Il coniglio è un affare di famiglia
Non sono tanti i film dell'ultimo decennio che possono vantare, a ragione, il titolo di cult movie: tra questi il più significativo è certamente Donnie Darko, pellicola indipendente del 2001 (costata poco più di 4 milioni di dollari) che ebbe poca fortuna in sala anche a causa dell'uscita a poche settimane dalla tragedia dell'11 settembre, ma che con il passare dei mesi riuscì a conquistare una vasta fandom tramite la release internazionale e il mercato homevideo.
In Italia arrivò soltanto nell'autunno del 2004, tre anni dopo l'uscita statunitense, quando ormai il successo del primo lungometraggio del talentuoso Richard Kelly era al massimo e lo status di culto era ormai stato confermato anche dalla coraggiosa scelta da parte della Mostra del Cinema di Venezia di proiettarne la discutibile director's cut.
In tutti questi anni il successo di Donnie Darko non ha mai accennato a diminuire, nonostante la nuova versione voluta dal regista sia meno riuscita dell'originale e nonostante il secondo ambizioso lungometraggio di Kelly, Southland Tales, si sia dimostrato un pasticcio tale da non meritare nemmeno l'uscita in sala; nulla può apparentemente scalfire il fascino di questo bizzarro film a metà tra il dramma adolescenziale e un episodio di Ai confini della realtà.
Con il proseguire del film la trama si fa più intricata con l'introduzione di numerosi e bizzarri personaggi, ma è evidente fin da subito che lo sceneggiatore Nathan Atkins e il regista Chris Fisher non hanno nessuna intenzione di nascondere la propria ambizione, quella di rifarsi in tutto e per tutto al film di Richard Kelly (che invece con questo film non ha proprio nulla a che vedere, e tra l'altro - come egli stesso ha confermato - non ha nemmeno letto la sceneggiatura che gli è stata inviata) riproponendo gli stessi temi e lo stesso stile e inserendoli in un nuovo contesto con nuovi personaggi. E l'imitazione, per quanto scapestrata e pedestre nei modi, è davvero palese sia per quanto riguarda il plot (oltre all'apocalisse imminente e le visioni c'è anche un prete pedofilo, un incendio doloso e richiami al personaggio di Roberta Sparrow) che per alcune scelte stilistiche che riprongono per esempio il medesimo utilizzo di slow motion e soundtrack, ma rispetto al primo film mancano evidentemente un protagonista carismatico (non è un caso d'altronde che il film del 2001 abbia fatto la fortuna di Jake Gyllenhaal) ed una storia in grado di affascinare anche e soprattuto nella sua difficile comprensione.
Gli evidenti e gravi limiti di sceneggiatura di questo S. Darko, accompagnati per di più ad una realizzazione da B-movie (nella regia come negli effetti speciali) ed una recitazione quasi dilettantistica, lo rendono un film profondamente lontano dal celebre precursore, che può in qualche modo conquistare i fan del primo film solo per mera curiosità e per l'utilizzo dello stesso universo narrativo, fatto di tangenti, vettori, viaggi nel tempo e wormhole. Da questo punto di vista il film ha effettivamente qualcosa da offrire - un nuovo puzzle da completare e interpretare a piacimento - ma per chi cerca prima di tutto un film in grado di emozionare e stupire come lo era stato ormai otto anni or sono questo piccolo grande fenomeno chiamato Donnie Darko la soluzione è semplice e non richiede scervellamenti: basta rimettere mano al DVD.
Movieplayer.it
2.0/5