Com'è che si dice? Vent'anni e non sentirli. Era il 28 gennaio del 2004 quando su Rai 2 andava in onda il primo episodio di Winx Club. Da quel momento, il fenomeno animato, ha fatto il giro del mondo. 150 paesi e un franchise a cui si legano fumetti, spin-off, merchandising, film tv. Bambine e bambini di tutto il mondo, cresciuti con la fata Bloom, in quel magico e grande college per aspiranti fate, l'Alfea. Un mondo magico, creato da Iginio Straffi insieme alla sua Rainbow, fondata nel 1995, e sempre più centrale nel panorama audiovisivo italiano (anche grazie all'acquisizione della Colorado Film e grazie alla partnership con Nickelodeon).
Un vero e proprio vanto del made in Italy, festeggiato dal Comicon 2024, che ha ospitato un panel dedicato ad un emblema della cultura pop, in cui Iginio Straffi ha ripercorso le tappe di una storia ancora tutta da scrivere. Data l'occasione, abbiamo intervistato proprio Straffi, facendo con lui il punto della situazione sullo stato dell'arte riguardante l'animazione italiana. Partiamo però dal 2004, e di quando le Winx fossero ancora una sorta di speranza "Il successo? Speravamo arrivasse. Ogni volta che si lavora ad un progetto non sai mai come va, ci abbiamo però messo tutta la nostra esperienza e la nostra capacità, facendolo emergere nel panorama italiano, e poi internazionale", spiega Straffi, che abbiamo raggiunto al telefono.
Le Winx, 20 anni di successi
Ma qual è la chiave del successo delle Winx? E soprattutto, quanto è complicato restare al passo dei tempi, facendo sì che Bloom e le altre fate riescano ad evolversi pur restando sé stessi, "Diciamo che una delle chiavi del successo è cercare elementi nuovi, ogni volta. Abbiamo iniziato con un racconto in tre serie e un film, pensando ad un percorso di crescita di Bloom, man mano che la storia va avanti. Sono elementi forti che il pubblico avrebbe scoperto poco a poco, stando attenti anche all'evoluzione circostante".
Ma se al cinema escono centinaia di film con produzione italiana, i prodotti animati nostrani sono decisamente pochi. Secondo Igino Straffi "La realtà è molto triste, solo la Rai ha un piccolo budget, e nessun altra emittente sta investendo. Penso solo a Netflix con Zerocalcare, ma poi non c'è un vero interesse verso i bambini. Eppure, andrebbero seguiti fin dall'inizio, sono gli adulti del domani, e si dovrebbe investire nei prodotti per famiglie e ragazzi. Ultimamente il governo ha perso un'occasione con la sottoquota minima da destinare all'animazione, ma purtroppo non è stato possibile attivarla".
Rainbow, non solo animazione
Eppure, il pubblico under 12 è centrale al cinema, basti pensare agli incassi dei Me contro Te, di cui Rainbow è co-produttrice. "Con i Me contro te abbiamo portato bambini al cinema, perché riescano a fruire il grande schermo. Si fanno sempre pochi prodotti, e sarebbe da implementare questo aspetto". E prosegue, "Come gruppo, cerchiamo di soddisfare i gruppi dei pre-scolari, pensando poi ai prodotti per adulti, come diverse commedie con Fabio De Luigi, più vicine al mondo Rainbow. Poi con la Colorado cerchiamo di allargare lo sguardo, penso a Fabbricante di Lacrime su Netflix, abbiamo diverse etichette, il gruppo Rainbow è uno studio produttivo a tutto tondo".
Ma se le Winx sono una certezza nell'immaginario dei più piccoli, quali sono i cartoon con cui è cresciuto Straffi? "Sono cresciuto con i Looney Tunes, con la Disney al cinema, e poi Oggi Disegni Animati, andato in onda sulla Rai negli Anni Settanta, di cui ricordo bene Il Signor Rossi. Poi crescendo, sono arrivati i cartoni giapponesi, e si è aperto un mondo diverso. Penso ad Heidi, con una storia che andava avanti di puntata in puntata. Lo storytelling giapponese è stato fondamentale per me". A proposito, come dimostrano i dati di vendita dei manga e degli anime, il mercato sta puntando sempre più verso l'Oriente: "È in atto una crescita del cartone giapponese, tra i giovani. In Occidente, i film della Marvel sono diventate storie adatte anche ai bambini. Viceversa, i giovani adulti si ritrovano molto più vicini alla poetica giapponese".