Quello dei dieci anni è un traguardo importante per Roan Johnson. Impossibile prevedere la longevità della serie di film ispirati ai romanzo di Marco Malvaldi quando è subentrato a Eugenio Cappuccio all'inizio della seconda stagione de I delitti del BarLume, produzione Sky Original coprodotta con Palomar, in esclusiva su Sky Cinema e in streaming solo su NOW da lunedì 9 gennaio alle 21.15 per tre lunedì. Episodio dopo episodio, il regista è diventato l'anima del BarLume, anche se ammette di avere avuto qualche vantaggio.
"Come Malvaldi, sono pisano, quindi avevo ben chiari il tono e la fauna umana che andava a raccontare nei suoi romanzi" spiega Roan Johnson. "Anche se è girata all'Isola d'Elba, la serie, come i libri, è ambientata tra Tirrenia e Marina di Pisa, posti che conosco molto bene. Con gli altri sceneggiatori Davide Lantieri, Ottavia Madeddu e Carlotta Massimi siamo partiti dall'idea di non tradire il cuore dei romanzi di Malvaldi, la sua irriverenza e la capacità di riuscire a ridere di tutto. Per fare bene un lavoro si deve sentirlo vicino alle proprie corde. Io cerco di fare qualcosa che faccia ridere me per primo, filtro la realtà attraverso i miei gusti".
Dopo la fedeltà ai romanzi di Malvaldi, il BarLume prende il volo
Questa vicinanza di intenti col materiale di partenza ha consolidato il successo de I delitti del BarLume anno dopo anno, fino ad arrivare a una decima stagione che conferma la capacità della serie di evolversi e riflettere i cambiamenti nella società. Roan Johnson spiega questa evoluzione con una metafora azzeccata: "La serie e i romanzi appartengono allo stesso sistema solare, ma sono diventati due pianeti diversi sia per ragioni produttive sia per l'esigenza di fare film fruibili in maniera indipendente. Questo spiega il successo delle repliche. Puoi vedere un episodio singolo, ma se conosci i personaggi te la godi di più". La passione per le serie che Roan condivide con gli altri tre sceneggiatori, li ha spinti a lavorare anche sull'orizzontalità "e questo ha creato un prodotto abbastanza unico".
Da tempo le storie del BarLume non traducono più i romanzi, ma sono storie originali. Un po' come nel caso de Il trono di spade, la serie è andata più veloce dei libri e con due episodi l'anno (in questa stagione tre) richiede sempre nuove trame. "In dieci anni sono successe tante cose e c'è stato qualche incidente di percorso" chiarisce il regista. "Nei romanzi Ampelio è ancora tra i protagonisti, ma con la morte di Carlo Monni noi abbiamo scelto di inserire Emo, che è il suocero di Massimo. Ogni anno facciamo il punto e creiamo il giallo in funzione di dove si trovano i personaggi a questo punto. Anche l'emergenza sanitaria ci ha condizionati, ma noi cerchiamo di trasformare i problemi in opportunità".
I delitti del BarLume 10, la recensione: nuovi figli, delitti, cuori infranti e crisi esistenziali
L'evoluzione delle storie e dei personaggi
. I delitti del BarLume 10 vede una centralità dei personaggi secondari inedita rispetto al passato. Con la famiglia del Viviani (Filippo Timi) presa dai propri problemi, Marchino, la Fusco, Tassoni e Pasquali rubano spesso e volentieri la scena ai protagonisti. Come ammette Roan Johnson: "Marchino è protagonista assoluto dell'episodio Resort Paradiso e ottiene perfino l'onore del monologo finale nel primo episodio. Ricordo che quando ho girato la mia prima stagione del BarLume, Viviani era in ogni scena, ma è un peccato non sfruttare il nostro cast. E poi credo che la coralità sia una ricchezza, così abbiamo fatto entrare nuovi personaggi che sono piaciuti talmente tanto da diventare fissi. Ogni variazione sul tema per noi è ricchezza anche se avere quattordici personaggi fissi ci costringe a fare equilibrismi per tenere tutto insieme".
Oltre a rendere il BarLume più affollato, l'ambizione di Roan Johnson è di renderlo più cinematografico. Vanno in questa direzione gli omaggi e le citazioni che anche in questa stagione abbondano. Processo naturale per Johnson, vista la sua passione cinefila: "Cerchiamo di concentrarli nelle scene che hanno il budget necessario e il contenuto giusto. Stavolta ad aiutarmi c'è anche Milena Cocozza, aiuto storico del BarLume, che ha diretto il terzo episodio realizzando le sequenze nella piscina. Girare i video trap di Marchino è stato uno spasso, in futuro cercheremo di ripetere questa esperienza perché ci siamo davvero divertiti". Ma la decima stagione ospita anche una storia d'amore omosessuale e qualche scena audace che sembra testimoniare la voglia di uscire dal cliché del prodotto per famiglie. Il regista, però, smentisce questa lettura e spiega: "Nei primi episodi usavamo molte più parolacce, poi ci siamo posti il problema del pubblico a casa. Né Sky né Palomar ci hanno fatto pressioni, siamo noi che abbiamo scelto di fare un passo indietro per una questione di responsabilità. Questo prodotto ha un ampio ventaglio di pubblico, tra cui le famiglie, quindi vogliamo assecondare questa tendenza e non abbiamo nessun pregiudizio nei confronti dell'amore omosessuale".
Una serie che conserva la sua natura
Dieci anni è un tempo sufficientemente lungo per fare dei bilanci. Alla domanda se c'è qualcosa del BarLume che cambierebbe, Roan Johnson spiega che "la cosa bella del BarLume è che un prodotto molto libero, lavoriamo divertendoci. A volte, mi sarebbe piaciuto fare un giallo da due puntate per dare più spazio ai personaggi, ma il fatto che ogni puntata sia fruibile da sola ci ha regalato tanto successo. Credo che la serie debba conservare la sua natura. Bisogna rispettare questa natura, che secondo me gli viene data più dal pubblico che dagli autori. Per il futuro del BarLume sogno altre dieci stagioni". Anche sul personaggio che gli assomiglia di più, il regista anglopisano ha le idee chiare: "Viviani, senza dubbio, e il motivo è semplice. Quando ci siamo conosciuti, Filippo Timi ha iniziato a imitarmi. Ormai risento ii miei discorsi quando apre bocca".