Il gioco delle parti
Londra, verso la fine del milleseicento. Alle donne, dopo la rivoluzione puritana e la faticosa restaurazione del re al potere, è proibito recitare in luoghi pubblici. E' così che Edward "Ned" Kynaston diventa la più famosa prima attrice del suo tempo.
Addestrato fin da piccolo all'interpretazione di ruoli femminili, Ned è una Desdemona che fa furore e muore ogni sera tra l'entusiasmo del pubblico. La platea del Betterton Theatre è sempre piena, i salotti dell'alta società si contendono la sua presenza, al momento di rinnovare il contratto l'impresario gli accorda privilegi non comuni per un attore.
Maria, la sua amorevole assistente, invidia la sua arte e desidera il suo corpo. Durante le rappresentazioni se ne sta dietro le quinte a ripetere mentalmente le battute e subito dopo la fine dello spettacolo fugge via in un teatro d'infimo ordine a recitare davanti a un pubblico chiassoso e grossolano.
La voglia di novità di re Carlo II arriva a scombussolare la situazione. Il sovrano, spinto dalla sua amante, decide di cambiare le carte in tavola e emana un editto che permette alle donne di salire sul palcoscenico e, allo stesso tempo, vieta agli uomini di vestire panni femminili sulla scena. Per Ned è l'inizio di una rapida parabola discendente.
Il tema dell'omosessualità è toccato solo superficialmente e sembra inserito a bella posta solo per sfruttare alcuni facili appigli di sceneggiatura offerti da quello, più importante, del travestitismo. Kynaston si allieta fra le braccia virili altrettanto volentieri che in quelle femminili ma vive la sua condizione in maniera assolutamente non problematica. Il suo dramma è invece lo sgretolamento del gender, l'incapacità di restare in corsa di fronte a drastici e improvvisi mutamenti sociali che coinvolgono direttamente l'immagine condivisa della sessualità e la sua rappresentazione. Ned è "la più bella donna attualmente sul palcoscenico"; quando due gentildonne lo invitano per una passeggiata nel parco, è l'attrice Ned che vogliono come compagna. Privato del suo status, Edward Kynaston vedrà la sua eccezionalità tramutarsi in una condizione emarginata, il suo lungo e severo tirocinio artistico ridotto a una curiosità che appartiene già al passato. Incapace di riciclarsi come attore di ruoli maschili affronterà un'audizione come Otello che è forse il momento più patetico del film.
La storia d'amore con Maria rimane decisamente sullo sfondo e l'entusiastico furore della giovane sembra disperdersi in una serie di forzature assolutamente fuori luogo (sopra tutte le scene di sesso fra i due). Molto intenso invece il complesso rapporto di collaborazione/lotta tra colleghi/nemici che si sviluppa tra i due tra le quinte, spettac olari le scene delle prove.
Stage Beauty offre anche alcuni spunti di riflessione interessanti sulla recitazione, sulla sua connaturata artificiosità, sulla natura illusoria e profondamente codificata della verità scenica, sul lavoro dell'attore sul suo corpo come strumento di una tecnica più che su una romantica e decadente assimilazione naturalistica del personaggio.
A tratti divertente, mai volgare nonostante alcune situazioni siano al limite, con alcuni momenti di avvincente indeterminatezza (cosa comune quando si confondano i confini tra finzione e realtà scenica). Propone un affascinante panorama dell'atmosfera londinese del tempo, una fedele ricostruzione della vita di teatro, sia quella di palazzo che quella del popolino, salvo poi prendersi notevoli licenze per quanto riguarda la parte più strettamente connessa alla pratica scenica.
La strampalata e fanfarona compagnia di re Carlo II è una delle più simpatiche e ridicole combriccole di nobili che si siano mai viste.