Nessuno sembra rimpiangere particolarmente il 2016, da tutti i punti di vista. Ma il cinema non ha smesso di regalarci emozioni e visioni indimenticabili nemmeno in questi lunghi e tribolati dodici mesi. Come ogni anno, quindi, abbiamo sottoposto i nostri redattori alla tradizionale ordalia di scegliere i loro 20 film preferiti tra quelli usciti nelle sale italiane nell'anno appena archiviato. Vi presentiamo il risultato in una serie di articoli, che culminerà con la proclamazione della top 20 cumulativa, ricavata dalle preferenza di tutto il gruppo. Oggi tocca a Serena Catalano, Valentina D'Amico e Giuseppe Grossi.
La top 20 di Serena Catalano
È stato un anno ricco di grandi film, tanto che decidere i primi venti posti non è mai stato così difficile; un anno messo ancora più in difficoltà a causa di alcuni registi, come Pablo Larrain e Xavier Dolan, che per scelte di distribuzione hanno presentato in Italia più di un film davvero notevole. Per quanto riguarda il regista cileno si tratta de Il Club e Neruda, entrambi impossibili da non citare perché seppur diversissimi decisamente rappresentativi di una cinematografia all'avanguardia, che ha raggiunto vette altissime e che proietta Larraìn verso un 2017 in cui sicuramente lo ritroveremo in classifica. Lo stesso vale per Xavier Dolan, che quest'anno è uscito in Italia con Lawrence Anyways ed È solo la fine del mondo, che è rientrato nel mio personale podio. La distribuzione italiana mi ha inoltre negato un primo posto che è pronto a gridare vendetta nel 2017, ma allo stesso tempo ha permesso ad un film come Animali notturni di conquistarsi la mia personale medaglia d'oro. Un film così denso di tecnica, poetica, brutale ed elegante messa in scena, interpretazioni magistrali e perfezione cinematografica non poteva non essere omaggiato degnamente.
2) Carol
6) Neruda
7) Aquarius
8) Il club
10) Fai bei sogni
11) Paterson
12) Steve Jobs
14) La pazza gioia
18) Fuocoammare
20) Macbeth
La top 20 di Valentina D'Amico
In un'epoca in cui la politica non è in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini ci pensa l'arte a far sentire la propria voce forte e chiara denunciando i mali della società. Con Io, Daniel Blake, l'ottantenne Ken Loach ci ha regalato un film giovane e rabbioso contro i mali del precariato e la cecità della burocrazia; il bellissimo Il caso Spotlight, Oscar meritatissimo come miglior film, è un grande esempio di cinema civile americano, un inno al buon giornalismo e a un valore universale come la ricerca della verità, ma è Pablo Larrain, con il suo Il club, a colpire al cuore realizzando una pellicola senza compromessi, estrema, dolorosa, claustrofobica, che dimostra quanto il male sia insito nelle viscere degli uomini di ogni specie e a ogni latitudine. Il suo viaggio ai confini del mondo è un viaggio all'inferno. E un altro viaggio all'inferno lo facciamo su una diligenza che corre sulla neve. Quentin Tarantino sceglie la via dell'arte per altri scopi e realizza uno dei suoi film più belli di sempre. La purezza dei dialoghi di The Hateful Eight, il controllo stilistico, l'eleganza del montaggio, le musiche di Morricone e lo sviluppo narrativo sono un inno all'essenza stessa del cinema e un regalo immenso ai suoi attori, in primis al mattatore Samuel L. Jackson. Alle tinte forti di Tarantino si contrappongono l'elegante minimalismo di Paterson, con un Jim Jarmusch in stato di grazia intento a raccontare la bellezza del quotidiano, e il vivace Captain Fantastic che ci mostra come un'altra via sia possibile. Il film è un invito all'arte del compromesso e dell'ascolto, perché se nessun uomo è un'isola una famiglia numerosa è il più complicato dei continenti.
1) Il club
8) Paterson
9) Sully
10) Anomalisa
11) Creed - Nato per combattere
13) Ave, Cesare!
14) Room
15) Love and Mercy
16) Heart Of a Dog
17) Steve Jobs
18) Carol
20) Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali
La top 20 di Giuseppe Grossi
Cosa può legare venti film? Quale lungo e resistente fil rouge può tenere insieme venti opere cinematografiche? Forse niente. Forse nessuno. Perché, diciamolo, alle volte il bisogno del "tratto comune" si rivela una forzatura, una comodità di chi deve analizzare un anno intero di cinema. Questo 2016, poi, ci ha messo del suo a scombinare le carte. Sfuggente, camaleontico, attraversato da tante anime, lo scorso anno ha forse nell'ibrido il suo unico tratto comune. Western che diventano gialli (The Hateful Eight), thriller dal sapore di frontiera (Hell or High Water), commedie animate pronte a trasformarsi in polizieschi (Zootropolis), storie d'amore dolcissime travestite da cinecomic (Lo chiamavano Jeeg Robot). C'è stato il ritorno dei grandi autori, dalla testarda dignità di Ken Loach all'eroismo normalizzato da Clint Eastwood, passando per il ritratto in pochi pollici e tante parole di Danny Boyle. Però, la tentazione del fil rouge di cui sopra è troppo forte, così sul podio ecco tre coppie. Una madre e un figlio, due polmoni che tornano a respirare. Due amiche la cui follia più grande è quella di credere ancora alla vita. E due amanti lontani, pentiti, arrabbiati, uniti da un libro, la storia di una notte fredda e spietata. Come la vendetta.
Da Suicide Squad a DiCaprio, tutti i doppiaggi da ridere di Giuseppe Grossi
3) Room
5) Steve Jobs
7) Anomalisa
10) Paterson
11) Io, Daniel Blake
12) Carol
13) Sully
16) Creed - Nato per combattere
17) The Nice Guys
18) Zootropolis
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