A cinque anni di distanza dalla commedia dalle venature fiabesche e surreali Il comandante e la cicogna, Silvio Soldini torna dietro la macchina da presa per un lungometraggio di finzione con Il colore nascosto delle cose, presentato nella giornata di ieri alla 74a edizione del Festival di Venezia. Il cinquantanovenne regista milanese per questo suo nuovo lavoro ha tratto spunto dall'esperienza avuta durante la recente realizzazione del documentario Per altri occhi diretto insieme a Giorgio Garini, in cui vengono raccontate senza pietismo o retorica le sorprendenti storie di alcune persone non vedenti che vivono la propria esistenza con coraggio e determinazione. Dal progetto del 2013, così, è nata l'idea di sviluppare un film che, tra gli altri temi, affrontasse anche quello della cecità con un approccio intimo e antiretorico, lontano da stereotipi ed edulcorazioni.
L'incontro di due mondi diversi: Teo ed Emma
Soffermandosi con tatto e sobrietà sull'inaspettato rapporto che si instaura tra Teo (Adriano Giannini) ed Emma (Valeria Golino), la dodicesima opera di finzione di Silvio Soldini riesce pienamente nell'intento avvalendosi di una sceneggiatura capace di delineare con poche ma significative pennellate gli universi dei due protagonisti in maniera convincente e approfondita, facendo così in modo che ci si appassioni alle loro vicende e alle loro rispettive difficoltà emotive. Lui è un talentuoso e affascinante creativo di un'importante agenzia pubblicitaria romana, con alcuni problemi familiari alle spalle che lo segnano ancora in profondità e lo rendono incapace di amare davvero una donna, portandolo a mentire alla compagna (Anna Ferzetti) e a concedersi diverse avventure; lei è una osteopata priva della vista ma forte e vitale che, convivendo con le proprie inevitabili fragilità, è decisa ad affrontare con determinazione la recente fine del proprio matrimonio. Come è facile immaginare, il casuale incontro tra Teo ed Emma finirà per rappresentare un momento di svolta per l'esistenza di entrambi.
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Uno stile asciutto funzionale alla narrazione
Abituato fin dagli anni Ottanta ad alternare la produzione documentaria a quella di finzione e, in questo secondo contesto, a dedicarsi tanto alla commedia quanto al dramma, ne Il colore nascosto delle cose Soldini ricorre con buona efficacia a entrambi i registri narrativi cui da sempre è legato, optando poi come suo solito per una regia essenziale e priva di virtuosismi che si limita a seguire i protagonisti allo scopo di immergere lentamente lo spettatore nelle vicende narrate. Dal punto di vista stilistico, sono inoltre piuttosto interessanti sia la scelta di proporre immagini mai perfettamente a fuoco, che in qualche modo rimandano tanto alla cecità di Emma quanto allo stato di confusione che regna nella vita di Teo, sia la decisione di girare il film per gran parte in 4:3, che si apre al 16:9 nei momenti in cui si vuole assecondare sul piano visivo l'evoluzione dei sentimenti che legano i due protagonisti.
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Un'ottima Valeria Golino e un cast all'altezza
Per quanto non brilli particolarmente per originalità e abbia un finale piuttosto affrettato (anche se suggestivo nella sua circolarità), Il colore nascosto delle cose si rivela dunque un film piacevole, interessante e coinvolgente che può per di più contare sull'ottima prova di Valeria Golino, decisamente convincente nell'interpretare una donna non vedente al contempo sensibile, determinata e fragile. Buona anche la prova di Adriano Giannini, a proprio agio nei panni del problematico Teo, così come all'altezza della situazione sono tutti gli altri membri del cast, in particolare Arianna Scommegna (il cui personaggio è a tratti spassoso e foriero dei momenti più esplicitamente comici), la giovane Laura Adriani e Anna Ferzetti. Il nuovo lavoro di Soldini è nei cinema da oggi e merita senz'altro una visione.
Movieplayer.it
3.5/5