I prodigi del calcio
In alcuni momenti storici, durante le crisi economiche e in nazioni caratterizzate da un alto tasso di povertà, uno sport, al pari di una religione, ha la forza di coinvolgere popolazioni intere e di fare dimenticare le tristezze della vita. Il calcio. Per chi non lo segue assiduamente o non è tifoso di questa o di quella squadra è difficile comprendere quale sia l'emozione di un goal segnato da un proprio beniamino, o la rabbia provata per un rigore non dato, per una scelta controversa di un allenatore, per una segnatura che avreste realizzato anche voi. Sono sensazioni fortissime, inspiegabili, capaci di obnubilare la realtà fino al termine del novantesimo minuto.
Il miracolo di Berna di Sönke Wortmann vive su questa filosofia, e la traspone nella Germania post-secondo conflitto bellico mondiale. E' il 1954 e Mathias, undicenne appassionato di pallone, vede tornare il padre Richard, prigioniero in Russia fin dai tempi della guerra. Fino a quell' istante, il ragazzino ha sostituito la figura paterna con un suo idolo, un grande giocatore, Helmut Rahn, che lo ha preso in simpatia e lo ha considerato il suo piccolo portafortuna. Le cose in famiglia, tuttavia, non vanno bene, e Richard, disadattato reduce, rifiuta la nuova situazione, e di conseguenza si sfoga violentemente con la moglie. A questo punto nel piccolo Mathias nasce un sogno, la salvezza è nel calcio. E la finale dei mondiali del 1954 lo dimostrerà.
Il film di Wortmann è un'interessante fotografia di un periodo della nazione tedesca di cui sappiamo molto poco. E' l'epoca in cui il popolo teutonico è prima di tutto lo sconfitto e il Nazista, condizione che ne prova irrimediabilmente l'umore, in una crisi economica che già lo affligge.
Il miracolo di Berna è però, anche il racconto di una passione che vince il dramma, famigliare e nazionale. La finale Germania - Ungheria, evento catartico del film, è l'emblema dei prodigi dello sport più popolare del mondo, e del potere di chi ci crede realmente. Mathias, il padre Richard e Helmut vinceranno insieme, ognuno sul proprio campo.
La sequenza dei bambini che giocano su un prato, replicando in contemporanea le azioni della gloriosa finale, è poetica ed emozionante, ed esprime al meglio il trionfo del calcio, sport nazional-popolare, antidolorifico grido di libertà.