In occasione della proiezione stampa del suo ultimo lavoro, Cuore sacro in uscita venerdì 25 febbraio, Ferzan Ozpetek ha incontrato i cronisti romani; al suo fianco una nutrita rappresentanza di cast & crew, i due produttori Tilde Corsi e Gianni Romoli (che firma anche la sceneggiatura assieme a Ozpetek) e gli attori Barbora Bobulova, Lisa Gastoni, Massimo Poggio e la giovanissima Camille Dugay Comencini.
Il regista di origini turche ha raccontato come sentisse la profonda esigenza di raccontare la vicenda di Cuore sacro: "In questi anni ho perso diversi amici e persone care, e Cuore sacro contiene le riflessioni e le domande che mi hanno angosciato a causa di queste perdite. "
Ozpetek, cosa è cambiato in questi anni? Una volta temi come questi venivano trattati dal punto di vista della lotta politica, per combattere il problema alla radice; ora ci si rivolge alla religione? Ferzan Ozpetek: Io in questo periodo sono disgustato dalla politica, quindi non avrei mai potuto fare un film politico. Il mondo politico non s'interessa dell'uomo comune e dei suoi problemi, la solidarietà tra di noi invece può davvero servire a qualcosa. In ogni caso, non volevo fare critica sociale: il problema dei poveri e dei nuovi poveri è solo di contorno rispetto alla storia del percorso spirituale della protagonista del film.
Barbora Bobulova, come si è trovata nel ruolo di Irene? Barbora Bobulova: Ferzan mi ha insegnato molto; io ero un'attrice che aveva bisogno di sapere molto sul personaggio che interpreta, ogni dettaglio, ogni piccolezza. Lavorando con lui ho capito l'importanza della spontaneità, e che non serve domandarsi tante cose. Quinadi lui mi ha parlato di Irene, e io sono stata ad ascoltarlo e assorbivo, fino a che qualcosa d'invisibile non è scattato in me.
Lisa Gastoni invece che ci dice del personaggio di Eleonora?
Barbora Bobulova: Devo premettere che io non ho lavorato per venticinque anni, per me molte cose erano nuove e spiazzanti. Eleonora è un personaggio come non mi è mai capitato di intepretare: una donna incredibilmente arida, nella cui sua vita trovano posto soltanto due ossessioni: l'azienda di famiglia e questa nipote, Irene, che lei vuole vedere a rappresentare l'azienda. Per il resto non ha un marito, non ha un compagno, è incredibilmente sola, ma è solo rivedendomi nel film - la parte è stata notevolmente ridimensionata in fase di montaggio - che ho capito tutta la sua amarezza.
Ferzan è un regista straordinario, e lavorare con lui è inquietante e affascinante. Pur nel suo distacco, nel suo sadismo professionale, è sempre lì quando hai bisogno di lui.
Ozpetek, che rapporto ha con l'eccesso? Non le sembra di avre "esagerato", come dice uno dei personaggi del film? Ferzan Ozpetek: No, non credo di aver esagerato. In effetti, per il gusto medio, forse la prima stesura della sceneggiatura era "eccessiva": alcune persone non sono riuscite a dormire dopo averla letta, e qualcuno mi ha addirittura implorato di non realizzare mai il film! Non era facile mantenere l'equilibrio in questo film, ci sono elementi che nella luca sbagliata potevano risultare ridicoli. Ma credo di aver eliminato il materiale in questione - che tuttavia, per me personalmente andava benissimo.
Durante la conferenza stampa rilasciata mesi fa, durante le riprese del film, si era parlato di un coacervo di religioni diverse: invece nel film sembra che ci si richiami soprattutto alla cristianità e alla religione cattolica. Come mai? Ferzan Ozpetek: A mio modo di vedere, è presente eccome il richiamo a molte religioni diverse. D'altro canto questo è un paese cattolico e quel tipo di sensibilità religiosa non poteva che essere preponderante. Il film parla di solidarietà umana e in Italia sono le associazioni legate alla Chiesa, come la comunità di Sant'Egidio, che mi è stata molto d'aiuto per il film, quelle più attive in sostegno dei bisognosi. Uno dei personaggi poi è un prete cattolico, ma in realtà il suo spirito è molto laico.