Pentole e bicchieri sono qui da ieri...
Lo sappiamo, avete iniziato a canticchiare anche voi queste parole, se avete vissuto nel primo decennio del 2000 il periodo "d'oro" della fiction italiana che, dopo il successo di Un medico in famiglia sulla RAI provava a trovare un corrispettivo su Canale 5 per poter fare concorrenza al servizio pubblico. Lo fece I Cesaroni, dal 2006 al 2014 per sei stagioni, riunendo interpreti molto amati e conosciuti del cinema italiano accanto ad altri emergenti e partendo da un format spagnolo, Los Serrano, proprio come la controparte RAI che aveva adattato Médico de familia.
Da una parte il proverbiale medico curante della ASL che ognuno di noi ha, dall'altra l'incontro-scontro tra due nuclei familiari che diventa anche un incontro-scontro tra i sessi. Una "battaglia", nei giorni in cui ci si lamenta per l'iperfemminismo di Barbie, che è certamente invecchiata male per come mostrava determinate dinamiche di genere e di trattazione di argomenti delicati attuali. Allo stesso tempo però ha fatto parte della nostra crescita come spettatori e, soprattutto nelle prime stagioni, divenne certamente un cult.
Quel pasticciaccio brutto della Garbatella
I Cesaroni, fin dal cognome familiare importante, ha rappresentato la romanità più pura nella serie, ambientata nel quartiere Garbatella, dove molte scene sono state girate per davvero. Da un lato la famiglia composta dal padre vedovo Giulio (Claudio Amendola) insieme ai figli maschi Marco (Matteo Branciamore, che proprio come il suo corrispettivo spagnolo aveva il sogno di fare il cantautore e intonava la sigla della serie), Rudi (Niccolò Centioni) e Mimmo (Federico Russo). Dall'altro la famiglia Cudicini, direttamente da Milano, composta dalla divorziata Lucia (Elena Sofia Ricci) e le figlie femmine Eva (Alessandra Mastronardi) e Alice (Micol Olivieri). I Cesaroni ovviamente erano numerosi, dato che comprendevano anche i fratelli di Giulio, Cesare (Antonello Fassari e il suo proverbiale motto "Che amarezza"), con cui gestiva la bottiglieria di famiglia, Augusto (Maurizio Mattioli) e ad un certo punto addirittura l'estraniato negli Usa Annibale (Edoardo Pesce), la madre Gabriella (Rita Savagnone, vera madre di Amendola nella realtà), il migliore amico Ezio (Max Tortora), che era come se fosse un fratello acquisito, meccanico che però passava le giornate in bottiglieria (uno dei tormentoni della fiction).
Da un lato il centro Italia con le abitudini tutte romane e l'educazione impartita dal padre single che come arma usava lo scopettone del bagno, e dall'altro il Nord coi suoi modi eleganti, raffinati e un po' snob. Tra stereotipi e cliché, la fiction provava a raccontare una grande storia de "gli opposti si attraggono" ma amplificati a livello familiare, partendo dall'unione di Giulio e Lucia e quindi delle loro rispettive famiglie, costrette ad una convivenza forzata e ad imparare gli uni dagli altri. Una delle caratteristiche più celebri della fiction fu l'amore nascente tra Eva e Marco, che divennero una tra le coppie più amate e "tifate" (il cosiddetto shipping) nei teen drama al pari dei corrispettivi statunitensi di quegli anni, come Una mamma per amica e One Tree Hill. Le storie romantiche e lavorative degli adulti e dei genitori vivevano in parallelo con quelle dei ragazzi e delle ragazze e questa "battaglia dei sessi" come nello storico film era più sopra le righe che approfondita a dovere. In fondo si trattava di una family dramedy ma forse si sarebbe potuto fare di più.
Cult e poi scult
Tanti dettagli pop e giovanili per una serie che però non è riuscita a battersi sul tempo e forse si è trascinata un po' troppo a lungo. Infatti, complice il successo iniziale di ascolti, I Cesaroni arrivò fino a sei stagioni ma le ultime due, per stessa ammissione di Antonio Antonucci, all'epoca responsabile delle fiction Mediaset, avevano una trama proprio povera che decretò la morte dello show per basso audience, complice anche l'addio di importanti membri del cast, da Elena Sofia Ricci alla coppia Branciamore/Mastronardi che voleva esplorare nuovi lidi. I protagonisti adulti provavano a trovare un dialogo con i figli anche su argomenti delicati come sesso e droga, con sullo sfondo un altro scontro, quello Nord-Sud tra abitudini e costumi (anche solo chiamare "cornetto" la "brioche").
La fiction voleva insomma sensibilizzare su determinate questioni e provare a cavalcare l'onda anticipando i tempi: non ci riuscì del tutto ma sicuramente, soprattutto nelle prime annate, rappresentò una fedele cartina di tornasole sull'Italia del nuovo millennio, un periodo positivo e pieno di speranze verso il futuro, prima che il cambiamento climatico, la pandemia, la guerra e la crisi economica la facessero da padrone. La serie ebbe anche il merito di lanciare (o rilanciare, come nel caso di alcuni interpreti più attempati) determinate carriere, vedi Alessandra Mastronardi arrivata all'estero su Netflix, Matteo Branciamore che ha fondato la propria casa di produzione insieme a Nicolas Vaporidis e Primo Reggiani o ancora Federico Russo che, dopo essere stato il piccolo di Casa Cesaroni, una volta cresciuto si è fatto notare tra cinema e tv. I Cesaroni riuscì anche ad entrare nell'immaginario collettivo - molti turisti quando vanno a visitare Roma fanno tappa al quartiere Garbatella sui luoghi della serie - e in quello televisivo - celeberrima l'ospitata da Maria De Filippi a C'è posta per te in un crossover sui generis. Una fiction molto italiana, come direbbe Stanis, ma a cui comunque abbiamo lasciato un pezzo di cuore.