mio padre ci ha dato la possibilità di girare all'interno del suo laboratorio di falegnameria e restauro, eravamo distaccati rispetto alla nostra casa, anche se solo di un piano", spiega l'attrice.
Tutto è entrato in qualche modo nella sceneggiatura del film: "Daniele ha spesso riadattato la scrittura in base alle esigenze di ognuno di noi e alle proprie abitazioni. Abbiamo fatto dei sopralluoghi facendogli vedere casa tramite videochiamata, è così è stato anche per i costumi, la scenografia e il trucco. Era strano stare dentro casa propria, per un attore è fuori dalla grazia di Dio", commenta Marchioni.
Meno semplice è stato invece per De Plano: "La cosa peggiore che puoi chiedere a un attore è di vestirsi con i propri vestiti e muoversi nel proprio appartamento, perché se c'è una cosa che ci piace fare da attori è quella di cambiare", ci dice. "Nel film interpreto un padre, ma nella vita non ho figli. Così mi sono ritrovato casa invasa dai giocattoli dei bambini di Milena e Vinicio, che me li avevano fatti arrivare", rivela. La magia del cinema però rimane: "Non è mancato nulla di tutte le fasi di preparazione di un film. È vero che eravamo dentro il nostro habitat naturale, ma c'era comunque un minimo di artificio e questo è il bello del cinema, che ti catapulta sempre in una situazione irreale pur nello spazio dei propri appartamenti e con i propri abiti".