L'abito fa il monaco. Soprattutto in ufficio. Dietro il più classico dei luoghi comuni, c'è una graffiante commedia nera sul mondo del lavoro, e su quanto l'apparenza sia essenziale per coltivare i più finti dei rapporti umani. Del resto, l'apparenza è la scorciatoia principale, quella che porta al successo, al premio. Lo sa bene Julio Blanco, interpretato da Javier Bardem, protagonista di Il capo perfetto, diretto e scritto da Fernando León de Aranoa. El Buen Patrón (titolo originale) è una concitata pellicola su quanto l'ambiente lavorativo possa nascondere una tossicità latente dietro le regole, l'applicazione, e le formalità. La storia infatti racconta di Julio Blanco, zelante e intransigente proprietario di un'azienda di bilance industriali, la Blanco Básculas. Per lui, del resto, è tutta una questione di equilibrio: bisogna dosare il personale (e quindi sfoltirlo), e bisogna dosare le relazioni con lo staff (e quindi ci scappa l'adulterio).
Un equilibrio che, per Julio, diventa questione di vita e di morte: tempo una settimana, e arriverà una commissione che dovrà stabilire se l'azienda è meritevole o no di un finanziamento pubblico. Il premio per l'eccellenza, però, prevede applicazione. Dunque, ricorrendo a metodi ben poco canonici, e mostrando una smaccata e subdola meschinità, Julio Blanco si avvicina ai dipendenti, cerca di risolvere i loro problemi, plasmandoli a sua immagine e somiglianza. Il capo perfetto, applaudito da pubblico e critica, ha vinto ben sei premi Goya, tra cui quello per il miglior film, ed è stato scelto dalla Spagna come rappresentate agli Oscar.
Uno dei casi cinematografici del 2022, in grado di testimoniare il fulgido stato di salute del cinema spagnolo, ma anche in grado di testimoniare quanto la commedia, se ben scritta e ben girata, sia ancora il genere cinematografico per eccellenza (come abbiamo scritto nella recensione). Insomma, se vi abbiamo fatto venire voglia di (ri)vedere Il capo perfetto, allora ecco i cinque motivi per cui dovreste recuperarlo in streaming. Il film è disponibile in digitale su Infinity+.
1. Javier Bardem
Non possiamo non iniziare da Javier Bardem. Attore malleabile, capace in una sola scena di essere tanto affabile quanto spregevole. Il suo Julio Blanco è la summa di quei boss e di quei patrón (parola non dissimile da padrone) disposti a tutto pur di fare il bene dell'azienda. "Whatever it takes", qualcuno direbbe. Ecco, Bardem è la personificazione del manager moderno, che predica bene ma razzola male. O meglio, razzola giustificando le nefandezze con la scusa del bene aziendale. Superbo e superiore, fascinoso e inquietante: Bardem, con gli occhiali e i capelli brizzolati, regge perfettamente il tono ambiguo del film, e anzi lo esalta grazie al fisico e allo sguardo. E la direzione registica di Fernando León de Aranoa fa il resto, rendendo Javier Bardem un capo (davvero) perfetto.
2. La scrittura
Tuttavia, non può non esserci un grande protagonista, se prima non c'è una grande scrittura. Fernando León de Aranoa, che aveva già diretto Bardem nel dimenticabile Escobar - Il fascino del male, firma una sceneggiatura esemplare. Verbosa al punto giusto, piena di personaggi che si incontrano e si scontrano. Uno script efficace nel delineare le diverse sfumature che lo compongono: c'è il grottesco, c'è il comico, c'è il dramma, c'è il sociale. E c'è addirittura una punta di sensualità. Delineata in sette giorni - quelli che separano l'azienda dall'attesa visita - la sceneggiatura de Il capo perfetto è scritta in funzione di una tensione che si farà poco a poco sempre più palpabile. Un vero e proprio crescendo, che culmina nell'emblematico e sferzante finale.
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3. Almudena Amor
Abbiamo citato Javier Bardem, ma accanto a lui troviamo una vera e propria rivelazione: Almudena Amor. Classe 1993, l'attrice madrilena interpreta Liliana, la stagista di turno che farà girare la testa a Julio Blanco - intraprendendo una sorta di scalata sociale e lavorativa. Almudena Amor ha dimostrato una certa predisposizione al set, accettando un ruolo ambiguo tanto quanto è ambiguo il boss. Una sfida tutt'altro che facile. A proposito, nonostante la giovane età, Almudena Amor riesce fin da subito a tenere testa a Javier Bardem, catalizzando l'attenzione e portando verso di sé gran parte della storia. Dove l'abbiamo già vista? Nell'inquietante horror ispanico La abuela - Legami di Sangue (qui la nostra recensione).
L'esasperato mondo del lavoro
Ma se c'è un altro motivo per cui Il capo perfetto andrebbe rivisto in streaming, quello è il contesto in cui è ambientato. La cornice lavorativa è fondamentale, nemmeno a dirlo, ma ciò che colpisce è la puntualità e l'arguzia con cui viene strutturata dal regista. Secondo Fernando León de Aranoa è il lavoro stesso ad indirizzare la nostra vita, e non il contrario. Siamo direttamente (o inversamente) proporzionali all'ego di quei machiavellici capi in stile Julio Blanco. Per questo, all'interno del film, si alternano diversi punti di vista, tutti legati all'azienda: il capo del personale, un ex dipendente licenziato, la guardia giurata fuori dal cancello. Il microcosmo di un'azienda spagnola, ma che rappresentata in tutto e per tutto un archetipo tristemente universale.
La forza della commedia
Abbiamo parlato di tono, e abbiamo spiegato quanto Il capo perfetto segua gli umori delle dark comedy contemporanee. In fondo è una questione di equilibrio. L'equilibrio inseguito dal protagonista, ossessionato dalle sue bilance, e l'equilibrio della commedia. Quella commedia agguerrita che mette in scena le storture della classe dominante, prendendosi gioco dei mostri moderni. Quei mostri che ci spaventano in ufficio, pronti ad azzannarci al minimo segno di cedimento. Su questa strada, il linguaggio della commedia risulta vincente, convincente e coinvolgente: la cara vecchia satira colpisce ancora. E non fa sconti.