Giocare in casa non è sempre facile. Non è sempre un vantaggio, perché il cinema non è il calcio. È una festante mattinata di fine aprile, siamo a due passi dallo stadio San Paolo di Napoli, precisamente nell'auditorium CartooNa del Comicon. Per una volta gli idoli di casa non sono Marek Hamsik e Lorenzo Insigne, ma due squattrinati fratelli romani che all'ombra del Vesuvio non si sono ancora abituati. Alienati da lavori deludenti e marchiati a fuoco dalla pessima fama di una madre truffatrice, Massimo e Fabrizio sono gli assoluti protagonisti de I peggiori, fresca e divertente action comedy che trasforma Napoli in una specie di Gotham City in cui debellare il germe del sopruso e dell'ingiustizia. Un film ambientato a Napoli, che parla di napoletani, presentato in anteprima nazionale al Comicon di Napoli, ma che allarga il suo sguardo verso una generazione intera di trentenni italiani, condannati alla precarietà e alla non sempre nobile arte dell'arrangiarsi.
Ed è proprio dalla rabbia e dalla disperazione che nascono "I Demolitori", un misterioso duo di vigilanti mascherati che punisce e sbeffeggia on line tanti malfattori della città. A metà strada tra il desiderio di rivalsa di Smetto quando voglio e il dilemma etico sul senso degli eroi posto da Lo chiamavano Jeeg Robot, I Peggiori durante l'anteprima napoletana ha strappato più di qualche applauso a scena aperta. Merito di un paio di sequenze davvero esilaranti e del folklore di un pubblico che si è evidentemente riconosciuto in questi personaggi strambi, dotati di un eroismo tutto loro. Noi abbiamo avuto il piacere di intervistare il regista Vincenzo Alfieri, alla sua opera prima, assieme a Lino Guanciale e Miriam Candurro. L'entusiasmo partenopeo era tutto per loro, anche per il Napoli giocava fuori casa.
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O muori da eroe o vivi abbastanza al lungo da diventare peggiore
Salgono sul palco quasi frastornati dal lungo e sentito applauso che accompagna la fine della proiezione. I componenti del cast de I Peggiori salutano sorpresi ma soddisfatti dall'affetto del pubblico del Comicon. Poi arriva il momento delle dichiarazioni, dove raccontare la lunga genesi di un progetto nato nell'adolescenza di Alfieri: "I Peggiori nasce tantissimi anni fa, quando iniziai a scrivere la sceneggiatura a 16 anni. Sicuramente il disagio di cui parlo nel film, ovvero la mancanza di un senso di appartenenza alla città in cui si vive, è una sfumatura autobiografica, infatti da ragazzo mi sono spesso sentito straniero in patria, provando il forte disagio di stare in un posto che ti piace ma in qualche modo ti respinge". Sulla lavorazione, il giovane regista ha poi aggiunto: "La gestazione del film è stata molto lunga e tra me i produttori c'è stato quasi un corteggiamento iniziato tre anni fa. Loro hanno iniziato a seguirmi con interesse quando ho lavorato su alcune web series e mi hanno guidato in modo che potessi fare il film giusto. Posso assicurarvi che dentro questo esordio c'è tanto cuore e tanta passione per il cinema, infatti è un mash-up di generi.
Sicuramente devo dire grazie a film come Smetto quando voglio e Lo chiamavano Jeeg Robot che mi hanno spianato la strada a film come I peggiori. Forse senza di loro sarebbe stato più difficile". Senza dimenticare l'emozione nel vedere il logo della Warner Bros. all'inizio del suo film: "Se pensate che il mio primo film visto al cinema è stato Batman di Tim Burton, potete capire la mia emozione nel vedere lo stesso logo all'inizio de I peggiori". Al fianco di Alfieri c'è Lino Guanciale che sembra proprio non voler uscire dal personaggio. Sorriso sornione e frasi pronunciate con la voce roca "alla Batman", Guanciale dice: "Scherzi a parte, per me girare questo film è stata un'esperienza entusiasmante perché è stato qualcosa di totalmente inedito. Come avete visto c'è anche molta azione, e questo ha richiesto un tipo di preparazione del tutto nuova nella mia esperienza. Nel cinema come nella tv italiana non è facile dedicarsi alla fisicità della performance attoriale, e per questo è stato esaltante dover rendere credibili e convincenti quelle scene". Convincenti proprio come i 95 minuti che compongono questa commedia piena di sorrisi e di rabbia, dove i trentenni finalmente imparano a prendersi le loro responsabilità.