Due ragazzi, una barca, e tutto intorno il mare aperto. Da qui, lo spunto di una storia attuale che ha per cornice il Mar Mediterraneo. Questa, molto in breve, è l'ispirazione de I racconti del mare di Luca Severi (da un soggetto scritto insieme a Dino Sardella) presentato ad Alice nella Città (accolto con un caloroso entusiasmo dal pubblico). Protagonista Tonino (Luka Zunic) che, di botto, si ritrova su una barca dopo un terribile incubo. Sulla stessa barca si ritrova pure Ima (Khadim Faye), ragazzo africano. Inizialmente diffidenti, si ritroveranno a stringere qualcosa di molto simile ad un'amicizia.
Tra l'altro, come sottolinea Severi, I racconti del mare calca un'attualità poco battuta dal cinema italiano. "Ci sono autori che hanno carta bianca, sempre. Ecco, mi piacerebbe immaginare che fosse al contrario, nel senso che autori più emergenti, che hanno anche meno da perdere e hanno meno occhi addosso, possano rischiare di più. E così facendo sperimentare stili, tecniche, linguaggi, tematiche più ostiche. Il problema sul tema del migrante è che sia una tematica ostica, nel senso che quando noi andiamo in Erasmus o andiamo a lavorare per le grandi aziende americane o cinesi o in giro, siamo la fuga dei cervelli. E quando invece abbiamo delle persone che vogliono venire da noi sono i profughi migranti".
I racconti del mare: oltre i pregiudizi. Con umorismo
Con Luka Zunic, invece, abbiamo parlato di quanto sia impegnativo un set del genere. "Per quanto riguarda le condizioni in cui abbiamo girato, sono state sicuramente difficili, non voglio mentire, però allo stesso tempo anche tanto stimolanti, perché quando tu sei veramente in mezzo al mare, inconsciamente ti si muove qualcosa dentro a livello di personaggio che poi poi viene rappresentato sullo schermo. Sicuramente, il modo in cui abbiamo girato mi ha aiutato tanto a dare poi l'impronta finale del mio personaggio".
Dall'altra parte, Luca Severi, sintetizza così la linea narrativa scelta: "Doveva essere importante riuscire a trattare il tema spogliandolo di qualsiasi ideologia di substrato geo-politico. E quindi parlare di un confronto di due culture che può diventare anche molto divertente, nel senso che il pregiudizio fa parte di ciascuno di noi e di qualunque cultura. Se però il pregiudizio non viene visto o se non ci fa avvolgere dalla paura dell'altro e dalla diffidenza, ma lo si guarda per ciò che è, cioè per una umana diffidenza, si scopre che può diventare non ridicolo, ma può diventare divertente e quindi essere superato. Se i nostri protagonisti non facessero squadra e non cercassero di aiutarsi a vicenda, morirebbero entrambi".
Del resto, ne I Racconti del Mare l'umorismo è una chiave fondamentale: "L'ironia che nasce dai nostri personaggi. Anziché aiutare a sciogliere il pregiudizio, lo cerca di rintuzzare e cavalcare sempre di più. Sono tutti escamotage narrativi per parlare del concetto principale".
L'importanza del cinema indipendente
In chiusura, un pensiero da parte di Luca Severi riguardante invece l'approccio del cinema italiano rispetto alle opere indipendenti come I racconti del mare: "Il problema è cambiare l'atteggiamento di un'industria intera è una cosa difficilissima. Quello che io tendenzialmente dico è: ragazzi tappatevi il naso e fidatevi noi. Se vi fidate e finite su una barca in mezzo al mare, magari ci divertiamo anche da matti. La cosa che dico ai miei partner produttivi è: fidatevi, il film lo portiamo a casa. E poi avremo anche un bel film. Ai distributori anche dico: lavoriamo insieme, credeteci, vi spieghiamo noi come facciamo il nostro lavoro, voi ci spiegate come fate il vostro, e costruiamo un percorso dedicato a un determinato film. Su questo non ci sono molte alternative se non quello di darsi fiducia a vicenda, così come gli attori o la troupe devono dare fiducia rispetto al regista".