Come hai convinto Brad Pitt a interpretare Achille?
Petersen: Non ne ho avuto bisogno, perché non appena terminai di leggere la favolosa sceneggiatura di David Benioff parlai con lo studio e mi fu detto che Brad era interessato al ruolo di Achille. Quindi ho sempre avuto in mente lui, sin dalle prime battute delle produzione. Era perfetto, era l'Achille ideale.
Orlando, come sei entrato nel personaggio di Paride? Bloom:Quando lessi lo script, mi affascinò subito il fatto che Paride fosse un amante in mezzo ai guerrieri: ho cercato di farne un personaggio amabile evidenziandone gli aspetti più umani.
Pensate che Troy sia un film che abbia un valore attuale? Burrows: Sì, il film riguarda un tema sempre attuale che è la futilità della guerra. Io credo che questa sia una tematica senza tempo, basta vedere quello che succede oggi nel mondo...
Brad, cosa ti ha interessato dell'Iliade? Pitt: Oltre al senso terrificante di tragedia, di morte, di distruzione, mi ha interessato un aspetto di Omero che ho scoperto nelle mie ricerche, e cioè il motivo unificante della sua poesia. Cancellare le linee di divisione tra l'io e gli altri, per sottolineare che vogliamo tutti le stesse cose, o almeno originariamente volevamo tutti le stesse cose.
Eric, stessa domanda? Bana:Per me l'aspetto più interessante è emerso quando mi sono reso conto che la mitologia greca contiene gli archetipi di tutte le storie che amiamo, ed è stato bello essere parte di una storia che, in un certo senso, è all'origine del dramma umano.
Le motivazioni di Achille sono il cuore del film: per ottenere la fama eterna, è pronto alla morte in battaglia. Tu, Brad, credi che il cinema ti darà l'immortalità? Pitt: Alla fine, il cinema è effimero. Quando ho saputo che in Troy Teti, la madre di Achille, sarebbe stata Julie Christie, mi sono emozionato. Poi ho riferito la cosa a giovani amici e mi sono sentito chiedere chi fosse Julie Christie. La fama è transitoria. Come ogni cosa.