Le serie di stampo iberico riscuotono da sempre un discreto successo su una piattaforma streaming come Netflix, decisamente propensa nel dare spazio a produzioni internazionali che rispecchino la realtà del paese in cui vengono create e sviluppate. Come vedremo in questa recensione di I favoriti di Mida, creata da Mateo Gil e Miguel Barros, questo discorso non vale del tutto per la miniserie ispirata al racconto scritto da Jack London: la serie, divisa in 6 capitoli di una durata di circa un'ora ciascuno, è ambientata in una Madrid contemporanea che potrebbe essere una qualsiasi capitale europea scossa dal malcontento popolare per la classe politica al comando, una visione della realtà che ben si adatta ai fermenti che stanno in parte scuotendo molti paesi occidentali (anche se alcuni scenari potrebbero sembrare leggermente distopici). Questa serie thriller, ottimamente realizzata e con un alto budget alle spalle, si ammanta - volutamente - di una patina di internazionalità che da una parte la rende forse più convincente per i temi che sceglie di trattare, dall'altra leggermente asettica e fredda. Siamo a Madrid, ma potremmo essere ovunque: tra un superattico con piscina e modernissimi uffici fatti di spazi aperti ed enormi vetrate potremmo trovarci tanto a New York quanto nella Londra di Diavoli e di MotherFatherSon.
La storia, come vedremo, parte da delle premesse molto interessanti: un ricco e importante imprenditore nel mondo della comunicazione viene ricattato da una misteriosa organizzazione, composta più che da reali individui con interessi concreti, da impalpabili personaggi votati a restaurare il mondo. Una sfida contro l'impossibile quella del nostro protagonista, che oltre a mettere in discussione il proprio ruolo professionale dovrà anche riscoprire se stesso ed il proprio senso della morale.
Un riscatto da pagare
Victor Genovés (Luis Tosar) è un uomo d'affari che ha appena ricevuto le chiavi del paradiso: dopo la morte del presidente del gruppo Malvar, si è ritrovato erede di un gruppo di testate giornalistiche quotate in borsa. Il momento di gloria del nostro protagonista ha però vita breve, e viene presto macchiato dall'arrivo di una lettera misteriosa, scritta dagli appartenenti al gruppo criminale "I Favoriti di Mida": Victor dovrà pagare cinquanta milioni di euro - erogabili anche in comode rate da cinque milioni per volta - in cambio della vita di persone scelte a caso, senza alcun tipo di criterio, tra gli abitanti della capitale spagnola. Che cosa fare? Pagare l'enorme somma di denaro o rivolgersi alla polizia? Ma, se la scelta delle vittime è casuale (I Favoriti di Mida indicheranno di volta in volta solo l'ora ed il luogo dell'omicidio), come potrà la polizia riuscire a catturare i colpevoli? Da questo momento comincia una lotta contro il tempo per salvare più persone possibili, cercando al tempo stesso di scoprire chi si nasconde dietro ai Favoriti, e quale sia il loro vero obiettivo. Più la visione procede, infatti, più ci rendiamo conto che non è solo il denaro che provano ad estorcere a Victor a guidarli nella loro missione.
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La caratteristica più interessante di questa storia dalle premesse piuttosto particolari è senza dubbio tutto il discorso relativo al senso della morale: che cosa fare in una situazione di questo tipo? A rendere il tutto ancor più complicato e ambiguo c'è il fatto che da un certo momento del racconto in poi I Favoriti di Mida inizino in qualche modo ad aiutare Victor nella sua carriera, eliminando alcune delle difficoltà che si trova ad affrontare, permettendogli così ti portare avanti la sua visione "pulita" ed integerrima di giornalismo. La serie offre molti spunti di riflessione sopratutto per questa sua costante ambivalenza, riuscendo a coinvolgere lo spettatore nella situazione che il protagonista è costretto a vivere, sopratutto perché collocata in un contesto - quello relativo alle proteste e al malcontento popolare, sempre presente in ogni episodio della serie - che ci è piuttosto familiare.
Detto questo, però, per un intreccio così affascinante - che necessiterebbe di colpi di scena e sequenze da cardiopalma - il ritmo che si sceglie di utilizzare ci è sembrato fin troppo lento e alcuni degli episodi sembrano quasi trascinarsi tra un omicidio e l'altro, rendendo il tutto piuttosto ripetitivo. Anche per quanto riguarda la vita personale del protagonista e dei comprimari, se in certi momenti funziona più come riempitivo - e qui ci mettiamo in primis la relazione amorosa tra Victor e la Mónica di Marta Belmonte -, in altri serve esclusivamente a portare avanti alcuni passaggi della trama e a sottolineare certi cambiamenti nei personaggi altrimenti non particolarmente giustificati. Questo vale soprattutto per quanto riguarda il protagonista: pur cogliendo qua e là informazioni sul suo passato e sulla sua personalità, arriviamo al finale rendendoci conto di sapere veramente poco di lui, cosa che - inevitabilmente - ci impedisce di empatizzare con quello, di terribile, che gli sta accadendo.
Una serie che non convince appieno
Una serie formalmente ben fatta - anche grazie ad una fotografia molto ben realizzata, sia in interni che in esterni, ed una regia estremamente pulita anche nei (pochi) momenti più concitati - ma che si perde in quello che dovrebbe essere il vero cuore di un prodotto di questo tipo: costruire i personaggi in modo tale che si crei empatia con lo spettatore, sviluppando al meglio il ritmo della narrazione tramite un'atmosfera tesa e colpi di scena ben dosati, in modo tale che chi guarda si senta progressivamente più catturato dalla vicenda. Se sulla carta I favoriti di Mida sarebbe potuta essere una serie action/thriller davvero coinvolgente ed interessante, il risultato è invece quello di un prodotto piuttosto freddo e sbilanciato, incapace di convincere appieno se non in certi suoi momenti evidentemente più ispirati.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione de I favoriti di Mida sottolineando quanto la serie creata da Mateo Gil e Miguel Barros dal punto di vista formale sia ben realizzata, e parta da delle premesse molto interessanti. La serie, però, si perde nel caratterizzare bene i suoi personaggi e nel creare il ritmo giusto per un prodotto action/thriller di questo tipo.
Perché ci piace
- Le premesse da cui parte questa storia sono molto interessanti e affascinanti.
- La serie dal punto di vista formale è molto ben realizzata.
- Tutto il discorso relativo alla morale e alle scelte che il protagonista è costretto a fare.
Cosa non va
- I personaggi non vengono caratterizzati al meglio.
- Il ritmo è fin troppo lento per un prodotto action/thriller di questo tipo.