2 gennaio 1996: iniziamo da qui la recensione de Il cacciatore 2, la serie di Davide Marengo liberamente ispirata alla vera storia del magistrato Alfonso Sabella, raccontate nel libro Cacciatore di mafiosi. Il cacciatore, la serie premiata due anni fa al prestigioso festival Canneseries, con protagonista Francesco Montanari, ritorna ora su Rai2 con la seconda stagione, per quattro prime serate, da mercoledì 19 febbraio. Il 2 gennaio 1996, ci racconta la voce narrante di Saverio Barone, l'alter ego di Sabella sullo schermo, è "il giorno in cui mi sono sposato, lo stesso giorno in cui ho trovato dove si nascondeva Giovanni Brusca".
Già da questo incipit potete capire benissimo di che cosa parliamo quando parliamo del Il cacciatore: è una geniale rilettura di una grande stagione della magistratura antimafia, quella della reazione alle stragi e agli omicidi di Falcone e Borsellino, in chiave crime e action. I personaggi reali al centro sono quelli che hanno fatto la storia di Cosa Nostra dopo la strage di Capaci e la cattura di Totò Riina, Leoluca Bagarella, nella prima stagione, e Giovanni Brusca in questa seconda. Ma la loro storia, e quella dei magistrati che li catturarono, è raccontata secondo i modelli del crime e dell'action. E, accanto alle storie pubbliche della cattura di questi nemici pubblici numero uno, ci sono le storie intime, familiari, dei protagonisti che si intrecciano, si scontrano, in modo che una dia forza all'altra.
La trama: A caccia di Giovanni Brusca
Saverio Barone (Francesco Montanari), dopo aver contribuito alla cattura di Leoluca Bagarella, è ora alla caccia di Giovanni Brusca (Edoardo Pesce). L'assassino di Giovanni Falcone, e grande capo di Costa Nostra dopo l'arresto di Bagarella, è anche il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo (era il ragazzo al centro di Sicilian Ghost Story), sequestrato quando aveva 12 anni il 23 novembre 1993, proprio il giorno in cui Barone era entrato a far parte dell'Antimafia.
Per Barone la liberazione del ragazzino è un'ossessione. Il magistrato ha appena ricevuto dal pentito Tony Calvaruso (Paolo Briguglia), la posizione esatta del nascondiglio di Brusca e crede di essere a un passo dall'arrestarlo. Ma deve conciliare questa missione con la sua vita familiare, con la moglie Giada (Miriam Dalmazio) e la piccola figlia Carlotta. Gli stessi problemi si pongono a Carlo Mazza (Francesco Foti), diventato il suo migliore amico, che, proprio in nome della famiglia, ha deciso di lasciare l'Antimafia una volta che avrà catturato Brusca...
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Il cacciatore: tradizione e innovazione
Il Cacciatore è un prodotto innovativo e, allo stesso tempo, tradizionale. Il fatto che vada in onda su Rai2 è già un indizio: è dedicato a un pubblico più giovane, smaliziato, rispetto a quello di Rai1, un pubblico che conosce i linguaggi delle serie americane, e, restando in Italia, ha già visto prodotti particolari come L'ispettore Coliandro. Il cacciatore è a tutti gli effetti una serie, e non una fiction. È in realtà un ponte tra le storiche fiction della Rai (a livello di tematiche) sulla Mafia, come La piovra, e le serie tv crime dal respiro internazionale. Il cacciatore ha un ritmo, un montaggio serrato, un'azione senza respiro che non hanno niente da invidiare a prodotti che arrivano da oltreoceano. Eppure non mutua completamente i codici visivi dai prodotti americani, e trova una propria via all'action e al poliziesco. Per quello che racconta, ma anche per come lo fa, è a tutti gli effetti una serie italiana, ma dal respiro internazionale, un po' come lo è un altro prodotto Rai, andato molto forte su piattaforme come RaiPlay, Non uccidere.
Francesco Montanari ed Edoardo Pesce: buono e cattivo, ma sfaccettati
La struttura narrativa, oltre all'azione, mette in scena anche il lato privato dei protagonisti, buoni e cattivi. Una struttura simile non può prescindere da una scrittura accurata, e documentata, dei personaggi, e dalla scelta degli interpreti giusti. Partiamo da qui, e dal villain del film, quell'Edoardo Pesce che, nei panni di Giovanni Brusca, ci sorprende ancora una volta, e ormai lo fa a ogni interpretazione. Che sia il piccolo criminale di Cuori puri, lo stalker di Fortunata, il bullo di Dogman, ogni volta, con Pesce, il villain ha una sfaccettatura diversa. Qui Pesce è ancora una volta bravissimo: mette in scena uno dei personaggi più rivoltanti della storia della Mafia, un uomo orribile, greve, e riesce a dargli una statura più alta, tragica, complice anche il suo portamento, il suo sguardo inconfondibile, il suo soma che comunque sporca ad arte per avvicinarsi al modello reale.
La sua nemesi è il Saverio Barone di Francesco Montanari: va dato merito all'attore, insieme agli sceneggiatori, di aver creato un personaggio unico, con una sua identità, immediatamente riconoscibile e diverso da tutti gli altri visti finora nel film di Mafia. Un magistrato che vive il suo lavoro sul campo, vicino ai carabinieri, agli agenti della squadra mobile. Ma la forza di entrambi i personaggi, Brusca e Barone, sono le sfaccettature: Barone, il buono, ha il suo lato oscuro nell'ambizione, nell'ossessione; Brusca non ci fa mai dimenticare di essere un efferato assassino, ma lo vediamo anche nella vita familiare.
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Personaggi in fuga
Così come sono sfaccettati i personaggi cosiddetti minori, ma importanti ai fini della storia. Come Enzo Brusca (Alessio Praticò), fratello minore del Grande Capo, che ha un'anima diversa dalla sua, e prova a trovare una sua strada, diversa da quella a cui è destinato. La sceneggiatura gioca con la sua passione per gli alieni, che pare fosse vera, come nella prima stagione giocava con la passione per Ivana Spagna di Leoluca Bagarella. Il cacciatore mette in scena una serie di dinamiche familiari archetipiche: lo scontro tra fratelli (i Brusca), le dinamiche tra marito e moglie e la paternità (Barone e la moglie Giada), il rapporto padre/figlia (Carlo Mazza). Ma quello che colpisce, in questa seconda stagione de Il cacciatore, è che tutti sono in cerca di un'uscita, di una via di fuga, in senso lato o concreto. Brusca ha una via di fuga presso la casa in cui è braccato, il fratello Enzo è in fuga da Cosa Nostra e dall'ingombrante ombra del fratello Giovanni. Carlo Mazza è in fuga dallo sfiancante lavoro all'Antimafia. Il nostro Barone, forse, è in fuga da se stesso.
Sparatutto in prima persona
Nelle prime due puntate della seconda stagione de Il cacciatore, Fino a che non moriamo, e Resistere, continua la metafora del magistrato antimafia come cacciatore, presente fin dal titolo. Ma se in tutta la prima stagione il rimando era alla caccia in senso stretto, qui c'è un continuo riferirsi a quella dei videogiochi: sia Brusca che Barone giocano a Doom, lo sparatutto in prima persona (first person shooter) che era stato un gioco cult negli anni Novanta (anche questo aspetto è preso dalla realtà). Lo sparatutto è un altro tipo di caccia, rispetto a quella reale. È qualcosa di molto più ossessivo, parossistico, dove il nemico sbuca fuori ovunque, dove non ti puoi concedere un momento di disattenzione. È significativo anche il momento in cui, finita una partita, Barone si trova davanti alla tipica scritta: "Continue? Yes/No". E lui, ovviamente, sceglie "Yes". La caccia ai mafiosi non si può fermare.
Conclusioni
Nella recensione de Il cacciatore vi parliamo di una geniale rilettura di una grande stagione della magistratura antimafia, quella della reazione alle stragi e agli omicidi di Falcone e Borsellino, in chiave crime e action. Il Cacciatore è un prodotto innovativo e, allo stesso tempo, tradizionale: è un ponte tra le storiche fiction della Rai sulla Mafia e le serie tv crime dal respiro internazionale. Eppure non mutua completamente i codici visivi dai prodotti americani, e trova una propria via all'action e al poliziesco.
Perché ci piace
- La struttura narrativa, oltre all'azione, mette in scena anche il lato privato dei protagonisti, buoni e cattivi.
- La scelta degli interpreti giusti, da Francesco Montanari, il protagonista, a Edoardo Pesce nei panni di Giovanni Brusca.
- Un ritmo, un montaggio serrato, un'azione che non hanno niente da invidiare a prodotti che arrivano da oltreoceano.
Cosa non va
- Pochi difetti, se non il consiglio di astenersi a chi non ama polizieschi e storie di Mafia.