Più di un anno fa la Disney acquistava la Pixar, con un colpo di mercato di quelli capaci di cambiare le sorti di uno studio di produzione. E così doveva essere, infatti dopo Chicken Little - Amici per le penne - primo cartone in 3D della casa di Topolino - era venuto il momento di fare sul serio e quindi hanno deciso di assumere l'esperienza dei più grandi in materia. Il primo risultato di questa fusione è I Robinson - Una famiglia spaziale.
Da cosa riconoscere la bontà della realizzazione tecnica di un cartone animato in computer grafica? L'indicatore fondamentale, come per ogni cosa, è sempre l'impatto visivo: se il film ha un buon colpo d'occhio, se le scene sono piacevoli da guardare con inquadrature ricercate ecc. ecc. sicuramente il prodotto è buono. Oltre a questo però esistono anche altri indicatori più specifici del mezzo e tutti confermano che rispetto al passato con I Robinson la Disney ha fatto grossi passi avanti tecnici.
Innanzitutto i tempi: nel mondo dei cartoni realizzati al computer un problema molto grosso sono i tempi di realizzazione, ottimizzarli vuol dire fare molto e I Robinson è stato preparato a tempo di record, specialmente rispetto a Chicken Little. L'uso dei colori: utilizzare molti bianchi è una scorciatoia che indica una povertà dei mezzi tecnici e l'ultima fatica Disney di certo non lesina sulla palette... Infine la rapidità dei movimenti e la scelta dei soggetti da rappresentare.
Infatti notoriamente ci sono soggetti più complessi da realizzare che altri. Per trarne fuori una legge si potrebbe dire che più i soggetti da realizzare devono essere realistici più il lavoro sarà ostico, dunque possono essere messi ad un estremo i personaggi zoomorfi come quelli di Chicken little e dall'altra gli esseri umani realizzati come è stato fatto in Final Fantasy.
La scelta fatta per I Robinsons dunque è stata, in piena linea Pixar, di disegnare personaggi umani che però avessero forme fumettose così che la discrepanza di fluidità e complessità dei movimenti con gli omologhi reali fosse stemperata dalla distanza che si viene a creare per l'uso di espedienti fummettistici (gambe sottilissime, teste sproporzionate ecc.ecc.). Strategia per l'appunto che la Pixar aveva adottato già per Gli Incredibili.
Eppure nel nuovo cartone Disney il progresso tecnico non si accompagna ad una necessaria modernizzazione nel racconto. I cartoni digitali infatti con il tempo (e per il fondamentale contributo dello studio di Steve Jobs) hanno assunto un genere autonomo, diverso dal solito: più adulto, dotato di una messa in scena più complessa e di riferimenti molto poco invadenti e molto opportuni al cinema passato, segno di una volontà di utilizzare anche strategie di messa in scena che si sono dimostrate efficaci in altri generi.
Nulla di tutto questo è però presente ne I Robinson che con strumenti moderni propone la solita storia Disney (anche peggio del solito) rendendo ancora più stridente l'utilizzo di tecniche moderne, come dimostra la pessima scena omaggio al revival tarantiniano dei film di arti marziali o la somiglianza della bombetta con HAL 9000.