Le guerre sullo schermo sono da sempre una fonte d'ispirazione per grandi registi: Stanley Kubrick, Jean Renoir, Billy Wilder, Mario Monicelli e Francis Ford Coppola sono solo alcuni dei nomi che ritroviamo in calce a diversi grandissimi film basati sui conflitti che hanno macchiato la Storia recente.
Ed il trend continua, come dimostra il recente successo di Dunkirk e 1917, due film che rileggono il primo conflitto mondiale giocando con le nozioni del tempo e dello spazio, riflessione amara su ciò che accade ai soldati una volta tornati a casa. Per fare una sorta di punto della situazione in merito alle tendenze recenti del genere, abbiamo deciso di stilare la classifica dei 20 migliori film sulla guerra moderna e sui marines, quelli recenti da vedere assolutamente.
20. Midway
Roland Emmerich inseguiva il progetto della battaglia di Midway, episodio decisivo del conflitto tra USA e Giappone, da due decenni, e il risultato non delude: il regista tedesco mette in scena la guerra con abbondanti dosi di spettacolo, ma senza mai perdere di vista l'umanità dei personaggi, che si tratti degli americani o dei giapponesi. Intrigo e suspense alimentano le sequenze belliche, ed è notevole anche un dettaglio storicamente corretto che farà la gioia dei cinefili: la presenza di John Ford, il mitico cineasta che era presente sull'atollo di Midway durante la battaglia, che egli immortalò in un documentario.
Midway, recensione: la guerra tra USA e Giappone secondo Roland Emmerich
19. 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi
Michael Bay aveva già raccontato il Secondo Conflitto Mondiale in Pearl Harbor, mentre questa volta, con una sorprendente sobrietà (per lo meno per i suoi standard) affronta la questione spinosa delle tensioni in Medio Oriente attraverso la storia vera dell'assalto di un edificio diplomatico americano a Benghazi, in Libia, nel 2012. Evitando le sue solite lungaggini, in 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi Bay si limita a riportare quanto riferito sull'accaduto (seppure con qualche licenza drammatica che alla stampa USA non è andata giù per questioni di veridicità legate a una situazione particolarmente spinosa sul piano politico), e lo fa con la consueta brutalità, mostrando cosa significhi la guerra al giorno d'oggi.
18. Jarhead
Immaginate di arruolarvi nei Marines per andare a combattere, e poi dover aspettare a lungo, troppo a lungo, prima di vedere il nemico. Ebbene, questa fu l'esperienza di Anthony Swofford, le cui memorie hanno ispirato Jarhead, il terzo lungometraggio di Sam Mendes, un ritratto accattivante del tedio che può talvolta accompagnare la guerra, e una storia abbastanza inattesa trattandosi appunto dei Marines, tradizionalmente i più aggressivi dei soldati americani, per lo meno sullo schermo. L'ironia abbonda in un film che mostra un lato inedito della vita da soldato. Per chi invece preferisce il conflitto diretto ci sono i tre sequel, che in realtà con il film di Mendes hanno in comune solo parte del titolo.
17. Fury
Fury è il quinto lungometraggio di David Ayer, regista molto interessato alle dinamiche di gruppo legate alla mascolinità e all'amicizia virile. Qui ne otteniamo forse l'esempio più spudorato e brutale, con un gruppo di soldati americani impegnati sul fronte tedesco al termine del secondo conflitto mondiale. La visione sporca e realistica di Ayer, che si estende fino al modo in cui ha diretto gli attori (durante le riprese spinse ripetutamente Brad Pitt e i suoi colleghi ad arrivare sino alle liti fisiche), restituisce un ritratto duro e per lo più avvincente della guerra, penalizzato solo da certe lacune a livello di caratterizzazione dei personaggi.
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16. War Horse
Dopo aver raccontato la Seconda Guerra Mondiale in Schindler's List e Salvate il soldato Ryan, Steven Spielberg cambia leggermente registro con questo War Horse per mostrarci, in ottica più avventurosa e "per tutti" (il materiale di base, già portato con successo a teatro, è un romanzo per l'infanzia), il primo conflitto globale. La natura disumana della guerra risulta a tratti edulcorata, almeno rispetto alle immagini da incubo nei due film precedenti, ma il punto di vista inedito - il protagonista, come suggerisce il titolo, è un cavallo - dà all'operazione una certa aura poetica tipicamente spielberghiana.
15. Katyn
Presentato fuori concorso alla Berlinale nel 2008 e candidato all'Oscar come miglior film straniero nello stesso anno (vinse l'austriaco Il falsario - Operazione Bernhard), il film di Andrzej Wajda è tratto da una storia tragicamente vera: il massacro di migliaia di prigionieri polacchi da parte delle truppe sovietiche nel 1940. Mescolando finzione ed immagini d'archivio (al termine del film vediamo i cinegiornali nazisti che attribuiscono la strage ai russi, e viceversa),con Katyn Wajda firma un'opera potente e controversa, capace di generare dibattiti: nel periodo della sua uscita, il film fu usato come strumento elettorale dal governo polacco, mentre la Russia cercò, invano, di negare il ruolo dell'Unione Sovietica nel massacro.
14. Torneranno i prati
Fronte Nord-Est, 1917. Attesa, freddo e morte sono gli ingredienti principali di Torneranno i prati di Ermanno Olmi, realizzato in occasione del centenario dell'inizio della Prima Guerra Mondiale. Traendo liberamente ispirazione dal racconto La paura di Federico de Roberto e dalla memoria collettiva di coloro che combatterono veramente sull'Altopiano di Asiago (il film è dedicato al padre di Olmi), il regista lombardo firma un'opera grigia (in senso cromatico) e lucida, che mostra perfettamente, senza concessioni, la futilità della guerra attraverso un capitolo fin troppo trascurato di Storia italiana.
13. La battaglia di Hacksaw Ridge
Come combattere se si è obiettore di coscienza? È la domanda a cui risponde Mel Gibson nel suo quinto film da regista, La battaglia di Hacksaw Ridge, che racconta la storia vera di Desmond Doss, arruolato nell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale nonostante il suo rifiuto categorico di impugnare armi di qualunque tipo. Trattandosi di Gibson, le parti più cruente del conflitto sono mostrate senza sconti, ma c'è anche molta umanità in mezzo al sangue, grazie alla vicenda incredibile ma autentica di Doss e alla performance di Andrew Garfield. Nota di merito anche per Vince Vaughn, alle prese con un raro ruolo drammatico.
12. Black Book
Dopo aver passato anni alla corte di Hollywood, il regista olandese Paul Verhoeven torna a casa con un film piccolo ma potente, presentato in concorso alla Mostra di Venezia nel 2006 e noto soprattutto per aver lanciato la carriera internazionale di Carice van Houten, oggi la mitica Melisandre de Il trono di spade. È la sua performance a dare maggiore forza a questo Black Book, incentrato sulle vicissitudini di una cantante ebrea che, dopo essere fuggita da Berlino, entra a far parte della resistenza olandese. Come sempre nel cinema di Verhoeven, sesso e violenza sono all'ordine del giorno, ma nel mezzo di un'opera che non dimentica mai l'umanità della sua grandissima protagonista.
11. 1917
Ancora Mendes, ma questa volta siamo nel bel mezzo del primo conflitto mondiale, insieme a due soldati inglesi che devono consegnare un messaggio importante per impedire un massacro. 1917 è una corsa contro il tempo, la cui natura incalzante e inarrestabile è resa soprattutto tramite l'imponente apparato visivo, poiché il film è girato e montato in modo tale da sembrare (quasi) un unico piano-sequenza. Una storia di sopravvivenza dominata dalla fotografia mozzafiato di Roger Deakins (premio Oscar per il suo lavoro sul film) e dalle prestazioni di due giovani attori che non si lasciano inghiottire da un progetto che, come la guerra raccontata, è più grande di loro.
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10. The Hurt Locker
Ignorato dalla giuria di Venezia nel 2008 per poi trionfare agli Oscar nel 2010, vincendo le statuette per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura originale, l'ottavo lungometraggio di Kathryn Bigelow, prequel spirituale di Zero Dark Thirty, è stato definito da James Cameron, ex-marito della regista, "il Platoon della guerra in Iraq". Pur essendo meno apertamente brutale del film di Oliver Stone, The Hurt Locker ha comunque un grandissimo impatto visivo ed emozionale, mostrando gli effetti dannosi della guerra sulla psiche umana attraverso la magnifica prestazione attoriale di Jeremy Renner (all'epoca ancora semisconosciuto) nei panni del sergente William James, un artificiere i cui metodi poco ortodossi preoccupano i suoi compagni di squadra. Una performance che, come il film stesso, è un bellissimo pugno nello stomaco.
Recensione The Hurt Locker (2008)
9. Bastardi senza gloria
Quentin Tarantino riscrive la Seconda Guerra Mondiale con questo Bastardi senza gloria, filtrandola attraverso la sua inconfondibile energia cinefila ed iconoclasta, ufficialmente rendendo omaggio ad Enzo G. Castellari (Inglorious Bastards fu il titolo internazionale di Quel maledetto treno blindato) ma in realtà firmando una versione più violenta ed irriverente di Quella sporca dozzina, con l'aggiunta della musica di Ennio Morricone e della scelta, insolita per una produzione hollywoodiana, di far parlare ciascun attore nella propria lingua (purtroppo l'impatto di questa decisione è diluito dal doppiaggio italiano). Un film spudoratamente esilarante, che pur sacrificando la correttezza storica in nome del divertimento riesce a veicolare con una certa dignità il messaggio sugli orrori della guerra. E solo a Tarantino poteva venire in mente di firmare un'opera in cui il personaggio più memorabile e carismatico è un colonnello nazista...
Recensione Bastardi senza gloria (2009)
8. Redacted
Nel 1989, Brian De Palma diresse Vittime di guerra, un film altamente critico nei confronti dell'esercito americano, nella fattispecie in relazione ai comportamenti di certi soldati durante il conflitto in Vietnam (la storia è incentrata sullo stupro di una donna locale). Diciotto anni dopo, il regista di Scarface e Gli intoccabili è tornato ad esplorare tematiche simili, aggiornandole alla guerra in Iraq e usando l'espediente del found footage (i punti di vista sono quelli di un soldato aspirante regista e di una troupe francese che sta girando un documentario). Arrabbiato ed inevitabilmente controverso (per il contenuto anti-militarista e per alcune libertà creative rispetto alla storia vera che ispirò il film), Redacted è un urlo di disperazione che non dovrebbe passare inosservato, cosa che invece è accaduta: dopo l'esordio trionfale alla Mostra di Venezia nel 2007 (De Palma si portò a casa il Leone d'Argento per la regia), è divenuto un gioiello invisibile.
7. American Sniper
Pochi si aspettavano che un film in apparenza molto patriottico come American Sniper, il trentaquattresimo lungometraggio diretto da Clint Eastwood, diventasse il più grande successo del cineasta al botteghino americano (350 milioni di dollari, l'incasso più alto negli USA del 2014, battendo pellicole come Hunger Games: Il Canto della Rivolta - Parte 1 e Guardiani della Galassia). Questo perché il cinema che celebra apertamente i valori americani, soprattutto in un contesto militare, non è mai stato un vero campione al box office (tra gli esempi più recenti, Zero Dark Thirty non ha nemmeno superato la soglia dei 100 milioni). Il vantaggio di Eastwood è stato l'aver scelto un soggetto che in realtà mette in discussione la nozione della grandezza americana, raccontando con la sua solita, efficacissima asciuttezza la storia di Chris Kyle (Bradley Cooper), cecchino le cui esperienze militari influiscono negativamente sul rapporto con la moglie e i figli. A portargli fortuna è forse anche il fatto che a undici anni dall'inizio del conflitto in Iraq questi non sia più un argomento troppo "scomodo" (vedi The Hurt Locker, che incassò appena 17 milioni di dollari negli Stati Uniti). In ogni caso, un ottimo risultato, poiché la storia di Kyle merita di essere vista il più possibile.
Recensione American Sniper (2015)
6. Fires on the Plain
La parte giapponese della Seconda Guerra Mondiale, raccontata dal punto di vista nipponico in modo inedito (o quasi, poiché questo è un remake): è ciò che accade nel film del cineasta di culto Shinya Tsukamoto, presentato in concorso alla Mostra di Venezia nel 2014. Fires on the Plain è la storia di soldati allo sbando nelle Filippine, alla fine della guerra, e della loro caotica lotta per la sopravvivenza. Abituato a un cinema che non esita a mettere in scena la violenza, Tsukamoto firma il suo film più brutale, umano e disperato, un grido di dolore che non lascia indifferenti.
5. Generation Kill
Terza collaborazione fra David Simon e HBO, dopo il successo - soprattutto di critica - di The Corner e The Wire. Questa volta l'ex-giornalista, coadiuvato dall'amico Ed Burns, ha deciso di allontanarsi dalle strade di Baltimora per raccontare i primi giorni della guerra in Iraq, servendosi del resoconto di Evan Wright, giornalista di Rolling Stone, come ispirazione. La miniserie Generation Kill, divisa in sette episodi, segue il percorso di Wright (interpretato da Lee Tergesen) insieme al primo battaglione di ricognizione dei marines. La loro odissea si conclude con l'arrivo a Baghdad, ma lungo il cammino osserveranno a distanza ravvicinata le conseguenze più orrifiche del conflitto. Come da tradizione nella scrittura di Simon e Burns, gran parte della forza drammatica deriva dal realismo dei dialoghi e della caratterizzazione dei personaggi.
4. The Pacific
Ancora HBO, questa volta per raccontare la guerra fra Stati Uniti e Giappone. The Pacific, prodotto da Steven Spielberg e Tom Hanks, funge da compendio a Band of Brothers, realizzato quasi dieci anni prima. Laddove la prima miniserie si concentrava sul fronte europeo, la seconda è interamente dedita allo scontro nippo-americano, e abbandona la struttura corale del suo predecessore per concentrarsi soprattutto su tre uomini: Robert Leckie (James Badge Dale), Eugene Sledge (Joseph Mazzello) e John Basilone (Jon Seda). Gli amori, le ferite, i traumi e le disillusioni scandiscono i dieci capitoli della loro storia, che inizia con la battaglia di Guadalcanal e si conclude con il rimpatrio dopo la resa del Giappone. L'importanza storiografica del progetto è sottolineata dalle interviste, in apertura di episodio, ai veri veterani della campagna militare nipponica.
The Pacific: La guerra privata e la guerra di tutti
3. Dunkirk
Dopo dieci anni all'insegna della fantascienza e/o dei supereroi, Christopher Nolan passa al mondo reale per raccontare la battaglia di Dunkirk, ma anche qui non mancano i suoi consueti virtuosismi narrativi: il film è infatti una meditazione sul tempo e sullo spazio, con il conflitto raccontato in tre luoghi (terra, acqua, cielo) e tre momenti diversi, la cui convergenza è il motore principale della suspense di un lungometraggio che, al netto del riconoscibile tocco di Nolan, è molto classico, più vicino ai capisaldi del cinema muto (i dialoghi sono ridotti al minimo) che al cinema bellico contemporaneo.
Dunkirk: il capolavoro di Nolan ci racconta la guerra attraverso la speranza
2. Flags of Our Fathers/Lettere da Iwo Jima
Un dittico che in realtà è un unicum, nato per sbaglio: Clint Eastwood all'inizio doveva solo portare sullo schermo il libro di James Bradley sulla battaglia di Iwo Jima e sulla verità dietro l'iconografia della celebre bandiera americana piantata sull'isola giapponese, ma durante le ricerche in pre-produzione trovò talmente tanto materiale sul lato nipponico della storia che chiese ed ottenne il permesso di girare due film, entrambi iconoclasti a loro modo. Da un lato, Flags of Our Fathers, il cui titolo allude all'eredità storica e culturale delle nuove generazioni americane, mostra la realtà della guerra per poi esporne la rielaborazione fittizia, svelando la natura propagandistica e menzognera del simbolo patriottico; dall'altro, Lettere da Iwo Jima mette in evidenza la componente umana delle truppe avversarie, comandate dal generale Kuribayashi (Ken Watanabe). Due punti di vista per formare un ritratto completo, complesso e toccante di uno degli eventi più brutali del ventesimo secolo.
Recensione Flags of Our Fathers (2006)
1. Band of Brothers
Tre anni dopo il trionfo di Salvate il soldato Ryan, la premiata ditta Spielberg-Hanks è passata al piccolo schermo, per l'esattezza HBO, per raccontare più nel dettaglio la guerra di cui abbiamo visto solo uno squarcio al cinema, con esiti inarrivabili. Band of Brothers, tratto dall'omonimo libro dello storico Stephen Ambrose, racconta le gesta della Easy Company, dall'addestramento in America e Inghilterra prima dello sbarco in Normandia fino all'arrivo al Nido dell'Aquila. Dieci episodi per mostrare senza sconti tutto l'orrore della guerra più sanguinosa del Novecento, ricordata all'inizio di ogni puntata dai veterani della vera Easy Company, anticipando il seguito The Pacific. Memorabile anche il tema musicale di Michael Kamen, successivamente utilizzato per diversi spot pubblicitari, anche in Italia.
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