Ogni film è politico nel senso che ti espone qualche idea: cosa vogliono le donne? Cosa significa essere un uomo? Cos'è giusto? Cos'è divertente? Cosa può farti ridere? Cosa non è divertente? E veniamo colpiti da quei film che sfidano lo status quo.
Tanti auguri Susan, una star in prima linea
Sfidare lo status quo, in effetti, sembra essere stata una costante ineludibile per Susan Sarandon. Non soltanto nell'arco di una carriera che non l'ha mai vista tirarsi indietro di fronte a soggetti scottanti o a ruoli controversi, ma anche nel corso della sua vita fuori dal set: una vita che l'attrice newyorkese, nata a Jackson Heights, nel Queens, il 4 ottobre 1946, con sangue italiano dal ramo materno, ha speso in buona parte impegnandosi nelle cause da lei patrocinate, in primo luogo nel pacifismo nella difesa dei diritti civili.
Soprattutto negli Stati Uniti, infatti, Susan Tomalin, conosciuta come Susan Sarandon da quando, a vent'anni, sposò l'attore Chris Sarandon (la coppia avrebbe divorziato nel 1979), è estremamente nota per il suo attivismo sociale e politico. Ambasciatrice dell'UNICEF e militante della sinistra radicale del Partito Democratico, la rossa di Hollywood non si è mai fatta intimorire dai dibattiti e dalle polemiche: nello scorso decennio, assieme all'ex compagno Tim Robbins, ha manifestato in più occasioni contro l'aggressiva politica estera del Presidente George W. Bush; negli ultimi mesi è stata fra i più accesi sostenitori di Bernie Sanders durante le primarie democratiche, mentre nel 2011 suscitò un certo scalpore quando accostò l'aggettivo "nazista" a Papa Benedetto XVI.
Oggi, però, vogliamo concentrarci sulla carriera professionale della Sarandon: attrice di enorme talento ma anche eterna sex symbol, la quale a settant'anni conserva pressoché intatti il carisma e il fascino che ha sempre trasmesso con la massima disinvoltura dal grande schermo. Dall'esordio nel lontano 1970 ne La guerra del cittadino Joe, dramma di grande successo di John G. Avildsen, e dalla breve esperienza nella soap opera A World Apart, Susan ha percorso tantissima strada, costruendosi una filmografia ricca, variegata e invidiabile, con una media di due o tre film all'anno, senza contare le numerose partecipazioni a progetti televisivi. Purtroppo negli ultimi tempi non sempre Hollywood, notoriamente poco generosa verso le attrici più 'mature' (Meryl Streep a parte), ha saputo valorizzare le sue doti, relegandola a parti secondarie o, peggio ancora, del tutto improbabili... come quando, due anni fa, fu ingaggiata per interpretare la nonna (!) di Melissa McCarthy, pur avendo appena ventiquattro anni più della protagonista. Il vento, comunque, potrebbe cambiare a breve (ne riparleremo a fine articolo); e nel frattempo, celebriamo il compleanno di Susan Sarandon ripercorrendo di seguito dieci tappe fondamentali della sua strepitosa carriera.
1. The Rocky Horror Picture Show (1975)
Alla soglia dei trent'anni, una Susan Sarandon ancora pressoché sconosciuta ottiene un ruolo da comprimaria in un musical britannico dal modesto budget, nato come una parodia dei b-movie ma destinato a diventare uno dei dei più popolari e fortunati cult movie dell'intero decennio. Diretto da Jim Sharman a partire dallo spettacolo teatrale di Richard O'Brien, The Rocky Horror Picture Show vede la Sarandon nei panni di Janet Weiss, che in una notte di tempesta approda assieme al fidanzato Brad Majors (Barry Bostwick) in un bizzarro castello sperduto nelle campagne dell'Ohio: di fronte agli sguardi stupefatti dell'ingenua coppietta si dischiuderà un mondo segreto a base di trasgressioni, libidine sfrenata e canzoni trascinanti. E per Susan Sarandon (in reggiseno per quasi tutta la durata del film) sarà il trampolino di lancio verso un successo inarrestabile.
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2. Atlantic City (1980)
È il grande regista francese Louis Malle, che l'aveva già diretta due anni prima in Pretty Baby, a svelare al pubblico il talento drammatico di Susan Sarandon grazie ad Atlantic City, anomalo gangster movie ricompensato con il Leone d'Oro al Festival di Venezia 1980. La Sarandon interpreta la parte di Sally Matthews, avvenente cameriera in un casinò della capitale del gioco d'azzardo del New Jersey, la cui esistenza si incrocerà con quella di un maturo ex gangster, Lou Pascal (Burt Lancaster). Accanto a un gigante come Lancaster, la Sally impersonata dalla Sarandon spicca per intensità e fascino, tanto da averle fatto guadagnare, un anno più tardi, la sua prima nomination all'Oscar come miglior attrice.
3. Miriam si sveglia a mezzanotte (1983)
Fra esperimento camp e horror d'autore, Miriam si sveglia a mezzanotte, opera seconda del regista inglese Tony Scott, tratta dal romanzo The Hunger, si è rivelato un piccolo cult degli anni Ottanta: merito della sua estetica tenebrosa e di estrema suggestione, del sempiterno fascino insito nella figura del vampiro, nonché di un terzetto di interpreti d'eccezione alle prese con un atipico triangolo amoroso. Susan Sarandon presta il volto a Sarah Roberts, la dottoressa che si occupa del caso di John Blaylock (David Bowie), un uomo misterioso che sembra aver subito un repentino invecchiamento; i suoi studi la condurranno ad incontrare la compagna di John, Miriam (Catherine Deneuve), una sensuale donna vampiro che coinvolgerà Sarah in una torbida relazione erotica.
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4. Le streghe di Eastwick (1987)
Dai vampiri alle streghe: se Miriam si sveglia a mezzanotte ha visto la propria fama crescere con il tempo, Le streghe di Eastwick ha goduto invece di un immediato quanto vastissimo successo. Trasposizione dell'omonimo romanzo di John Updike da parte del regista australiano George Miller, Le streghe di Eastwick mescola con formidabile verve gli elementi del fanta-horror con quelli della commedia nera, in una grottesca satira della vita di provincia. Susan Sarandon inizialmente maschera il suo sex appeal per calarsi nel ruolo di Jane Spofford, dimessa insegnante di musica della cittadina di Eastwick, la quale però riscoprirà il piacere dei sensi grazie al nuovo arrivato in città, l'eccentrico Daryl Van Horne (Jack Nicholson): uno sboccato diavolo che sedurrà sia Jane, sia le sue migliori amiche, Alexandra Medford (Cher) e Sukie Ridgemont (Michelle Pfeiffer)... inconsapevoli, a loro volta, di essere delle streghe.
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5. Bull Durham - Un gioco a tre mani (1988)
Dopo le prodezze erotiche con il 'diavolo' Jack Nicholson, Susan Sarandon ha risfoderato sul grande schermo una sessualità audace e spigliata nel suo film successivo: Bull Durham, commedia a sfondo sportivo scritta e diretta da Ron Shelton. È la pellicola che, all'epoca, ha consacrato definitivamente Susan Sarandon come la maggiore sex symbol over 40 di Hollywood grazie alla parte di Annie Savoy: non solo una scatenata fan del baseball, ma una sorta di groupie che, ogni stagione, sceglie una giovane promessa della squadra dei Durham Bulls da 'educare' allo sport così come alle pratiche amorose. Le sue attenzioni, però, si divideranno fra due diversi giocatori, Crash Davis (Kevin Costner) e Nuke LaLoosh (Tim Robbins). Sul set di Bull Durham è scoccata la scintilla fra l'attrice e Tim Robbins, suo storico partner fino al 2009.
6. Thelma & Louise (1991)
Nell'arco di una carriera piena di trionfi e di momenti memorabili, quello di Louise Sawyer resta senza dubbio il personaggio a cui la popolarità di Susan Sarandon è maggiormente legata: il più celebre, nonché quello che, assieme alla sua "compagna di viaggio", la Thelma Dickinson di Geena Davis, ha scritto un capitolo indelebile nell'immaginario cinematografico degli anni Novanta. Protagoniste di un classico moderno del calibro di Thelma & Louise di Ridley Scott, le due amiche in fuga dalle loro esistenze opprimenti e pronte a ribellarsi ai soprusi maschili sono state elette a icone del femminismo di fine millennio, anche in virtù delle splendide interpretazioni della Sarandon e della Davis, le quasi si sono meritate entrambe la candidatura all'Oscar come miglior attrice.
7. L'olio di Lorenzo (1992)
All'interno di questo elenco rimane forse il titolo meno conosciuto, eppure L'olio di Lorenzo, diretto da George Miller e basato sulla vera storia dei coniugi Odone, ci ha regalato una delle più toccanti performance di Susan Sarandon, qui nel ruolo di Michaela Odone. Moglie del bancario Augusto (Nick Nolte) e madre del piccolo Lorenzo (Zack O'Malley Greenburg), un bambino di cinque anni, Michaela scopre che il figlio è affetto da una rarissima malattia degenerativa, l'atrenoleucodistrofia, contro la quale non sembra esservi rimedio; i due genitori, tuttavia, non si rassegneranno di fronte ai verdetti della comunità medica e inizieranno a studiare personalmente le caratteristiche di questo morbo sconosciuto. Per la sua intensa prova, la Sarandon si è aggiudicata la sua terza nomination all'Oscar.
8. Il cliente (1994)
Nel corso degli anni Novanta (ma non solo), le trasposizioni sullo schermo dei thriller giudiziari dello scrittore John Grisham hanno goduto di un enorme successo: e sull'onda della fortuna riscossa da Il socio, è stato Joel Schumacher a dirigere un altro film campione d'incassi tratto da un libro di Grisham, Il cliente. Presenza forte e grintosa, ma dotata al contempo di un atteggiamento materno e rassicurante, Susan Sarandon presta il volto all'avvocato Regina Love, che decide di rappresentare l'undicenne Mark Sway (Brad Renfro), testimone del suicidio di un uomo invischiato con la Mafia, e la cui vita pertanto potrebbe essere in grave pericolo. Pur non essendo prettamente un film Academy friendly, Il cliente è valso alla Sarandon un'altra candidatura all'Oscar e il BAFTA Award come miglior attrice.
9. Dead Man Walking (1995)
E finalmente, al quinto tentativo, Susan Sarandon è riuscita a conquistare il premio Oscar come miglior attrice grazie a una delle interpretazioni più memorabili della sua filmografia: quella di sorella Helen Prejean, una suora che ha intrattenuto una corrispondenza epistolare con Matthew Poncelet (Sean Penn), detenuto in un carcere della Louisiana e condannato a morte per un duplice omicidio, per poi incontrarlo faccia a faccia nei giorni precedenti all'esecuzione. Il film, ispirato a una vera storia e al libro omonimo di Helen Prejean, è Dead Man Walking, sceneggiato e diretto da Tim Robbins, ed è costruito principalmente sui tesissimi ed emozionanti confronti fra Poncelet e suor Helen, attraverso i quali mira ad elaborare una dura riflessione sulla colpa, la responsabilità e l'orrore della pena capitale.
10. Feud (2017)
Sebbene negli ultimi vent'anni Susan Sarandon non abbia più ottenuto successi e riconoscimenti equiparabili a quelli dei due decenni precedenti, dopo Dead Man Walking l'attrice newyorkese ha continuato comunque ad offrire interpretazioni più che valide. Ciò nonostante, per chiudere il nostro omaggio abbiamo preferito "guardare al futuro", considerando che il 2017 potrebbe davvero rilanciare la carriera della neo-settantenne Susan. Al cinema la rivedremo accanto a John Turturro in Going Places, remake de I santissimi di Bertrand Blier ispirato però anche a Il grande Lebowski dei fratelli Coen, e nel super-cast di The Death and Life of John F. Donovan, primo film in lingua inglese di Xavier Dolan, ma è la televisione che potrebbe offrirle il ruolo più gustoso: la Sarandon si è calata infatti nei panni di un'autentica leggenda di Hollywood, Bette Davis, in Feud, nuova serie antologica di Ryan Murphy, che ricostruirà la famigerata rivalità fra la Davis e Joan Crawford, sua compagna di set nel thriller Che fine ha fatto Baby Jane?. Per l'occasione Susan Sarandon reciterà al fianco di Jessica Lange, e di fronte a un progetto del genere non si può non citare proprio la Davis: "Prendete il salvagente... questa sera c'è aria di burrasca!".