C'è stato un tempo in cui la TV non era quella che oggi guardiamo, ma qualcosa di separato, distante e inferiore al cinema. Popolare nel senso spregiativo del termine. La differenza la facevano in parte i mezzi tecnici, quella qualità ben lontana dalla moderna alta definizione, ma anche un'impostazione, narrativa in primis, che manteneva dal cinema la medesima distanza. C'erano le eccezioni, c'era già stata Star Trek, il Dottore già viaggiava nello spazio e nel tempo, La famiglia Addams già ci apriva le porte della sua lugubre dimora, ma anche a riguardare oggi quelle vette ci si rende conto dell'evidente divario tra esse ed i capisaldi da grande schermo dello stesso periodo, di quanto mancasse qualcosa che segnasse la strada da percorrere per andare verso una televisione nuova e fuori dagli schemi. Poi arrivò David Lynch.
Quello che andò in onda l'8 Aprile 1990, 25 anni fa, sulle frequenze della ABC fu qualcosa che in televisione non si era ancora visto. E non è un caso che a dirigerlo fosse qualcuno che veniva dal grande schermo, per di più da un tipo di cinema che anche nel suo contesto riusciva ad emergere e spiazzare. Parliamo ovviamente del pilot de I segreti di Twin Peaks, un episodio iniziale che sin dalle prime battute lasciava il segno dando il via alla storia della TV che conosciamo oggi, per la sua suggestiva ambientazione, le immagini evocative, i personaggi sopra le righe, la musica di Angelo Badalamenti... e naturalmente per il mistero attorno al quale ruotava la storia narrata da Lynch e Mark Frost.
Chi ha ucciso Laura Palmer?
Se avete un'età tale da aver vissuto in prima persona i fatti del 1990/1991, il quesito riguardo l'assassino di Laura Palmer vi farà tornare alla memoria immagini e discussioni di quegli anni. Non negatelo, è inevitabile! Perché Twin Peaks rientra in quella ristretta cerchia di programmi televisivi, serie e non solo, che riuscivano a catalizzare l'attenzione generale, andando al di là della semplice messa in onda, diventando argomento di discussione ad ogni livello, anche solo di riflesso, per sentito dire, che si fosse realmente spettatori dello show di Lynch o meno. Chi seguiva la serie era intrigato e coinvolto dai suoi misteri e i suoi deliri, chi non poteva, perché ancora troppo giovane per esempio, li riceveva di seconda mano ascoltando i discorsi degli altri, o li carpiva sbirciando la TV di nascosto, deformandoli e decontestualizzandoli, finendo per alimentare il mito. Così chi ha ucciso Laura Palmer? diventava la domanda di rito da ripetere di settimana in settimana, accompagnata dagli altri misteri di Twin Peaks, dai suoi bizzarri personaggi, dalle idiosincrasie dell'agente Cooper e dalla sue conversazioni con il registratore/Diane, alla signora del ceppo e fino all'inquietante Bob. Suggestioni e situazioni che dalla TV entravano direttamente nell'immaginario collettivo che le assorbiva, le faceva sue, in qualche modo le amplificava e mitizzava. Grazie a Lynch su tutti, alla sua capacità di solleticare la curiosità dello spettatore con un'ambientazione rassicurante inquinata da elementi folli tali da destabilizzarla, in quel bizzarro mix tra serie crime e soap opera che ha cambiato la storia della televisione.
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La follia di Lynch
Un genio o un pazzo? Un quesito riguardo David Lynch spesso sollevato nelle riflessioni e discussioni (quasi quotidiane per chi scrive) con cugini, amici e conoscenti; d'altra parte chi seguiva la serie allora la affrontava prima che acquisisse la stato di cult, piuttosto contribuiva a fornirglielo, e le incertezze riguardo lo show in onda su Canale 5 a inizio 1991 erano più che giustificabili. Del Lynch regista si era già visto abbastanza da propendere per il genio, dal debutto con Eraserhead a The Elephant Man, Velluto Blu e Cuore selvaggio, compresa la delusione Dune, eppure Twin Peaks si muoveva su un equilibrio molto precario che rischiava più volte di superare quel limite fragile e sottile. Ma in fondo poco importava, perché molto spesso è proprio il confine tra genio e pazzia ad essere estremamente labile... nonché affascinante. La follia di David Lynch, intesa nel senso più puro di un'arte che rifiuta di essere guidata, controllata e imbrigliata, era già stata evidente ed innegabile ed a confermarla era stata proprio il Dune a cui abbiamo accennato, fallito perché in quel progetto si era impedito all'autore di essere tale, libero e creativo nel modo malato e morboso che lo contraddistingueva. Cosa che gli è stata, invece, del tutto possibile in Twin Peaks, a dispetto di una produzione da network e dei limiti intrinseci di una televisione che ancora doveva aprirsi a un certo tipo di immaginario più cupo e dark. Dei vincoli che diventarono stimolo per il regista, che ci giocò ripetutamente, con intelligenza e vivace curiosità. La follia di Twin Peaks è figlia diretta di quella creativa di Lynch ed è per questo che è impossibile separare il nome dell'autore americano da quello della sua creatura. E se ora fosse necessario farlo?
Twin Peaks oggi?
Per quasi 25 anni, di Twin Peaks si è parlato solo al passato, ripensando alla serie per quello che è stata, sulle influenze che ha avuto e su come ha cambiato la storia della televisione. Anche lo scorso anno, quando un sontuoso cofanetto homevideo ha ripreso il mistero integrandolo con contenuti inediti ed esclusivi, è sempre la della serie di Lynch in quanto tale che si è parlato. Questo fino alla notizia bomba dello scorso autunno, che annunciava il ritorno dello show su Showtime il prossimo anno, a 25 anni da quel finale in cui in qualche modo questo ritorno si preannunciava. Gli spettatori di allora e tutti quelli che hanno imparato a conoscere la serie nei due decenni successivi hanno accolto la news con grande entusiasmo, assaporando già il ritorno a Twin Peaks e, perché no, una bella fetta di crostata di ciliegie per celebrare l'evento. Un entusiasmo velato da qualche dubbio, che per mesi abbiamo cercato di tenere a bada, sull'effettivo senso dell'operazione, sull'opportunità di riproporre oggi quel tipo di serie in una televisione che è fin troppo cambiata (una riflessione, per inciso, che ci siamo sentiti di applicare non più di due settimane fa anche ad X-Files), sul reale impatto che avrebbe una nuova stagione di Twin Peaks sulla TV di oggi. Eppure le notizie delle ultime ore, paradossalmente a ridosso di un anniversario atteso come i 25 anni dalla messa in onda del pilot, sembrerebbero negare questa soddisfazione ai fan (e forse alla Showtime stessa, che pure aveva dato l'annuncio ufficiale), spegnendo l'entusiasmo di cui sopra: David Lynch si è tirato indietro per divergenze, essenzialmente economiche, con la rete cable che pure spera ancora di risanare la rottura con il regista (problemi reali o un mossa per ottenere qualcosa in più? ci sarà modo di riparlarne). Ma se ciò non accadesse, andrebbe comunque avanti per la sua strada? E sarebbe possibile tornare a Twin Peaks senza il suo artefice principale alla guida? Noi, sinceramente, crediamo di no.
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