Impietoso, attento, discreto, lo sguardo dei bambini è sempre puntato sulle nostre vite come è naturale che sia. Attraverso gli adulti che li circondano, i più piccoli imparano a conoscere un mondo complesso e nuovo; come spugne prendono e interiorizzano idee e comportamenti riempiendo piano piano un bagaglio che alla loro età è ancora praticamente vuoto. Alcune idee si fisseranno altre verranno riposte alla rinfusa, pronte per essere tirate fuori in ogni momento, riguardate, modificate, capite e talvolta messe in discussione.
È questo processo che Il cerchio cerca di raccontare grazie allo sguardo attento e discreto della regista Sophie Chiarello, che fa qualcosa che nel suo piccolo si rivela straordinario: seguire per cinque anni una classe elementare abbassando lo sguardo ad altezza di bambino per restituirci un mondo diverso da quello che noi adulti pensiamo di vivere, un mondo filtrato da occhi infantili e che, proprio per questo, è privo di un gran numero di sovrastrutture da noi applicate.
La trama che non c'è
Come già accennato Il cerchio è un documentario molto particolare: grazie alla brillante idea di seguire un gruppo di ragazzi per cinque anni durante il loro percorso scolastico elementare, la regista ha potuto evitare di imporre limiti alla narrazione. In una serie di incontri tenuti in classe, i bambini, seduti in cerchio, hanno potuto, con naturalezza ed estrema spontaneità, parlare di moltissime tematiche lasciando fluire i loro pensieri e le loro emozioni liberamente, senza costrizioni o linee da seguire.
Che cos'è l'amore? Chi sono i migranti? Quali sono le differenze tra maschi e femmine? Che cosa vuol dire diventare adulti? Ma soprattutto, chi è Babbo Natale e come fa a portare tutti quei regali? Ovviamente in questa recensione non vi anticiperemo nessuna delle loro meravigliose risposte in modo che possiate godervi come noi, lo stupore, il divertimento e le riflessioni, a volte anche amare, che nascono da quello che in fin dei conti è uno specchio che riflette il mondo anche per come lo stiamo costruendo: pieno di contraddizioni, disparità e ingiustizie, un mondo dove i bambini però esercitano il loro potere più grande, un potere che un giorno potrebbe salvarci, quello della speranza e dell'immaginazione.
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Una costruzione intelligente
Il cerchio procede per momenti, piccoli spazi ricavati dalla vita scolastica di una classe, settimana dopo settimana, anno dopo anno. È il tempo, infatti, a fare la differenza nelle vite dei piccoli protagonisti che piano piano entrano in confidenza con la camera appropriandosi del girato e degli spazi. Il passare delle stagioni e degli anni risultano essere incredibilmente significativi: i ragazzini crescono in fretta, fanno nuove esperienze, si confrontano con tematiche sempre diverse cambiando opinioni e punti di vista ma soprattutto abbandonando gradualmente alcune credenze dell'infanzia.
Fa impressione vedere come tutto muti così rapidamente ed è grazie alla magistrale scelta dei tempi e di un montaggio accurato che questo effetto è reso possibile. Mai, in nessuna sua parte, il documentario risulta caotico: il rischio c'era ma viene efficacemente evitato da una narrazione ben strutturata, mai giudicante, anzi curiosa e attenta ai bisogni dei bambini, ai loro ritmi che per poco più di un'ora e mezza diventano anche i nostri.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione de Il cerchio possiamo dire che il documentario di Sophie Chiarello centra in pieno l’obiettivo che si prefigge: dare voce ai bambini restituendo agli adulti un’immagine diversa del mondo. Seguendo una classe elementare per cinque anni, la regista è riuscita ad ottenere discorsi e reazioni vere e spontanee che ci parlano della contemporaneità senza le tante, troppe sovrastrutture che gli adulti spesso impongono. Ottimi il montaggio e la costruzione della narrazione.
Perché ci piace
- Lo sguardo fresco e spontaneo dei bambini che con i loro discorsi descrivono il mondo e il nostro presente.
- Il montaggio accurato ed efficace.
- L’approccio discreto e non invasivo della regista.
Cosa non va
- Non avendo trovato un difetto significativo, possiamo solo pensare che il documentario potrebbe non essere adatto a chi non è interessato all’argomento trattato.