La classica atmosfera da "gita fuori porta": si respira aria "da scampagnata in famiglia" a viaggiare in treno con l'intero cast de I Cesaroni da Roma a Milano. L'occasione per la rimpatriata è offerta dal grande ritorno in tv con la quinta stagione. L'appuntamento è fissato su Canale 5 ogni venerdì sera dal 14 settembre in prime time: per 16 serate da 100 minuti e tre speciali da 90 ci terranno compagnia i volti storici della fiction Publispei assieme al gradito ritorno di Elena Sofia Ricci (Lucia) e a nuovi arrivi Nina Torresi (Maya), Beniamino Marcone (Diego), Alessandro Tersigni (Francesco) e Giuliana Lojodice (Lady Victoria).
E proprio a Elena Sofia Ricci abbiamo chiesto cosa prova a tornare a casa, alla Garbatella...
Cosa ti ha portato lontano da "I Cesaroni" e cosa, invece, ti ha convinto a tornare?
Per carattere sono sempre allergica a prolungare troppo lo stesso personaggio, alla terza stagione mi stufo, perché mi sembra ripetitivo. I Cesaroni sono rientrati in questa mia filosofia professionale fino a quando Carlo Bixio di Publispei in persona, che per me è stato come un padre nonché un amico carissimo, si è letteralmente inginocchiato con Giancarlo Scheri nel suo ufficio per convincermi. Ho accettato, ma ho chiesto loro un anno e mezzo di pausa per dedicarmi ad altri progetti, tra cui la fiction Che Dio ci aiuti che sto girando in questi giorni. Per l'esattezza stamattina alle 7 ero vestita da suora e ora mi ritrovo sul treno de I Cesaroni a parlare di figli.
Sono affezionatissima a Lucia, una donna moderna che deve amministrare una famiglia allargata. E mi piace raccontarla perché con lei posso mandare un messaggio alle donne arrabbiate e ferite: dico loro di non usare i figli per combattere i mariti. Si può smettere di amare l'uomo di un tempo - e questo comporta dolore e difficoltà - ma il rapporto di un tempo si può trasformare senza far del male ai bambini.
In cosa le somigli?
Mi ritrovo molto nella fatica che prova Lucia quando tenta di sistemare tutto, facendo in modo che tutti stiano bene. Ho due figlie, di 16 e 8 anni, e so cosa voglia dire fare la lotta contro il tempo, ma per accontentare tutti servirebbero giorni di 36 ore. Questo lo sa anche Lucia perché a casa sua ne combinano di tutti i colori.
Giulio e Lucia nella quinta stagione si ritrovano alle prese con un amore che rinasce. Secondo te è possibile?
L'amore tra loro può rinascere, ma a fatica perché lei nega di amarlo anche se è evidente che il sentimento non si è mai spento. Nel frattempo Lucia ha un compagno intellettuale come lei, da quando è partita per Venezia per occuparsi d'arte. Eppure le mancano la semplicità e la tenerezza disarmante di Giulio. Sarà questo a riconquistarla. In effetti anche gli amici ci aprono gli occhi sul fatto che in amore ci stavamo comportando come dodici anni. In effetti questa dinamica ne I Cesaroni è piuttosto diffusa: i ragazzi crescono mentre gli adulti agiscono da adolescenti.
Sai cosa mi ricorda l'epopea dei suoi trasferimenti? La scena finale del film L'amore ai tempi del colera, quando ci si chiede quanto tempo debba trascorrere sulla barca. E la risposta è: "Tutta la vita".
Cosa ti insegnano le tue figlie?
Grazie all'esperienza con loro spero di aver imparato a chiedere scusa, anche come mamma. Ricordo com'ero alla loro età e lascio che si sentano libere di ammettere gli errori commessi. Poterle sollevare dall'ansia di essere perfette, anzi le migliori a tutti i costi, è quasi liberatorio, un esercizio quotidiano. Guardandole sono sorpresa dal loro carattere e dalla loro determinazione e le ammiro molto.
Cosa ne pensi della scuola italiana?
Le mie figlie frequentano la nostra scuola pubblica perché non sopportavo l'idea che frequentando un istituto straniero si perdesse la possibilità di studiare la storia e la letteratura italiana. La grande ha scelto la sezione più dura del suo liceo classico, ma porta avanti lo studio con grande impegno, tanto che a giugno sembra un marine, totalmente distrutta. Sono molto orgogliosa di lei. Credo che l'istruzione della scuola superiore in Italia sia migliore che nel resto d'Europa, è più formativa, al contrario delle specializzazioni in cui ad esempio gli americani sono più forti. Peccato per la seconda lingua, che non studia quanto vorrei nonostante i viaggi all'estero.
Sei una mamma-amica?
Direi piuttosto che sono talmente dura ed esigente con le mie figlie che le tormento. Secondo me le alleno agli ostacoli della vita mentre la mia agente, che lavora con me da oltre trent'anni, mi bacchetta e prende le loro difese.
Amo viaggiare e mi manca molto durante le lunghe serie che ti mettono fuori uso per tanto tempo. Quando viaggi per lavoro è la cosa più bella, sono stata per sei mesi in Messico nell'86 e ci ho lasciato il cuore. Ero l'unica italiana del set e alla fine sognavo persino in spagnolo. Ora non lo posso più fare, le mie figlie hanno bisogno di avermi vicina.
Durante le riprese della fiction hai perso tuo padre. Secondo te come si elabora una mancanza tanto importante?
La morte di mio padre è stato un calvario duro e doloroso perché è mancato per colpa di un tumore alle ossa. Ha scalato tutte le montagne e vederlo inchiodato al letto per sei mesi è stato terribile eppure mi ha lasciato la sua positività e la sua allegria. Anche nella malattia trovava aspetti interessanti, cercava di vedere il positivo fino all'ultimo. Dopo il set correvo in clinica da lui e ho rivissuto quanto mi era già accaduto 9 anni prima con il secondo marito di mamma, che mi ha cresciuta, Pino Passalacqua. Il mio vero padre l'ho perso da bambina. Le persone che non ci sono più le porto dentro di me, non ci lasciano mai.