Giuseppe Tornatore incontra la stampa dopo la proiezione de La sconosciuta, atipico thriller la cui trama era rimasta un mistero praticamente fino ad oggi. Accanto al regista, una nutritissima rappresentanza del cast con Ksenia Rappoport, Claudia Gerini, Pierfrancesco Favino, Alessandro Haber, Piera Degli Esposti, Michele Placido e la piccola Clara Dossea.
Il film è stato girato a Trieste, eppure sembra essere un'altra città, è un effetto voluto?
Giuseppe Tornatore: Sì, è dovuto alla scelta alla scelta di ambientare la vicenda in una città immaginaria, non in una riconoscibile. L'identificazione della città avrebbe dato ai personaggi connotazioni che non volute al film. Una città, tuttavia, andava scelta, quindi abbiamo girato a Trieste, ma mi sono divertito a trasfigurarla con scene che legano zone diverse tra loro, mutando l'aspetto della città.
Tornatore, il film ha un tono mitteleuropeo, ma parlarne in questi termini è riduttivo, perché La sconosciuta è un film anche molto viscerale e molto mediterraneo nella narrazione. Come ha scelto gli attori?
Giuseppe Tornatore: Effettivamente il DNA della storia nasce da una suggestione di un semplicissimo fatto di cronaca, una donna che faceva figli su ordinazione. Il modo in cui avevo intenzione di narrare questa storia mi ha portato a scegliere il registro del mistero, non quello da film di denuncia che non mi sembrava avere senso, perchè non c'era nulla da denunciare. Così ho scelto quel particolare clima e questo stile di racconto.
Per quanto riguarda il cast, non inventato niente, ho agito in modo che gli attori rappresentassero il senso della storia, quindi un volto non noto che rappresentasse la sconosciuta al centro degli eventi e un coro di volti famosi attorno a lei. Non è stato difficile perché gli attori cui mi sono rivolto stati molto generosi con me accettando di interpretare anche personagi scomodi, in qualche caso.
A proposito di personaggi scomodi, Michele Placido, è stato difficile avvicinarsi a questo ruolo?
Michele Placido: Tornatore è uno dei più grandi registi del cinema contemporaneo. Quando mi chiamò disse che si trattava di un personaggio scomodo, ma io non volli sapere tutti i fatti. Quando ebbi lo script, lessi solo le mie scene, e adesso vedendo il film vedremo che ho combinato. Questo ruolo è stato comunque un'esperienza straordinaria.
Ksenia, cosa le ha dato questo personaggio?
Ksenia Rappoport: Anch'io ho detto sì prima ancora di leggere lo script perché non è stato ancora tradotto in russo e non avevo la possibilità di leggerlo, dato che non parlavo italiano. Sapevo solo che volevo lavorare con Giuseppe Tornatore. La storia del film è dura e quando abbiamo girato, le comparse erano ucraine e da loro ho sentito un sacco di storie non altrettanto tragiche ma quasi. Non è stato facile, la più grande paura era quella di deludere Giuseppe, che non aveva visto nessuno dei miei lavori.
Tornatore, questo film è duro violento e sporco. Molto diverso dai suoi altri lavori, a cosa si è ispirato per quato registro? Cosa è stato più arduo da realizzare?
Giuseppe Tornatore: Questo registro si adatta ad un film violento e incalzante, un tipo di cinema che mi piace ma per cui non avevo ancora trovato la storia giusta. Con questa è successo, e sono stato molto felice di farlo: la storia si è sviluppata praticamente da sola e non è stato affatto faticoso, probabilmente perché ci pensavo da tanto tempo anche se non pensavo che avrei mai realizzato il film. Io non mi sono mai ispirato ad altri film e ad altri registi, ma poi è ovvio che si lavora in base a ciò di cui ci si è nutrito.
Le scene con la bambina sono state certamente le più difficili anche se ho trovato una bambina molto piccola ma incredibilmente sveglia e ricettiva; devo ringraziare i suoi genitori, senza di loro non ce l'avrei mai fatta.
Placido, per il look del personaggio si è ispirato a qualche modello?
Michele Placido: Il look del personaggio è nato quando Giuseppe ha cominciato a chiedermi di radere la testa, le sopracciglia e poi le ascelle e poi... non dovrei dirlo, sono cose personali, ma la cosa ha rivitalizzato il rapporto con la mia compagna!
Piera, ci vuole parlare anche lei del suo personaggio?
Piera Degli Esposti: Sono stata sin dall'inizio molto devota al personaggio di Gina, una donna così contenta della sua vita che poi subisce una drammatica trasformazione. Per me è stato particolarmente importante, a una certa età si cerca di fermare il tempo, io invece credo che sia fondamentale per gli attori dare autentiche prove di talento.
Come mai, dopo un film così duro con il pubblico, con gli italiani, il finale conciliante, come una carezza che non ci meritiamo?
Giuseppe Tornatore: Io non mi sono posto il problema di accontentare il pubblico. Uno dei temi del film mi ha preso molto, ovvero la tendenza a delegare tutto della nostra vita. Mi ha portato a chiedermi "cosa può succedere se finiamo per cedere anche i nostri affetti?" Nel disegno drammaturgico del film c'è un investimento affettivo non finisce nel nulla, al di là di ciò che la storia impone. Il finale mi sembra il risultato di quello che c'è nella storia. La denuncia sociale per me non era il fulcro narrativo, mi sono informato per quello che mi poteva servire. Questa donna così incapace di arrivare puntuale agli appuntamenti della femminilità riceve infine qualche cosa in cambio dell'unica cosa buona che ha fatto nella sua vita, amare qualcuno.
Morricone, questa è una delle più belle partiture degli ultimi anni. Le musiche non sono un aspetto secondario in un film del genere.
Ennio Morricone: Una delle cose che mi ha sempre preoccupato nel rapporto coi registi è il fatto che non possono controllare musiche come altri aspetti della produzione. Con questo film ho fatto una cosa diversa, mai sperimentata prima: abbiamo realizzato tre registrazioni diverse, in modo da permettere a Tornatore di scegliere i temi che preferiva dopo le prime registrazioni e sovrapporli alle scene. Credo che possiamo essere soddisfatto del risultato.