Rieccoci con un altro film abbastanza emblematico, ma che riassume il concetto: oggi si sceglie di andare al cinema solo quando il film merita l'attenzione dell'insindacabile giudizio del grande pubblico. Un'uscita non garantisce più successo, anche se ci sarebbero i presupposti per un buon botteghino: un buon cast, una buona promozione, un trailer ammiccante. Ma tant'è. I tempi sono questi, e la fortuna di una pellicola può arrivare anche e soprattutto attraverso lo streaming. Così, appena rilasciato in digitale, I migliori giorni, film corale diviso in quattro episodi, diretti e scritti da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, ha ben presto scalato le views di Sky e di Netflix (e infatti è stabilmente nella parte alta della top 10). Un esempio calzante, perché il film in questione, qualche anno indietro, sarebbe stato uno dei titoli delle Feste: l'uscita al primo gennaio, storie riconoscibili e un gruppo di interpreti particolarmente amati: dallo stesso Edoardo Leo fino a Claudia Gerini e Valentina Lodovini, da Stefano Fresi a Paolo Calabresi, fino ad Anna Foglietta, Luca Argentero, Greta Scarano, Max Tortora.
Invece, I migliori giorni ha sfiorato il box office con due milioni scarsi. Ed è stata poi la nuova uscita in digitale a scombinare le sorti del film, sottolineando un pensiero sempre più comune: la vita di un film è infinita, e il successo potrebbe solo essere una questione di prospettive distributive. Tuttavia, e visto il sincero clamore che sta ottenendo, vogliamo tornare a parlare del film, non dal punto di vista critico (lo abbiamo già fatto nella recensione de I migliori giorni), ma dall'interessante angolazione offerta dal secondo episodio, ambientato durante la notte di Capodanno. Sì perché la prerogativa de I migliori giorni è proprio illuminare le storture umane all'interno delle ricorrenze: Natale, la Festa della Donna, San Valentino e, appunto, Capodanno.
I migliori giorni e un duello da far west
L'episodio in questione, ossia il secondo in ordine di tempo, è diretto da Massimiliano Bruno, e scritto insieme a Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Simone Herbert Paragnani. Protagonisti assoluti, in una sorta di duello western, Max Tortora e Paolo Calabresi. Ci soffermiamo sul Capodanno per due motivi: banalmente, è il migliore tra i quattro, per tempi e regia, ma è pure quello che meglio racchiude il forte contrasto umano sottinteso dalla totalità de I migliori giorni. E questo arriva dal dualismo sociale messo in moto dalla sceneggiatura.
La storia? Quella dell'imprenditore Bruno (Max Tortora), borioso, ricco e privo di scrupoli che, per rifarsi un nome dopo una serie di scandali, decide di passare la notte del 31 in una mensa per i poveri, portando con sé sua moglie e sua figlia. La serata non inizia bene, in quanto la segretaria, per sbaglio, ha spedito i prodotti di qualità ai senzatetto, con i cesti del discount finiti sulla scrivania del Presidente di Confindustria. Bruno va su tutte le furie, ma il tracollo non è ancora arrivato: stringendo le mani, scattando riluttante le foto di rito, evitando le domande di una giornalista, ecco spuntare Alberto (Paolo Calabresi), il suo vecchio autista finito in disgrazia.
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Quando la commedia diventa amara
Dunque, l'episodio esplode e ci troviamo davanti ad un quesito: cosa vuole Alberto? Perché è tornato da Bruno? E perché Bruno appare turbato, quasi impaurito? Un incrocio che suscita subito la nostra attenzione, mettendo in scena una specie di lotta di classe pronta a sfoderare armi inaspettate, e molto affilate. E poi il tono cupo è funzionale, la presenza fisica di Paolo Calabresi e Max Tortora sorregge il segmento, interamente giocato sul contrasto e sulle regole visive tipiche dei film western. A riguardo, Max Tortora ci ha spiegato che la cosa più importante è la scrittura: "Tra amarezza e commedia. Tutto è molto naturale". Questo è un ulteriore spunto, i personaggi del Capodanno sono a metà: chi ha tutto da perdere, chi ha già perso tutto. Un netto contrasto, un cortocircuito coinvolgente e un paradossa visivo, che ci spinge a voler sapere di più, sia di Bruno che di Alberto.
Il secondo episodio de I migliori giorni diventa quindi un acquario in cui nuotano due squali, pronti ad azzannarsi e a mostrare il peggio. Ma, nascosto e sottinteso, c'è il suggerimento di quanto oggi, sia i ricchi che i poveri, siano trascinati in una sorta di squilibrata lotta sociale, consumati da un tempo schizofrenico e spietato in cui gli uomini di potere sono via via più isolati e sconnessi dalla realtà. Ecco, se I migliori giorni merita di essere (ri)visto, è proprio per il duello estremizzato tra uomini disperati. Un riflesso attuale, rivisto per mezzo dell'amarissima commedia italiana. Commedia che, quando vuole e a fasi alterne, riesce a funzionare. Sì, anche e soprattutto in streaming. Del resto, i tempi sono cambiati.