Il ballerino dell'Antartide
Tra le tante proposte pre-natalizie che si preparano ad invadere le nostre sale, in un periodo tradizionalmente propizio per questo tipo di uscite, arriva l'immancabile film di animazione 3D: a offrircelo stavolta è un regista esperto come George Miller (lo ricordiamo per la serie di Mad Max, ma anche per la sceneggiatura di Babe, maialino coraggioso), coadiuvato da una produzione e da uno staff (gli animatori della Animal Logic Film) che assicurano al film un livello tecnico che non ha nulla da invidiare alle più blasonate uscite Pixar e Dreamworks.
La storia ruota intorno al personaggio di Mambo, eccentrico esemplare di pinguino con talenti diversi da quelli degli altri membri della sua comunità: mentre infatti la dote più apprezzata del Pinguino Imperatore è quella canora, Mambo ha una voce orribile ma... balla il tip tap alla grande. Poco capito dai suoi genitori, innamorato dell'amica di infanzia Gloria, Mambo finisce per essere presto emarginato dalla comunità a causa della sua "strana" predisposizione: allontanatosi da casa, il giovane pinguino trova nuovi amici in una nuova, allegra comunità che da subito si incuriosisce per la sua passione, ma soprattutto si ripropone di scovare il crudele predatore che sta rubando tutto il pesce ai pinguini dell'Antartide.
Com'era lecito aspettarsi, il film è tecnicamente molto valido, con un'accuratezza nel design dei personaggi e una spettacolarità nelle scene d'azione che mostrano chiaramente tutti i notevoli progressi fatti dall'animazione 3D negli ultimi anni. Una vera festa per gli occhi (e per le orecchie) di canti, danze corali, vorticosi inseguimenti sui ghiacci e nell'acqua, scenari visivamente accattivanti: una confezione impeccabile per un film che, per tutta la prima parte, può definirsi quasi un musical animato, concentrato sul contrasto tra le nascenti aspirazioni danzanti del protagonista e l'attitudine "canterina" dei suoi compagni. Una preponderanza che diventa squilibrio e rappresenta anche uno dei limiti del film: resta poco, in questo frangente del film, al plot vero e proprio, messo in secondo piano rispetto alle composizioni oscillanti tra il soul e il moderno hip-hop.
Nella seconda parte troviamo lo sviluppo di un intreccio basato essenzialmente sulla diversità del protagonista e sul suo tentativo di riscatto: cacciato dalla comunità a cui appartiene sin dalla nascita, Mambo si sforza di ottonere il riconoscimento sociale finora negato smascherando la vera natura della minaccia che incombe sui suoi concittadini. Il riconoscimento dell'utilità sociale dell'attitudine del protagonista sarà il passo successivo per l'accettazione definitiva: un discorso incentrato sulla diversità, quindi, non dissimile da quello affrontato (con esiti migliori) nel disneyiano Alla ricerca di Nemo. Il tutto qui sembra infatti più pretestuoso, puramente teorico, poco incisivo: se il messaggio, nella sua semplicità, può forse arrivare agli spettatori più giovani, un adulto sarà più facilmente portato a vedervi una certa, malcelata, artificiosità. Lo stesso finale, pur esprimendo un certo impatto emotivo, appare eccessivamente affrettato e poco credibile, tenendo ben presenti i connotati del concetto di credibilità in pellicole del genere.
Resta comunque il già citato, ottimo livello tecnico, unito a una regia sicura e di buon impatto spettacolare. La consueta parata di nomi celebri a dare le voci ai protagonisti (Elijah Wood, Nicole Kidman e Robin Williams tra i tanti, ovviamente tutti "spariti" dall'edizione italiana) assicura quel minimo di presa sul pubblico adulto, in un prodotto comunque pensato essenzialmente per i più giovani; una pellicola che fatica, a differenza di altri prodotti analoghi, ad essere goduta appieno anche dalle fasce di età più alte, per le quali si aggira pericoloso, nel corso del film, lo spettro della noia.
Movieplayer.it
3.0/5