Se nel 2023 avevamo avuto una presenza ampia di italiani a Cannes, con Nanni Moretti, Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher in concorso, il 2024 è l'anno di Paolo Sorrentino ma anche di un autore che abbiamo seguito con interesse nel corso degli anni e che ci ha regalato titoli interessanti come Louisiana o Che fare quando il mondo è in fiamme?. Parliamo di Roberto Minervini, marchigiano d'origine, trapiantato in USA dove ha prodotto tutti i suoi titoli. L'ultimo lavoro, presentato nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2024, si intitola I Dannati e ci porta indietro al 1862 per seguire un gruppo di soldati al tempo della Guerra di Secessione Americana, per mostrarci uno spaccato del conflitto e dell'umanità che si ritrova coinvolta in esso, per superare l'idea del mero conteggio delle vittime di un conflitto e concentrarsi su singoli individui.
Come nasce I Dannati?
Non poteva che iniziare dalle origini la chiacchierata tenuta a Cannes nella splendida cornice dell'Italian Pavillon e dell'Hotel Majestic che lo ospita. "L'idea parte da lontano" ha spiegato Minervini, ricordando anche come il titolo I dannati sia precedente al film stesso, per richiamare il riferimento alla dannazione, l'aspetto spirituale oltre a quello secolare: "sono partito anche da una duplice riflessione: la prima è di genere cinematografico, la voglia di affrontare non solo la finzione ma anche il genere di guerra. Ho sempre avuto un rapporto a volte simbiotico a volte dissonante con quei film per una questione morale, chiedendomi che significato possa la morale in guerra e mettendo in discussione la rappresentazione muscolare della mascolinità nei conflitti. Ci eravamo riproposti di iniziare un percorso e andare a riscrivere la guerra nel confrontarci con questo genere cinematografico".
Un altro punto era però relativo alla sua opera e il suo modo di lavorare. Per un autore che aveva sempre sfruttato il documentario con intelligenza e piglio personale e artistico, spostarsi in un territorio di finzione ha rappresentato un'evoluzione naturale. "C'era poi il discorso parallelo di come reinventarsi e utilizzare un metodo di lavoro fortemente basato sull'esperienza per adottarlo in un ambito di finzione. Ho voluto indagare come ricreare un contesto che fosse intimo, che partisse dal di dentro pur mantenendo i punti fermi del mio cinema", che sono sempre stati di un'attenzione alla realtà, al mondo.
Un passo importante del percorso artistico di Roberto Minervini, secondo il produttore di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che non ha mancato l'occasione per ammiccare alla recente polemica sulle sue dichiarazioni riportate riguardanti l'autorialità (poco vendibile) al cinema: "I Dannati è un film morale, un film civile, sociale, che ha tante cose al suo interno. Siamo molto felici di averlo supportato e prodotto e che abbia una vetrina importante come il Festival di Cannes." Così come, ha sottolineato Del Brocco, che possa uscire subito, "perché i festival sono importante per supportare e spingere anche i film in sala."
Il suono di tutte le guerre
"Il film è costruito come un prima, un durante e dopo una battaglia" ha spiegato Minervini, "e nel dopo quel che resta è la chimera di una via d'uscita, la cui assenza è evidente man mano che si va avanti". Per Minervini è questo "l'aspetto tragico del film" che lui enfatizza anche con l'uso accorto e intelligente del sonoro. "Le armi sono state fornite dal più grande produttore di armi d'epoca e sono italiane. Ma a parte questo aneddoto, il suono delle armi è stato in gran parte registrato in presa diretta. La riproduzione è fedele. Ma nel corso della battaglia, un unico momento di scontro a fuoco, il suono cambia, si distorce, diventa il suono di tutte le guerre, della Guerra con la G maiuscola. Quel suono che identifica un preciso periodo storico si espande e questi echi richiamano altre armi. Diventa un qualcosa che risuona fino ai giorni d'oggi".
Uomini e sogni
L'attenzione è per l'uomo, per i singoli individui. "Ho passato anni e anni di lavoro sul territorio a stretto contatto con le comunità locali e c'è molta presenza di veterani di guerra. Mai con loro c'è stato uno scambio sull'essere dei guerrieri, come se il condottiero e il guerriero fosse qualcosa di diverso dall'uomo che cerca di arrivare a fine mese." Una riflessione interessante, che si concretizza nella reazione inaspettata nel trovarsi realmente in uno sconto bellico alla prima occasione in cui questo capita. "Ho sempre notato nei giovani soldati con cui ho parlato questa incredulità dell'andare veramente a combattere. Così nel fare un film di guerra ho concentrato l'attenzione unicamente sull'umanità di questi ragazzi che inevitabilmente fanno riferimento alla vita che verrà e i loro obblighi di gente di famiglia e dei sogni ancora da raggiungere."
Uno sguardo sull'individuo sottolineato dall'aspetto visivo, dall'uso di lenti vintage, antiche, della Canon "di cui esisteva un solo set fatto adattare da Zack Snyder". Roberto Minervini ci ha spiegato come il regista di 300 abbia trovato queste lenti e le abbia adattate per il cinema. "Sono riuscito a mettere mano al set perché a Snyder non piaceva il grandangolo e me lo sono preso io. Il 24mm che utilizziamo ha delle aberrazioni cromatiche e di messa a fuoco che fa sì che si possa mettere a fuoco solo la parte centrale dell'immagine. Ci ha obbligati, ma è un'ama è una scelta accolta con entusiasmo da parte mia, di mettere i personaggi al centro e utilizzare spesso un solo personaggio. Questo ci ha permesso di creare un rapporto uno a uno tra spettatore e personaggio. Ognuno di loro ha il suo palcoscenico e si fa portavoce della storia".
Uno scenario apocalittico
Si parla di Guerra di Secessione e di recente abbiamo visto in sala un film come Civil War che richiama medesime sensazioni guardando al futuro. E parlando di futuro il discorso sfocia nella preoccupazione per lo scenario contemporaneo, sull'esito che appare inevitabile, almeno nella percezione americana che Minervini conosce bene, e che definisce "potenzialmente apocalittico". Il regista fa riferimento a un "ritorno alla Bibbia, alla divisione binaria tra i generi, alla pena di morte" evidenziando in qualche modo dei parallelismi con la guerra di Secessione. "Ci saranno delle operazioni da parte del nuovo governo per riutilizzare delle filosofie unificatrice per un'America disunita, come possono essere la religione e l'istituzione familiare."