Quarant'anni, e non sentirli. Il famoso slogan di Dino Zoff per una pubblicità andava in onda proprio negli anni Ottanta, quelli in cui il personaggio di Indiana Jones entrava nei nostri cuori. I predatori dell'arca perduta, il primo film della saga, diretto da Steven Spielberg, compie 40 anni (usciva il 12 giugno del 1981, mentre al Festival di Venezia sarebbe stato presentato il 6 settembre) proprio nei giorni in cui abbiamo visto le foto di Harrison Ford, ancora nei panni del professor Henry Walton Jones, Jr., per tutti Indiana, sul set del nuovo film, il quinto della saga.
Rivedere oggi I predatori dell'arca perduta è ancora un'esperienza irresistibile e coinvolgente. Il film di Spielberg è invecchiato benissimo, è senza tempo, D'altra parte, si rifà a un genere cinematografico che, allora, era già un cinema d'altri tempi, lontano, iconico, un immaginario ben impresso negli adulti, e una novità per i bambini che non lo avevano mai visto. Era il cinema d'avventura degli anni Trenta e Quaranta. E George Lucas e Steven Spielberg avevano deciso di riportarlo in vita. Già dai titoli di testa e dalle prime inquadrature de I predatori dell'arca perduta si respira quell'atmosfera. E l'entrata in scena del protagonista, Indiana Jones, con la frusta e poi il volto che esce dall'ombra, è da antologia.
Un film di James Bond? Ancora meglio...
George Lucas l'aveva fatto di nuovo. Dopo aver dato vita alla saga di Star Wars, ispirata a un fumetto degli anni Trenta, Flash Gordon, creò un'altra saga ispirata alle atmosfere di quegli anni. Lucas aveva in mente Indiana Jones già ai tempi in cui scriveva Guerre stellari. Ma il progetto ha preso vita in maniera davvero particolare. George Lucas è solito andare in vacanza prima dell'uscita di un suo film, per sottrarsi alle pressioni e all'attesa. Così, quando Guerre stellari era in procinto di uscire, se ne andò in viaggio alle Hawaii con Steven Spielberg. Quando cominciò a capire che il suo film sarebbe stato un successo, si rilassò e si mise a parlare di nuovi progetti con il suo amico. Spielberg confessò che avrebbe sempre voluto dirigere un film di James Bond. E Lucas allora rilanciò, dicendo di avere un'idea ancora migliore. Era un film d'avventura vero e proprio, chiamato I predatori dell'arca perduta. Mentre ne parlavano, i due stavano facendo un castello di sabbia. Finita la vacanza, decisero di andare a parlarne con uno sceneggiatore, un certo Lawrence Kasdan... I predatori dell'arca perduta, in effetti, ha la struttura di un film di James Bond. Un prologo in medias res staccato dal resto della storia, un viaggio da una parte all'altra del mondo, una storia d'amore e un plot costruito intorno a lunghe, grandi scene d'azione.
Indiana Jones: 40 anni di un mito in 4 scene memorabili
Come Star Wars
Azione, coraggio, ironia, meraviglia. I predatori dell'arca perduta, in fondo, è molto simile a Star Wars. Come i primi film di quella saga, i film di Indiana Jones puntano su quell'effetto di stupore che davano i vecchi film di avventura, che ci raccontavano mondi lontani e sconosciuti, di cui a quei tempi non si sapeva niente, e di cui ci potevano far credere qualsiasi cosa. E allora una galassia lontana lontana, con la taverna di Mos Eisley e le sue creature, ci lascia a bocca aperte come un antico tempio in Perù, pieno di tarantole e di trappole. Se in Star Wars tutto punta più allo stupore, nei film di Indiana Jones tutto è un po' più teso verso il raccapricciante, il disgustoso, l'horror, ma in maniera giocosa, in modo da farci venire un brivido o farci arricciare il naso, senza spaventarci mai davvero. Insetti, rettili, scheletri o cadaveri incartapecoriti sono gli ingredienti di un film che Steven Spielberg, per sua ammissione, ha girato come un B Movie, e ne ha fatto un film di serie A.
Come Charlton Heston ne Il tesoro degli Incas
Indiana Jones prende il nome dal cane di George Lucas, un cane di razza alaskan malamute. Lucas voleva chiamare il suo personaggio Indiana Smith, ma a Spielberg suonava malissimo. Allora Lucas gli disse di fare come voleva, tanto ormai il film era suo. Il look di Indiana Jones, un cappello "fedora" e la giacca di pelle da aviatore sono ispirati al look di Charlton Heston ne Il tesoro degli Incas, un film del 1954. Il cappello di Indy, vera icona, è stato trovato a Londra, nel negozio di Herbert Johnson in Saville Row. Il modello si chiamava "Poet". Per dare al cappello un'aria vissuta, Harrison Ford e la costumista Deborah Nadoolman lo hanno preso e ci si sono seduti sopra più volte. Quanto a Ford, nessuno di noi riesce a immaginare Indy senza il suo volto. Eppure il professore Jones non avrebbe dovuto essere lui. Non che a Lucas non piacesse, ma era già stato con lui in American Graffiti, Guerre stellari e L'impero colpisce ancora. Non voleva che fosse considerato come il suo amico, un po' come accadeva a De Niro con Scorsese. E allora la scelta era caduta su Tom Selleck, dopo vari ipotesi che comprendevano, tra gli altri, Sam Neil e Bruce Boxleinter, Michael Biehn e David Hasselloff. Tom Selleck, però, dovette rinunciare per girare la serie Magnum P.I. E così Ford entrò in gioco a tre settimane dell'inizio delle riprese.
I predatori dell'arca perduta: ecco come fu realizzata la scena con i serpenti
Come in un film muto
Già, Harrison Ford. Dopo averlo visto ne I predatori dell'arca perduta, i produttori di Blade Runner decisero che sarebbe stato perfetto per il ruolo di Deckard. E così, in pochi anni, Ford è riuscito a inanellare tre ruoli cult: Han Solo, Indiana Jones, Deckard. Non è da tutti, davvero. Ne I predatori dell'arca perduta ha un ruolo molto diverso dagli altri. Ha diverse battute, ma a contare sono le espressioni sul suo volto, gli sguardi ironici, quella smorfia in cui storce la bocca. I predatori dell'arca perduta potrebbe essere un film muto, per come Ford recita con il volto. L'Indy di Harrison Ford è sarcastico, sardonico, ironico. Il modo in cui strappa un bacio alla sua amata Marion è da antologia. "Qui non fa male" le dice, dopo una scazzottata da cui è uscito malconcio, per farsi baciare sempre più vicino alla bocca. Indy e Marion sono come due personaggi del cinema della Guerra dei Sessi, tipico degli anni Quaranta, dove tra i due protagonisti era una continua sfida di battibecchi, dove l'ironia nascondeva una grande attrazione.
Marion Ravenwood, un personaggio attualissimo
E veniamo a lei. Marion Ravenwood, interpretata da Karen Allen, l'amore del professor Jones. È un personaggio che sarebbe potuto vivere nel cinema anni Quaranta. Ma, visto oggi, suona come un personaggio attualissimo. È una donna indipendente, forte, che tiene testa agli uomini, che non ha paura di niente, che si salva da sola (magari con l'aiuto di una padella). Sembra davvero scritto oggi, e vanno fatti i complimenti allo sceneggiatore per aver scritto un personaggio così in un'epoca, gli anni Ottanta, in cui i personaggi femminili non andavano proprio in quella direzione. Karen Allen, in quel ruolo, è perfetta. Eppure, come spesso accade in questi casi, al suo posto avrebbero potuto esserci altre attrici. Per il ruolo di Marion si era pensato a Amy Irving e Debra Winger, ma anche a Jane Seymour, Barbara Hershey, Mary Steenburgen e Michelle Pfeiffer.
Ricordate All'inseguimento della pietra verde?
Steven Spielberg avrebbe voluto nel cast anche Danny DeVito, nel ruolo di Sallah, ma l'attore dovette rinunciare, anche lui a causa di una serie tv, Taxi. La cosa curiosa è che DeVito sarebbe stato nel cast di uno dei film che devono molto, per non dire tutto, al successo di Indiana Jones: All'inseguimento della pietra verde, del 1984 (la regia è di Robert Zemeckis) dove De Vito era il partner di Michael Douglas, come nel sequel dell'anno dopo, Il gioiello del Nilo. Anche Tom Selleck avrebbe avuto il suo ruolo in un film d'avventura sulla falsariga dei film di Indiana Jones, Avventurieri ai confini del mondo, del 1983. La saga di Indiana Jones sarebbe continuata con altri tre film, Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), un prequel (è ambientato un anno prima), Indiana Jones e l'ultima crociata (1989) e Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (2008).
Il merito è anche di Zio Paperone...
Ma I predatori dell'arca perduta ha continuato a vivere grazie a decine di citazioni. Non si contano i fumetti di Topolino ispirati a Indiana Jones, ma anche I Simpson e The Big Bang Theory hanno dedicato omaggi alla serie, per non parlare dello stesso Tom Selleck in una puntata speciale del telefilm Magnum P.I.. I videogame ufficiali tratti da Indiana Jones sono tanti, ma anche un gioco famosissimo come Tomb Raider, e i film che ne sono stati tratti, è ispirato chiaramente alla saga di Indy. A proposito di fumetti Disney, la famosissima scena inziale nel tempio è ispirata a un fumetto di Carl Barks, Zio Paperone e le sette città di Cibola, del 1954. Il cinema di avventura, insomma, è arrivato a ispirare Indiana Jones anche passando attraverso un fumetto.
Indiana Jones: in arrivo il cofanetto con i film della saga per la prima volta in 4K UHD
Quando un uomo con la spada incontra un uomo con la pistola...
Sì, perché da grandi scene derivano grandi film. Da Fritz Lang a Hitchock a Spielberg è sempre stato così. E I predatori dell'arca perduta è pieno di grandi scene. A partire dalla famosissima scena iniziale, con il professor Jones alle prese con un antico idolo peruviano della fertilità, con un sistema di sicurezza che scatena l'inferno, fino a far rotolare un'enorme globo di pietra dietro a Indy in fuga (fu realizzato in fibra di vetro, e il tecnico del suono Ben Burtt creò quel rumore registrando lo stridio degli pneumatici di una Honda Civic sulla ghiaia). Ma una delle scene più famose è il duello contro l'uomo armato di scimitarra in Egitto. Quando un uomo con la spada incontra un uomo con la pistola, quello con la spada è un uomo morto, potremmo dire, per citare Sergio Leone. Quella scena - ce la ricordavamo più lunga ma è brevissima - è da manuale: c'è l'attesa e la paura per un pericolo, e una soluzione inattesa che stempera la tensione in un sorriso. È qualcosa di inaspettato, e un po' beffardo. In sé c'è tutta la sostanza dei film di Indiana Jones. Lo sguardo, tra l'infastidito e lo sprezzante, ma sempre con ironia, di Harrison Ford, dice tuto. E poi c'è quella scena finale, con gli spiriti liberati dall'arca, in cui Indiana dice "Marion, qualsiasi cosa accada, non guardare" mentre sono legati a un palo, ci ricorda Ulisse alle prese con il canto delle sirene.
Il cinema degli anni '70 si traghettava negli anni '80
I predatori dell'arca perduta è un gioco di luci e ombre, e in questo senso è figlio di un cinema antico, quello degli anni Trenta e Quaranta (guardate l'ombra sul muro nel primo incontro tra Indy e Marion, che è quasi espressionismo), ma anche di un cinema contemporaneo, quello più estetico di artisti come Ridley Scott, giocato sull'illuminazione volutamente artificiale dei corpi e dei volti. I predatori dell'arca perduta, più di tutti gli altri film della saga, è un momento irripetibile. Insieme a Guerre stellari, è quell'attimo in cui il cinema degli anni Settanta si traghettava negli anni Ottanta, quello in cui gli artisti della New Hollywood, Lucas e Spielberg, cominciavano a creare dei film spettacolari, dei blockbuster, dando il via a un cinema magniloquente che avrebbe caratterizzato il decennio successivo. Ma sempre mantenendo quell'anima artigianale, artistica, autoriale, di quel cinema che li aveva visti nascere.