Il complottista, la recensione: un'originale satira dietro le cospirazioni di un uomo comune

Il film d'esordio di Valerio Ferrara convince per toni e colori, soffermandosi sull'umorismo per strutturare un racconto contemporaneo e dissacrante. Protagonisti Fabrizio Rongione e Antonella Attili.

Fabrizio Rongione ne Il complottista

Tra i Fratelli Coen e Mario Monicelli. Sì, forse stiamo andando un tantino oltre con i paragoni, ma Il complottista - esordio di Valerio Ferrara - è una commedia piacevolmente incisiva nel linguaggio e negli spunti. Un'esordio, quello di Ferrara, che arriva dopo due felicissimi cortometraggio, Notte romana e, appunto, Il barbiere complottista, che ha infatti ispirato il soggetto del debutto (lasciando ben sperare per il futuro).

Il Complottista
Il complottista, una scena del film

Paragoni, i nostri, forse esagerati, ma indicativi nel tracciare l'umore del film: tra commedia nera e personaggi strampalati, ne esce fuori uno specchio alternativo di quella popolazione più o meno sommersa ossessionata dall'assurdo che diventa opinabile realtà. Con una frase decisamente emblematica che mischia le carte, spingendo lo spettatore a porsi incoscientemente dei dubbi: "Chi lo decide ciò che è vero e ciò che è falso?" - "Loro, sempre loro. L'establishment, i poteri forti".

Il complottista: la storia di un uomo comune

Il complottista, dunque, ci porta a Roma. Una Roma che si divincola dalla cartolina, illuminata invece nel ben più popolare Quadraro. Lì, in uno dei quartieri storici della Capitale, vive e lavora un barbiere, Antonio, (Fabrizio Rongione) fissato con le teorie del complotto. La sera, quando torna a cena, con la moglie (Antonella Attili) non parla d'altro e, prima di andare a dormire, non manca di navigare nei blog cospirazionisti. Una sera, appena esce da lavoro, nota che il lampione fuori dal suo locale ha qualcosa che non va: lampeggia, ad intermittenza, come se stesse lanciando un segnale in codice Morse.

Il Complottista Fabrizio Rongione
Fabrizio Rongione nel film

Tramite un improbabile connessione, Antonio riesce a decifrare il codice, convinto di aver scoperto un piano che coinvolgerebbe i servizi segreti e una bomba potentissima, la Blu 82 (oggetto spesso avvicinato alle teorie complottiste). Quando poi viene chiamato in caserma per un fortuito scambio di persona, si convince ancora di più di essere sulla strada giusta, attirando a sé l'attenzione di bislacchi personaggi ma, intanto, allontanando la sua famiglia, stanca delle sue assurde teorie.

L'umorismo caustico come metro narrativo

Essenzialmente, oltre alla storia di un complottista convinto, quello di Valerio Ferrara è il ritratto istantaneo di un uomo comune. Un uomo qualunque, tradotto in modo efficace dallo sguardo sempre un po' attonito e un po' perplesso di Fabrizio Rongione, che si ritrova - secondo la sua visione - al centro di uno schema gigantesco. O almeno, così crede. Chiaro che il suo diventare L'uomo dei lampioni (avallato da un popolo che crede e si nutre di certe teorie) lo porta ad essere finalmente notato, sentendosi in qualche modo legittimato ad andare avanti nei suoi strambi piani che, per efficacia narrativa, riescono ad acquisire un senso compiuto.

Il Complottista Scena
I complottisti di Valerio Ferrara

Dietro l'umorismo caustico, e dietro una parte centrale che, forse, perde l'abbrivio giusto, Il complottista declina infatti il profilo di un individuo finalmente accettato da una parte (nutrita) della società. Questo è il punto migliore del film, e della sceneggiatura firmata dalla stesso Valerio Ferrara, che dimostra gusto e senso delle spazio grazie ad una regia ben coerente con la storia raccontata. Di conseguenza, ecco che il buon esordio di Ferrara non ha la superbia di strafare, o di risultare inaccessibile, bensì punta ad essere un cinema popolare di facile accessibilità, senza vergognare di risultare semplice (ma non semplicistico).

Così, verso un finale che ricompone il puzzle, aprendosi ad ulteriori verità, Il complottista si fa specchio di un panorama che ben conosciamo, acuito dalle crisi che, via via, si susseguono (e acuito anche dai titoli di giornale, che per una manciata di click giocano allo stesso gioco dei complottisti). In mezzo, tra citazioni e ammiccamenti, c'è un po' tutto: dai vaccini alle scie chimiche, da Soros ai massoni, fino sempreverdi rettiliani. Uno specchio naturalmente declinato in chiave umoristica, e comunque efficace nella ricerca di un'originale satira.

Conclusioni

Un ottimo Fabrizio Rongione diventa Il complottista di Valerio Ferrara. Un'esordio che lascia decisamente ben sperare, visto il tono e visti i colori scelti dal giovane autore romano. Oltre le cospirazioni, al centro di una storia pressoché credibile, il film diventa il profilo umoristico di un uomo comune, alle prese con una convinzione talmente potente da renderlo in qualche modo simbolo di un'incomunicabilità moderna.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • I colori.
  • La svolta della storia.
  • L'umorismo.

Cosa non va

  • Il finale forse frettoloso.