Un anno di record: partendo dagli ultimissimi record, quelli appena disintegrati dalle "guerre stellari" combattute su una galassia lontana lontana, per poi tornare con la memoria a quelli dei film che, negli ultimi dodici mesi, hanno attirato nelle sale decine di milioni di spettatori, suggellando l'apoteosi della cosiddetta "serialità" del grande schermo, fra sequel, reboot e remake. Ma il 2015 è stato anche un anno ricco di opere firmate da grandi maestri e di film d'autore 'piccoli' solo per dimensioni produttive, ma capaci di sorprenderci ed emozionarci come solo di rado ci accade di fronte a un grande schermo.
Con il 2015 che ormai si approssima alla conclusione, e con un 2016 pronto a regalarci un'apertura da standing ovation (soltanto a gennaio sono in arrivo in Italia Carol, Macbeth, La grande scommessa, Revenant - Redivivo, Creed - Nato per combattere, Steve Jobs, Il figlio di Saul, Ti guardo), proviamo ora a guardarci indietro per tracciare un bilancio cinematografico di questa annata. Un bilancio non del tutto esaustivo, ovviamente, e non da intendere come una classifica di gradimento, ma più semplicemente come una panoramica su ciò che il 2015 ci ha regalato in termini di visioni, soffermandoci sui titoli che maggiormente hanno capitalizzato l'attenzione della critica e/o del pubblico. Ecco dunque un viaggio nel cinema del 2015 attraverso dodici tappe fondamentali...
1. American Sniper, The Imitation Game e gli altri "drammi da Oscar"
Come sempre, in coincidenza con la Awards Season americana, l'inizio dell'anno fa sbarcare nelle nostre sale un gran numero di titoli in competizione per gli Oscar; e a tal proposito, i primi mesi del 2015 hanno visto esordire nei nostri cinema alcune fra le pellicole più apprezzate e premiate del 2014, uscite negli USA a fine anno. Ad attirare maggior attenzione su entrambe le sponde dell'Oceano, fra le opere in lizza per l'Oscar come miglior film del 2014, è stato senz'altro American Sniper: il dramma bellico diretto da Clint Eastwood, con Bradley Cooper nel ruolo di un cecchino dell'esercito statunitense di stanza in Iraq, ha registrato tre milioni di spettatori solo in Italia, ha raccolto oltre mezzo miliardo di dollari in tutto il mondo (cifre da blockbuster, insomma) e ha suscitato dibattiti cinefili così come ideologici sull'approccio adottato da Eastwood per parlare del conflitto in Iraq.
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Enorme successo anche per The Imitation Game (Oscar per la sceneggiatura), film dal respiro classico incentrato sulla figura del geniale scienziato Alan Turing, interpretato dal lanciatissimo Benedict Cumberbatch. Più convenzionale invece il biopic La teoria del tutto, dedicato a un altro genio della matematica e della fisica, Stephen Hawking; un film vivificato però dall'impressionante performance di un prodigioso Eddie Redmayne, ricompensato con l'Oscar come miglior attore. Più raffinato e sofisticato Foxcatcher - Una storia americana, incursione nel "cuore di tenebra" dell'American Dream e riconferma del talento registico di Bennett Miller, mentre Whiplash, folgorante lungometraggio d'esordio di Damien Chazelle, ci ha consegnato uno dei "duelli" più appassionanti visti sullo schermo quest'anno, con una sfida fra allievo e maestro consumata al ritmo di virtuosistiche partiture jazz, e con un'interpretazione da Oscar del raggelante direttore d'orchestra J.K. Simmons.
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2. Supereroi sul viale del tramonto: Birdman e il trionfo agli Oscar
Noi avevamo già avuto modo di apprezzarlo al Festival di Venezia 2014, dove aveva avuto l'onore di aprire il concorso ufficiale, ma nelle sale italiane è arrivato solo a febbraio, poco prima di trionfare alla 87° edizione degli Academy Award, aggiudicandosi quattro premi Oscar (tra cui miglior film, regia e sceneggiatura). Inaspettato passaggio del regista messicano Alejandro González Iñárritu nei territori della commedia dai contorni surreali, Birdman si è rivelata una delle opere più sorprendenti, originali e affascinanti dell'intera annata: una riflessione ironica e pungente sul concetto di celebrità, sul rapporto fra l'individuo e l'immagine che diamo di noi stessi, sull'arte (il teatro, ma pure il cinema) come strumento di approccio a una realtà che può apparire ambigua ed angosciosa.
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Riggan Thompson, attore in declino in procinto di debuttare in palcoscenico con una pièce tratta da Raymond Carver, ma ossessionato dal suo alter ego supereroistico di nome Birdman, rimarrà uno fra i personaggi simbolo del cinema contemporaneo, anche in virtù dell'interpretazione toccante (e dagli evidenti echi autobiografici) di un Michael Keaton mai così bravo.
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3. Thriller d'autore: Vizio di forma, Blackhat e Sicario
Tre film che costituiscono tre differenti declinazioni del thriller e dei noir: tre modi diversi di intendere il cosiddetto "cinema di genere", ma anche tre distinti approcci narrativi da parte di tre grandi autori della nostra epoca. In Vizio di forma, trasposizione del romanzo di Thomas Pynchon, Paul Thomas Anderson costruisce un intreccio hard boiled allucinato e straniante: un affresco postmoderno del caos descritto attraverso lo sguardo dello stralunato detective impersonato da Joaquin Phoenix.
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Ci spostiamo invece sul versante dell'action movie con Blackhat, sottovalutato film di Michael Mann che rasenta il capolavoro: un thriller in cui la suspense si consuma nei territori insidiosi della realtà virtuale, pervaso da un fosco romanticismo perfettamente inserito nella poetica del grande regista americano. È ambientato invece al confine fra Stati Uniti e Messico Sicario, nuovo cimento del cineasta canadese Denis Villeneuve, alle prese con un magistrale thriller di frontiera in cui la lotta dell'FBI contro i cartelli del narcotraffico si tramuta in uno spiazzante noir volto a far emergere la moralità tormentata dei suoi personaggi, fra cui l'agente idealista interpretata da una bravissima Emily Blunt.
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4. Da Jurassic World agli Hunger Games: 50 sfumature di blockbuster
A livello commerciale e di consumo di massa, si tratta senz'altro del fenomeno preponderante nel cinema degli ultimi quindici anni: la serialità applicata ai blockbuster. Dai vari reboot degli anni Duemila all'inarrestabile espansione dell'universo Marvel, i "film in serie" sono diventati i dominatori assoluti del box office, capaci di capitalizzare le rispettive fanbase e di costruire autentici fenomeni. E il 2015, nel bene e nel male, ha portato a una saturazione dei "blockbuster seriali": e se il più importante di questi, un certo Episodio VII, merita un paragrafo a parte, per quest'anno basti pensare a Fast & Furious 7, che sull'onda della commozione per la prematura scomparsa di Paul Walker è stato capace di totalizzare un miliardo e mezzo di dollari in tutto il mondo (surclassando i precedenti sei capitoli); oppure a Jurassic World, un ritorno nel parco dei dinosauri più famigerato del mondo, con un novello eroe dei blockbuster come Chris Pratt e un effetto nostalgia in grado di registrare oltre un miliardo e seicento milioni di dollari.
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Ma fra i mostruosi (più o meno) campioni d'incassi del 2015 bisogna citare anche Avengers: Age of Ultron, seconda reunion del clan dei Vendicatori quasi al gran completo (mentre qualche mese più tardi ha fatto il suo debutto pure un nuovo membro del clan, l'Ant-Man di Paul Rudd); il deludente Terminator: Genisys, stroncatissima rivisitazione del droide killer di Arnold Schwarzenegger; Mission: Impossible - Rogue Nation, quinto capitolo cinematografico dedicato alle "missioni impossibili" dell'infaticabile Ethan Hunt incarnato da Tom Cruise; 007 Spectre, ultima avventura di Daniel Craig nei panni dell'agente segreto James Bond; e Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2, conclusione della saga distopica con Jennifer Lawrence nel ruolo dell'eroina ribelle Katniss Everdeen. Ma per una serie che si chiude, ce n'è anche una inaugurata proprio nel 2015, benché di genere completamente diverso: Cinquanta sfumature di grigio, infatti, ha portato sullo schermo i (pallidissimi) brividi erotici dell'omonimo caso letterario, con un film che rispecchia la pessima qualità della fonte letteraria, ma che ciò nonostante ha attirato l'attenzione di una vasta fetta di pubblico.
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5. Orsi, Palme e Leoni: il cinema in Festival
Allontanandoci dall'area blockbuster, eccoci ora in un territorio molto più amato invece dagli spettatori cinefili: quello dei Festival. Impossibile considerarli tutti, ma è doveroso ricordare quantomeno i tre principali Festival cinematografici del pianeta, in rigoroso ordine di svolgimento. In inverno, il Festival di Berlino ha celebrato il coraggio del regista iraniano Jafar Panahi, da anni fortemente osteggiato dal regime, attribuendo l'Orso d'Oro a Taxi Teheran, documentario al confine fra realismo e finzione; l'Orso d'Argento è stato conquistato dal cileno Pablo Larrain per il magnifico El Club, scioccante dramma claustrofobico ambientato in una casa-prigione per un piccolo gruppo di sacerdoti responsabili di atti di pedofilia. In primavera, il Festival di Cannes si è risolto nella contestata vittoria a sorpresa di Dheepan - Una nuova vita, dramma a sfondo sociale del regista francese Jacques Audiard, con protagonista un immigrato in lotta per la propria sopravvivenza; Gran Premio della Giuria a Il figlio di Saul, sconvolgente viaggio negli orrori dei lager, in corsa all'Oscar per l'Ungheria.
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E approdiamo infine, in tarda estate, al Festival di Venezia, nell'annata del trionfo del cinema sudamericano: a vincere il Leone d'Oro come miglior film è stato infatti Ti guardo, splendido esordio del venezuelano Lorenzo Vigas con la cronaca di una passione omosessuale all'interno di un'opera intrigante e di gelida compostezza, in un imprevedibile amalgama fra il melodramma e il noir. Batte bandiera sudamericana pure il Leone d'Argento, consegnato all'argentino Pablo Trapero per El Clan, romanzo criminale dall'impronta scorsesiana tratto da una storia vera.
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6. Autori italiani tra Festival e dintorni
Sempre a proposito di Festival, quest'anno il cinema italiano può festeggiare senz'altro una stagione di alto livello in merito alla presenza tricolore alle principali manifestazioni cinematografiche, benché il responso di tali film al botteghino nazionale non sia stato sempre così positivo. A Cannes, ha destato notevole interesse la partecipazione di un "tridente" di autori italiani amatissimi all'estero: Matteo Garrone con la rivisitazione dell'immaginario fiabesco di Giambattista Basile ne Il racconto dei racconti; Nanni Moretti con il delicato Mia madre, storia intima e toccante interpretata da Margherita Buy; e Youth - La giovinezza (vincitore all'ultima edizione degli European Film Award), riflessione sull'arte e la vecchiaia firmata da Paolo Sorrentino e affidata a un cast internazionale che comprende nomi quali Michael Caine e Jane Fonda. Al Festival di Venezia, invece, ha riscosso calorosi applausi Non essere cattivo, opera postuma di Claudio Caligari, con l'amaro ritratto di una "gioventù bruciata" nei sobborghi popolari di Ostia, mentre il degrado (morale, prima ancora che sociale) di una Roma pre-apocalittica, dipinta come il campo di battaglia di oscure forze opposte, è stato portato sullo schermo da Stefano Sollima con l'ottimo Suburra.
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7. Nuove frontiere della fantascienza, fra veterani ed esordienti
Prescindendo dai cinecomic e dai blockbuster appartenenti a saghe già ben note (i succitati Terminator: Genisys e Hunger Games), il 2015 è stato un anno in cui la fantascienza cinematografica ha raggiunto nuove frontiere, pur prendendo strade di volta in volta diverse. E vale la pena nominare almeno tre titoli che, nel corso dell'annata, si sono distinti come esempi di eccellenza, e che potremmo ritrovare in competizione per gli imminenti Oscar. Partiamo da un film che non è propriamente un progetto originale, ma che in compenso è stato capace di reinventare un personaggio entrato nell'immaginario collettivo da un quarto di secolo: si tratta di Mad Max: Fury Road, atipico esempio di blockbuster d'autore con cui il regista australiano George Miller ha 'ripensato' il suo stesso cult Interceptor con un reboot coinvolgente e visionario, segnato dalla presenza del Mad Max di Tom Hardy e dell'Imperatrice Furiosa di Charlize Theron.
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Dall'adrenalina del film di Miller si passa a una fantascienza che assume i contorni di una sorta di pièce teatrale, e in cui la suspense è declinata secondo i principi di una tensione psicologica e morale corrispondente a un subdolo gioco fra il gatto e il topo: è il formidabile impianto narrativo intessuto dall'esordiente Alex Garland per lo stupefacente Ex Machina, fra i migliori titoli dell'anno. Si basa invece su un'ardita commistione fra angoscia e ironia, fra survival movie e commedia brillante uno dei più strepitosi successi dell'annata: Sopravvissuto - The Martian, avventura spaziale del solitario astronauta Matt Damon, novello Robinson Crusoe disperso su Marte, per la regia di un assoluto veterano del genere quale Ridley Scott, che grazie a questo film divertente e avvincente al ritmo delle hit della disco music ha riscosso le sue migliori recensioni da almeno quindici anni.
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8. Scommesse vinte e successi a sorpresa, da Kingsman a The Visit
Non solo successi annunciati: oltre ai "soliti noti", a conquistare il box office, quest'anno, sono state pure pellicole il cui esito non era poi così scontato, o per le quali difficilmente si sarebbe potuto prevedere un responso di tali proporzioni. A cominciare da Kingsman: Secret Service, divertente spy story di Matthew Vaughn approdata nelle sale lo scorso inverno e capace, anche in virtù del carisma di Colin Firth, di totalizzare oltre quattrocento milioni di dollari. Un'altra spia, ma ben più goffa, imbranata e improbabile, è quella impersonata dall'esilarante Melissa McCarthy, nuova mattatrice della comicità made in USA, in Spy, commedia che ha scalato il botteghino americano. Si parla di musica (e si canta), invece, sia in Pitch Perfect 2, teen musical capitanato da Anna Kendrick che ha di gran lunga superato il successo del precedente Voices, sia in Straight Outta Compton, un affresco sul mondo del rap americano a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, campione d'incassi a sorpresa negli Stati Uniti la scorsa estate. Infine vale la pena ricordare il ritorno alla forma per un regista già dato per finito, M. Night Shyamalan, con The Visit, fra i più interessanti (ed inquietanti) esempi del genere horror dell'intero 2015.
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9. In viaggio nelle emozioni con Inside Out
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, uscito a giugno in America e a settembre nelle sale italiane, Inside Out ha segnato un nuovo vertice nell'itinerario artistico della Pixar. Sceneggiato e diretto da Pete Docter, questo autentico capolavoro di scrittura e di messa in scena ha entusiasmato e commosso spettatori di ogni età grazie al suo appassionante viaggio nella mente della piccola Riley, undicenne le cui emozioni, personificate in cinque irresistibili comprimari, tentano a fatica di raggiungere e conservare quella cosa sfuggente e precaria chiamata felicità. Con la sua perfetta fusione fra umorismo, malinconia e riflessione sulla crescita e la sofferenza, questo straordinario racconto di formazione si attesta fra i massimi titoli dell'animazione di ogni epoca, nonché tra quei film capaci di imprimersi in maniera indelebile nel cuore e nella memoria del pubblico.
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10. Voci dall'Europa: piccole grandi perle d'autore
Tanti (per fortuna!) i film d'autore europei che, negli ultimi dodici mesi, si sono ritagliati uno spazietto nelle nostre sale, accanto a titoli ben più pubblicizzati, stuzzicando l'interesse degli spettatori più curiosi e, talvolta, sorprendendoci come forse alcun blockbuster è stato in grado di fare. Troppi per citarli tutti (ma ancora troppo pochi quelli che arrivano in Italia, considerando l'enorme quantità di eccellenti film tuttora inediti qui da noi), ma è doveroso ricordare almeno i più importanti, suggerendone magari un provvidenziale recupero a chi non avesse ancora avuto occasione di gustarseli. Partiamo dalla Scandinavia con il vincitore del Leone d'Oro a Venezia 2014 (ma arrivato in sala quest'anno), ovvero la commedia grottesca e surreale di Roy Andersson Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, e con Forza maggiore, corrosivo ritratto di famiglia sempre proveniente dalla Svezia. Dalla Gran Bretagna sono arrivati Turner, abbagliante biopic premiato a Cannes 2014 per l'interpretazione di Timothy Spall e firmato dal grande Mike Leigh, e 45 anni, superbo mélo matrimoniale con i meravigliosi Charlotte Rampling e Tom Courtenay (migliori attori a Berlino 2015), mentre batte bandiera irlandese '71, dramma tesissimo ambientato durante i disordini dei Troubles.
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Dalle isole britanniche alla Francia, cuore della cinefilia europea, che quest'anno ci ha regalato film quali Una nuova amica, gioiello di ambiguità e di introspezione psicologica realizzato dalla penna sapiente di François Ozon, il mimetico racconto di formazione Diamante nero di Céline Sciamma ed Eden di Mia Hansen-Løve, ovvero vent'anni di vita e amori di un dee-jay narrati al ritmo della French House. In qualche modo appartiene alla Francia pure Francofonia, singolare omaggio al patrimonio artistico del Louvre da parte del cineasta russo Aleksandr Sokurov, mentre dal Belgio, puntando verso l'Oscar, è arrivata di recente la corrosiva commedia a sfondo metafisico Dio esiste e vive a Bruxelles, che schiera nel cast anche la mitica Catherine Deneuve. Dalla Germania, come dimenticare l'intensa e struggente Nina Hoss protagonista del dramma Il segreto del suo volto, mentre il regista greco Yorgos Lanthimos ci ha consegnato una cupa distopia sui rapporti di coppia nell'originale The Lobster. Infine, muovendoci verso Est, incontriamo l'ucraino The Tribe, film in cui alle parole si sostituiscono i gesti e gli atti di violenza di un "branco" avviato al crimine, e il premiatissimo Leviathan, con il suo sguardo tutt'altro che rassicurante sulla Russia contemporanea.
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11. I maestri di fine anno: Allen e Spielberg
Eccoci giunti a dicembre, un mese riservato per tradizione ad alcuni fra i "pezzi forti" dell'offerta cinematografica. E da pochi giorni, infatti, sono approdati nelle nostre sale i nuovi titoli di due fra i registi più apprezzati e amati del panorama americano e mondiale: Steven Spielberg e Woody Allen. Con Il ponte delle spie, Spielberg è tornato ai suoi film storici occupandosi, questa volta, del periodo della Guerra Fredda, con Tom Hanks nel ruolo di un avvocato statunitense impegnato a utilizzare la diplomazia come strumento per riaffermare il valore della dignità umana: un solido umanesimo espresso mediante uno stile classico e una controllata eleganza. Più controversa la ricezione per la nuova pellicola del neo-ottantenne Woody Allen, Irrational Man, con Joaquin Phoenix nei panni di un professore universitario impegnato a 'tradurre' i massimi sistemi dei suoi principi filosofici in atti pratici dalle fatidiche conseguenze: un'opera più tendente al dramma che alla commedia, da inserire nel solco degli altri "thriller (a)morali" del regista newyorkese.
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12. ...E quindi uscimmo a riveder Star Wars
La conclusione della nostra antologia del cinema del 2015 non poteva che riportarci lì: in quella galassia lontana lontana che, dal 16 dicembre, ci ha riconsegnato gli eroi con i quali siamo cresciuti (Han Solo, la Principessa Leia, Luke Skywalker), insieme a un manipolo di nuovi personaggi pronti a raccoglierne il testimone. Accolto da un debutto da record al box office internazionale, destinato a imporsi nella classifica dei maggiori successi di tutti i tempi, Star Wars: Il risveglio della Forza costituisce la scommessa (a nostro avviso, vinta pressoché su tutta la linea) di J.J. Abrams, con un Episodio VII che rende omaggio al primo Guerre stellari ma riesce anche a rinnovare l'immaginario della trilogia originale di George Lucas, fra citazioni, momenti di estremo pathos e colpi di scena di cui si continuerà a discutere molto a lungo. Per il 2015, insomma, non si poteva sperare in un miglior "finale di partita"; e a questo punto, buon anno nuovo e che la Forza sia con noi per un 2016 ancor più ricco di visioni, di scoperte e di emozioni!
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