A mezz'ora da Roma, tra cavalli, mucche e pecore al pascolo. Era luglio, faceva un certo caldo e l'atmosfera, sul set, era di quelle effettivamente molto, molto rilassate. Merito di Tarqueenia, la tenera corgi di Filippo Timi, che catalizzava l'attenzione della troupe, e merito anche di un rapporto che dura da oltre dieci anni, tra i registi, i tecnici e, ovviamente, tra gli attori. Del resto, lo abbiamo testato con mano, invitati da Sky a fare un giro sul set dell'undicesima stagione: I Delitti del Barlume è una sorta di stato mentale. Nonostante la location principale si quella di Marciano Marina, in Toscana, la nuova stagione - da venerdì 12 gennaio in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW, dopo il passaggio al Festival di Torino - è stata girata anche nei boschi di Formello, utilizzato per una scena decisamente importante (che non vi riveliamo!).
I Delitti del Barlume - Undicesima Stagione, prodotta da Sky Studios e da Palomar, è liberamente ispirata al mondo della serie I delitti del BarLume di Marco Malvaldi (edita da Sellerio Editore), mentre nel cast ecco tornare gli imprescindibili protagonisti, da Filippo Timi a Lucia Mascino, fino a Enrica Guidi, Corrado Guzzanti e Stefano Fresi. A dirigere i tre film tv, Roan Johnson - anche produttore creativo - e Milena Cocozza. "La differenza di questa nuova stagione? Beh, sono tre film puntate...", racconta Roan Johnson a Movieplayer.it: "Non posso spoilerare l'assassino, ma ci sarà una storia familiare, ritroveremo i tic dei personaggi fissi e dei camei. Con tre puntate abbiamo avuto l'opportunità di raccontare meglio le parabole dei personaggi. E ci piace metterli in difficoltà!".
I Delitti del Barlume 11, sempre più "satira sociale"
Appuntamento inossidabile della programmazione Sky, I delitti del BarLume è un punto di riferimento, una tradizione che continua ad innovarsi, seguendo le tracce di un set diventato una famiglia. "Abbiamo avuto questa fortuna: mano mano che passano gli anni, o aumentano i nervosismi e le varie tensioni, o si si sta sempre meglio. Ecco, noi stiamo sempre meglio. E tutto parte dalla scrittura, il divertimento continua ad essere tanto perché c'è sempre una questione da risolvere, sia per non essere troppo ripetitivi sia per perché conosci del dinamiche del set. Non c'è stanchezza, c'è solo gioia e divertimento. Gli attori sono già consolidati, tutto è già impostato. E forse anche per questo che comunque mi sono venuti in aiuto sia Milena Cocozza che ha girato una puntata, sia Marco Teti, che mi ha aiutato per varie scene. Sul set proviamo ad improvvisare, tanto oramai siamo talmente solidi che quando vedo lo spiraglio dico: 'ma sì, proviamo...'. Anche perché ci sono attori come Corrado Guzzanti, che se propone qualcosa, è qualcosa di esilarante", prosegue Roan Johnson.
Una famiglia, ma anche una sorta di affresco satirico: "Il Barlume è diventata una satira sociale, e a noi questa cosa diverte. C'è una longevità, e ci ha permesso di raccontare il paese. Abbiamo raccontato pure il Covid, senza esserne impauriti, in un momento di rimozione, ridendone per esorcizzarlo. Quando possiamo, nel copione inseriamo battute sull'attualità, entrando nell'odierno. È un mondo immaginario, ma attinente alla contemporaneità del Paese".
I delitti del BarLume 10, Roan Johnson: "Nel futuro del BarLume vedo altre dieci stagioni"
Risate, divertimento e una struttura forte
Undici anni, innumerevoli camei (nella nuova serie ci sarà Orietta Berti!), una partecipazione attiva dei protagonisti. A cominciare da Filippo Timi, quel Viviani dalla coinvolgente filosofia di vita (mai il cappuccino dopo le 11.30!), ritrovata da Roan Johnson nel valore narrativo de I Delitti del Barlume. Tutto, secondo il regista, nasce dalla struttura: "La struttura è solida, ma durante gli anni abbiamo avuto una percentuale alta di cosa era scritto e cosa poi è andato in montaggio. La cosa che cambia è nella singola scena, nella battuta. Sono delle dinamiche veramente sottili e difficili da capire. Allora, lì provi a dire: 'ma proviamo a vederla in quest'altro modo e magari basta un cambio ritmico, un cambio di parola, un'intenzione che cambia tutto il contesto'. Questa è la parte più bella, il punto di novità. I copioni vengono accolti sempre bene dagli attori, anche ora che stiamo girando la 12ª stagione. Circa 14 personaggi fissi, e altri che ruotano: proviamo a mantenere un equilibrio di scene, ma non è facile: tutti vorrebbero apparire, esserci di più. Chiaro, è impossibile".
Come ogni famiglia, però, ci sono stati dei momenti difficili, superati grazie all'unione e alla perseveranza produttiva. "Negli anni sono successi dei casini grossi. Grossi davvero. E non si possono dire... tipo, a un certo punto il protagonista è sparito... non è una roba comune, ecco", confida Johnson. "In due o tre momenti avremmo potuto sederci, e invece eccoci qui: abbiamo fatto dei salti carpiati per rimanere in piedi. Io sono arrivato con la seconda stagione, Sky e Palomar mi chiesero di ripartire da zero. Piano piano le cose sono andate meglio. Alcuni passaggi hanno aiutato molto, sommati ad archi narrativi più lunghi, e al fatto che ho delegato ad altri registi, dando più respiro, e dandomi più respiro".
Roan Johnson: "Il Barlume? Lo rivedrò come fosse un filmino delle vacanze!"
Trasmessa per la prima volta nel 2013, I Delitti del Barlume è definibile come una collection di film tv autoconclusivi, legati però dalle storie e dalle evoluzioni dei personaggi. Non una serie tv, quindi, ma nemmeno un film in più parti. Show atipico, contrassegnato dal divertimento e dalla genuinità (i mitici 'Bimbi' sono il cuore di ogni puntata!), in un'epoca in cui "l'industria si è spostata pesantemente sulla serialità, anche se poi ci sono film di rottura, come quello di Paola Cortellesi", spiega Johnson. "C'è uno spostamento del mercato italiano e devo dire che sono un grande fruitore di serie. Mi piacciono, forse perché sono le serie piacciono più agli sceneggiatori che ai registi. Ho diversi progetti nel cassetto, però bisogna incrociare le dita perché poi sappiamo quanto è importante avere una forza avere di un cast importante. Cioè mi sono anche detto se se lo devo fare però facciamolo bene cioè nel senso se no insomma c'è poco senso".
Dunque, chiediamo se ci sia effettivamente una flessione nella serialità, dopo un periodo di grandi produzioni. "Mi pare che ci sia da parte dei grandi broadcaster un nuovo posizionamento. Cioè, sono diventati molto più generalisti. In Italia abbiamo ancora una RAI molto forte, il competitor di Netflix, agli inizi, era la televisione in sé e quindi si doveva distinguere da quei prodotti, ora invece il competitor è la RAI stessa. Questo mi pare di vederlo un po' ovunque, è una scelta editoriale forte ma per certi versi abbassa l'originalità. Sky, per esempio, lavora per distinguersi, ed era proprio nei dettami iniziali. Stessa cosa che fece HBO, che non voleva assomigliare alla NBC... sono riusciti a fare cose meravigliose e diverse, da True Detective ad Euphoria. Il segreto della HBO? Facile, molti soldi, e la voglia di cambiare le regole. Oggi c'è una saturazione, e chissà se spingere le produzioni a cambiare i toni".
Nel bel mezzo di una certa standardizzazione, la banda di Viviani resta una sorta di isola felice. "I Delitti del Barlume continuano ad essere un unicum. Abbiamo evitato di ripeterci, osando e sperimentando: come la solita voce fuori campo con il monologo, che nella nuova stagione sarà quella di una capra! I personaggi e gli attori sono cresciuti con il pubblico, e nonostante i problemi logistici l'atmosfera rimane bellissima. Lo dico sempre: quando sarò ottantenne, mi riguarderò tutte le puntate quelli come si guardavano i video delle vacanze...".