Ultima anteprima italiana del RomaFictionFest 2009, Il falco e la colomba è però l'unica fiction in costume presentata al festival ed unica nel palinsesto Mediaset per la prossima stagione. Prodotta da DAP Italy e l'esperto del genere Guido De Angelis, con la regia di Giorgio Serafini, è una fiction in sei puntate da 100 minuti l'una ambientata nella Roma del '500, che vede Giulio Berruti nei panni di Giulio Branciforte, un capitano di umili origini al soldo del Cardinale Pompeo Colonna, che mira a scalzare Papa Clemente VII dal soglio pontificio. La sua storia d'amore con Elena Campireali (Cosima Coppola) è di quelle impossibili, destinata a sfidare convenzioni sociali ed opportunismi politici, perchè la ragazza, figlia del Signore di Campireali, è appena uscita dal convento di Castro ed è promessa sposa del Principe Savelli, un potente banchiere.
A presentare la miniserie ai giornalisti presenti al festival romano dedicato alla televisione sono intervenuti Giancarlo Scheri di Mediaset ed il produttore De Angelis, insieme al regista e ad alcune attrici: la protagonista Cosima Coppola, Alessandra Barzaghi, Anna Safroncik e Sabina Began; quest'ultima risentita per la scelta della produzione di proiettare un montaggio di scene dalle prime cinque puntate focalizzate sulla storia d'amore tra Giulio ed Elena, piuttosto che una puntata intera. Una scelta la cui conseguenza è stata di dare poco spazio ai personaggi e le storie di contorno e che non ha permesso ai presenti di apprezzare il lavoro fatto dall'attrice sul suo personaggio, quello della madre di Elena, uno dei più complessi e difficili della fiction.
Assente Giulio Berruti, già impegnato sul set di una nuova produzione a Porto Rico.
Il falco e la colomba, vero e proprio colossal televisivo, sarà uno dei grandi eventi dell'autunno di Canale 5, probabilmente in onda ad ottobre.
Signor Scheri, ci parla del progetto?
Giancarlo Scheri: Mi fa piacere che si sottolinei che si tratta del primo prodotto in costume presentato al festival e devo dire che è un po' un peccato che lo sia. Noi cerchiamo di offrire al pubblico, nel nostro palinsesto, tante cose diverse, dal poliziesco alla commedia familiare, al thriller, perchè questo ci viene chiesto: grande varietà. Ma il nostro pubblico, soprattutto la grande platea di Canale 5 che è formata da donne e giovani donne, ci chiede ancora delle bellissime storie d'amore, ed è esattamente quello che vogliamo raccontare con Il falco e la colomba. Inoltre crediamo che il fascino di certe epoche non vada dimenticato, che non debba uscire dagli schermi televisivi, quindi abbiamo investito su questa fiction anche se in un momento di crisi come questo è stato un grande lusso che ci siamo concessi.Per questo abbiamo chiesto a De Angelis, che è uno specialista nel campo e che in passato ci ha regalato altri prodotti di questo tipo, di percorrere con noi questa bellissima strada e credo che il risultato sia di altissimo livello e ne siamo molto orgogliosi.
Guido De Angelis: Il costume per me è sempre stato una priorità, abbiamo sempre fatto molte produzioni di questo tipo: Giulio Cesare, Pompei, Elisa di Rivombrosa e La figlia di Elisa. E' una cosa che a noi piace perchè lo riteniamo un modo per sfuggire dalla realtà di tutti i giorni, per sognare tempi che non ci sono più. E devo dire che personalmente mi sarebbe piaciuto vivere 200 anni fa e non oggi.
Lo sforzo è stato molto grande, abbiamo girato in posti incredibili, posti dove nessuno aveva mai girato prima ed abbiamo dovuto convincere i proprietari di queste grandi case, in Toscana soprattutto, a darci l'autorizzazione per le riprese. E' una storia molto ricca in cui abbiamo cercato di distribuire in modo omogeneo lo spazio tra tutti gli attori, che vorrei ringraziare pubblicamente perchè hanno sofferto tanto: c'erano periodi in cui avevamo circa 40 gradi e girare con quegli abiti elaborati, con sottogonne varie, è stata una sofferenza, mentre altre volte all'aperto avevano abiti più leggeri e la temperatura era molto bassa. Per i film in costume si soffre e non è facile farli, anche per le ore estenuanti passate al trucco.
Giancarlo Scheri: Vorrei aggiungere che ci siamo ispirati ad un'opera letteraria, un racconto di Stendhal, La badessa di Castro, rivisitata dai nostri sceneggiatori.
Signor Serafini, ci racconta quanto la storia si ispira all'opera originale e del periodo storico in cui è ambientata la serie?
Giorgio Serafini: Negli ultimi dieci anni ho avuto l'onore di realizzare diverse opere per la televisione italiana. Ho iniziato facendo un altro prodotto in costume, eppure devo dive apertamente che questo è il prodotto più bello che ho fatto, perchè ho avuto con me un gruppo di persone straordinario, dal cast, alla produzione che mi ha sostenuto in ogni aspetto, al cast tecnico. In più girare un film in costume in luoghi completamente inediti è un lusso che hanno in pochi. E' vero che è tratto da La badessa di Castro, ma gli sceneggiatori hanno deciso di anticipare i tempi rispetto a quelli del racconto che si svolge a fine '500, mentre la nostra storia è ambientata all'inizio del secolo e noi terminiano la serie con una data precisa che è il 1527 e il sacco di Roma. Questo ha portato a delle scelte registiche molto precise: trattandosi di un periodo cerniera, tra la fine del Medioevo e l'inizio del Rinascimento, abbiamo deciso di fare un film il più solare possibile e meno scuro, quindi delle scelte più pre-rinascimentali che post-medievali. Di qui la scelta per esempio di andare a girare a Pienza per la Roma del Medioevo piuttosto che Viterbo, sicuramente più scura e tetra. Si tratta di una sceneggiatura scritta incredibilmente bene e devo dire che raramente ho lavorato così bene nel rapporto con la rete, in sintonia totale. E' anche raro poter girare con le sceneggiature già completamente scritte, poter mettere in scena esattamente quello che c'è sulla pagina. In passato ho lavorato ricevendo le scene per fax la mattina delle riprese, mentre in questa occasione ho potuto iniziare la lavorazione avendo un'idea precisa di tutta la storia, dei personaggi e della loro evoluzione, e quindi di poter instaurare una comunicazione con gli attori che li dovevano interpretare.Una domanda agli attori: ci parlate della vostra esperienza e dei vostri personaggi?
Cosima Coppola: Il mio ruolo é quello di Elena, una ragazza vissuta in convento e che quindi ha ricevuto una educazione rigida e severa. Una ragazza forte e determinata, che crede in dei valori e cerca di non calpestarli. Si innamora perdutamente di un giovane, ma è una storia molto sofferta perchè la sua famiglia vorrebbe che lei sposasse un principe molto più grande di lei per interessi familiari. Una decisione che lei cerca di ostacolare.
Io ho amato molto questo progetto, ho letto la sceneggiatura per la prima volta a dicembre e ne sono rimasta affascinata, perchè è ricca di intrighi, di colpi di scena, in un contesto storico importante. Inoltre abbiamo girato in delle location fantastiche.
Vorrei ringraziare De Angelis e la produzione perchè ci hanno dato l'onore di partecipare a questo progetto, che ritengo un colossal: non so se è chiaro dall'esterno, ma noi l'abbiamo percepito in ogni piccolo gesto, dai camper enormi alle tantissime comparse in scena... Per noi è stata veramente un'esperienza importante ed abbiamo avuto l'impressione di trovarci nella realtà e non in uno sceneggiato. E sono sicura che anche il pubblico sarà stupito quando vedrà la fiction.
Alessandra Barzaghi: E' stato un piacere lavorare con questi grandi professionisti e si è creato un clima sereno, che ci ha aiutato a lavorare bene. Anche con Cosima si è creato un rapporto bellissimo che mi ha consentito di lavorare bene. Io interpreto Marietta, sono la migliore amica di Elena e cerco di darle dei consigli, ma lei è così presa dal suo amore per Giulio da non ascoltarmi, e questo mi fa quasi perdere il lavoro.
Signora Coppola, teme il paragone con Elisa di Rivombrosa che è diventato un po' un cult?
Cosima Coppola: Sinceramente non amo fare paragoni perchè si tratta di storie differenti, con attori differenti, in un diverso periodo storico, quindi non ha molto senso. Non credo che possa sussistere un paragone.Signora Safoncik, lei ha partecipato ad entrambe le produzioni, pensa che ci siano differenze?
Anna Safroncik: Qui non sono cattiva, è questa la differenza sostanziale. Scherzi a parte, la differenza è grande, ma il paragone credo che ci sarà. In realtà faccio molta fatica a parlare del mio ruolo, perchè ho tantissimi colpi di scena che non posso rivelare, quindi devo fare molto attenzione. La differenza principale è che qui sono una popolana romana, che sono sgraziata, ho dei modi bruschi, mentre in Elisa ero una Regina e quindi mi comportavo in modo regale. La cosa più importante è che qui ognuno di noi ha messo qualcosa del mondo di oggi: mentre in Elisa eravamo molto epici, qui abbiamo cercato di avere un linguaggio moderno, nonostante l'epoca.
L'intreccio è molto più complesso, con storie parallele su tutti i personaggi e ci sarà tanto da scoprire per il pubblico.
Signor Serafini, quali sono stati i suoi modelli nel girare questa fiction, che ha un'impostazione più cinematografica di altre produzioni televisive?
Giorgio Serafini: Adoro il cinema di David Lean, da Il Dottor Zivago a Lawrence d'Arabia, e nel mio piccolo mi piace portare questa dimensione epica. Quello che mi piace del suo cinema è che anche quando faceva scene enormi con migliaia di comparse e luoghi immensi, raccontava sempre la storia di un personaggio e seguiva sempre lui, così il pubblico viveva queste scene imponenti sempre attraverso le emozioni di quel personaggio e non per la loro grandiosità. Questo è quello che cerco di fare in lavori come questo.
Una domanda alle attrici, ed in particolare alla signora Coppola: visto che questa storia si rifà agli archetipi delle storie d'amore contrastate, alla Romeo e Giulietta, in che modo avete costruito il vostro personaggio?
Cosima Coppola: Personalmente mi sono documentata molto, perchè non era facile calarsi nei panni di una ragazza del '500, sia a livello di portamento, di costumi di trucco... Ho letto l'opera a cui si ispira la storia, ho visto più volte Romeo e Giulietta ed ho cercato di metterci del mio richiamando esperienze passate.
Sabina Began: Io ho usato le esperienze della mia vita, perchè sono una persona che ha sofferto molto: la perdita di mio figlio, di mio padre, sono esperienze e dolori che ho portato in questo ruolo.Anna Safroncik: Come ho detto prima, il mio è un personaggio molto buono, che non ha mai fatto del male a nessuno, che vive una realtà molto semplice, con la speranza di un amore. Eppure la vita non le sorride mai. Ho cercato di guardare alle persona che mi circondano, perchè sono emozioni che abbiamo provato un po' tutti; ci sono tante persone che fanno di tutto per vivere una vita dignitosa e devono affrontare ostacoli di ogni genere che non permettono loro di essere felici.