I nuovi mostri, e una rabbia nata e implosa da una crisi che avanza inesorabile. Se I migliori giorni sfiorava le frustrazioni contemporanee, il nuovo film ad episodi, I peggiori giorni, diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, centra il nucleo di un discorso che non salva nessuno. Tutti vittime, tutti carnefici. In mezzo, le rovine di "una generazione triste che posta foto felici sui social". Così, dalle incomprensioni fino alle scuse, fino ad un cinema che fotografa la quotidianità, ecco che I peggiori giorni allarga il punto, mostrando spaccati umani in quattro differenti segmenti legati a quattro festività: Natale, Primo Maggio, Ferragosto, Halloween.
A raccontare il film, nella nostra video intervista, lo stesso Edoardo Leo, regista e protagonista del primo episodio, che ha condiviso la scena con Anna Foglietta. Insieme a loro, Neri Marcorè, che troviamo invece nell'episodio Ferragosto. "La rabbia? L'accumulo e l'implosione dovuta alla crisi è deflagrata con il Covid", spiega Edoardo Leo. "Quello che abbiamo cercato di fare, è fotografare il post Pandemia. Rapporti umani e lavorativi. Pensavamo di uscirne migliore, e invece siamo peggiorati..."_
I peggiori giorni: video intervista a Edoardo Leo, Anna Foglietta, Neri Marcorè
Ogni episodio de I peggiori giorni lavora direttamente sull'azione e sulla reazione dei personaggi, ma, secondo il regista "C'è stato un equilibrio. Quando si lavora su azione o reazione, si tende a delimitare troppo. Dovevamo essere distanti, senza dare ragione, scoprendo le zone d'ombra. La sfida era non salvare nessuno". Tutto è scaturito dalla frustrazione, come spiega Anna Foglietta: "La frustrazione è la vera protagonista. Una frustrazione che ci viene sbattuta in faccia quotidianamente. Ci vengono posti davanti i nostri limiti. Ma siamo umani, e i limiti sono umani. Questo sfocia nella rabbia".
Se la rabbia percorre verticalmente la società moderna, il paradigma è raccontato in Ferragosto che, come scritto nella nostra recensione, è forse l'episodio migliore de I peggiori giorni. "I tempi moderni hanno ingrandito i nostri ego", prosegue Neri Marcorè. "Ognuno crede di avere più spazio, e pensiamo che gli altri siano al nostro servizio. Ascoltiamo meno, viviamo più superficialmente. Questo crea tensione, che si riverberano nei rapporti umani. In giro c'è frustrazione e disperazione, e dunque si degenera facilmente quando si libera questa rabbia".
"Siamo una generazione triste"
Ripensando ad ogni frammento de I peggiori giorni, viene fuori una tragica verità. Oggi è facile sbagliare, ma sembra impossibile chiedere scusa. Perché? "Chiedere scusa vuol dire ammettere di aver sbagliato. Non avere l'alibi di aver ragione. Sarebbe tutto molto più facile. Ma non tutti hanno fortuna e tempo da dedicare alla conoscenza di sé. Traffico, figli a scuola, la spesa, il telegiornale. È complicato, non bisogna giudicare", prosegue Anna Foglietta.
Sulla stessa linea di pensiero Neri Marcorè: "Chiedere scusa vuol dire mettersi in discussione, perdere l'equilibrio. Anche politicamente siamo infantile, cercando qualcuno che ci porti per mano. Nel periodo dell'assolutismo la scusa si coniuga poco con i punti interrogativi". A chiudere, Edoardo Leo: "In questo periodo storico, compresi i nostri profili social, chiedere scusa vuol dire sfasciare la nostra figura. Da qualche parte ho letto che siamo una generazione triste piena di foto felici'. Ecco, questo mi ha fatto pensare".