Prendete l'oroscopo e stracciatelo. Impugnate la mitologia greca e mischiate il tutto con leggende norrene, immaginari nipponici e scenari post-apocalittici. In mezzo a tutta questa apparente confusione c'è una lezione di vita indimenticabile. Imparerete che non basta alzare lo sguardo verso il cielo per sapere tutto, che forse il nostro destino non è segnato dalle costellazioni, non è disegnato tra le stelle. La verità è un'altra: per capire chi sei devi affrontare "prove di rara crudeltà", "sforzi massacranti", "duelli fratricidi", perché il destino bisogna afferrarlo da soli, portando sulle spalle pesanti armature, lottando contro il tempo, in perenne bilico tra la vita e la morte. Se l'idea infiamma il vostro sesto e settimo senso, significa che anche voi siete devoti alla sacra dottrina che risponde al nome de I Cavalieri dello Zodiaco.
Molto più di un semplice anime tratto da un manga, molto più di un classico cartone animato giapponese, la creatura immaginata dalla penna di Masami Kurumada e migliorata da Shingo Araki e Michi Himeno ha delineato puntata dopo puntata una vera e propria filosofia di vita. La storia e il mito ammaliano, ci prendono per mano come antiche fiabe, le armature luccicanti e i duelli appassionano come all'interno di un medioevo contemporaneo, ma quello che conta davvero è la lotta interiore di cinque ragazzini che vengono forgiati da sfide sempre più grandi, dalla vita che li mette alla prova, come fa con tutti.
Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, ragazzi diversi, lottatori per necessità, fratelli per scelta; attraverso la loro epica abbiamo imparato l'etica, a scindere il bene dal male, il meglio dal peggio, il doveroso dal necessario. E allora, a 30 anni dalla prima messa in onda giapponese, guidati dalle onde alate del mitico Pegaso, sulla scia di dragoni nascenti e fenici infuocate, ripercorriamo tra ironia e gratitudine le ragioni di un grande successo televisivo. Se i nostri cavalieri hanno eroicamente superato le mitiche 12 case, noi umili servitori della dea Atena, dobbiamo accontentarci di queste 5 nobili cause.
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1. Trova il tuo idolo
Siamo nati con un segno zodiacale addosso, ma la nostra costellazione preferita ce la siamo scelta da soli. Abbiamo scelto il nostro idolo tra i valorosi protettori della dea Atena. Loro ci hanno insegnato che il valore non si misura in metalli, così abbiamo tifato per il gradino più basso del podio eroico, per i Cavalieri di Bronzo, scegliendo un prediletto tra un manipolo di eroi ben assortito, composto da personaggi complementari, intraprendenti ma dipendenti l'uno dall'altro. Solisti e corali allo stesso tempo, i Cavalieri dello Zodiaco seguono scie caratteriali molto diverse.
I più impulsivi si saranno riconosciuti nella testarda irruenza dello sfacciato Pegasus, gli amanti dell'eroico autolesionismo nello struggente Sirio il Dragone, i più schivi nel combattuto e carismatico Phoenix (lo sfuggente jolly del gruppo), legittimato ad apparire e a scomparire all'occorrenza. Grazie a Cristal il Cigno abbiamo raffreddato l'egocentrismo in nome dell'umiltà e con il sensibile Andromeda fatto il percorso opposto, imparando a vincere eterne insicurezze per credere finalmente in noi stessi. Con l'onore, l'amicizia, e il sacrificio a fare da collante, i cinque Cavalieri di bronzo ci hanno insegnato a credere negli altri prima che negli dei, e a capire che non conta contro chi combatti, ma perché lo fai.
2. Apri bene le orecchie
A saperlo prima, avremmo visto ogni episodio con un quaderno in mano. Pronti a prendere appunti, a segnarci sul foglio ogni nuovo, poetico termine proveniente dalle casse del televisore. Guardare I Cavalieri dello Zodiaco equivaleva ad una lezione extra di italiano, ad un bagno sonoro all'interno della più aulica e ricercata dialettica possibile. Si tratta di un registro espressivo esclusivamente italiano, molto lontano dal testo originale giapponese, dovuto ad una coraggiosa decisione del direttore di doppiaggio Enrico Carabelli. Questioni di censura preventiva (andavano evitate bestemmie e volgarità) e un'ispirata scelta artistica (ogni voce fu assegnata per attinenze caratteriali con i personaggi) diedero vita ad un doppiaggio italiano enfatico, ricercato, dove lo strazio interiore e i duelli di parola erano scanditi da parole pompose e solenni. I cavalieri erano maestri dell'arte oratoria.
Un caso su tutti: Pegasus è in difficoltà, ha il corpo esanime di Lady Isabel tra le braccia, ma deve affrontare due nemici. Così pensa bene di affermare: "A questo punto non mi rimane che accettare la sfida. Vuolsi così colà dove si puote". Sì, avete letto bene, e se vi sembrano parole familiari, forse sono reminiscenze scolastiche. Pegasus, infatti, cita persino l'Inferno della Divina Commedia. Inconsciamente ogni bambino, mentre guardava il cartone, stava costruendo puntata dopo puntata la sua laurea in Lettere.
3. Sospendi l'incredulità
Holly e Benji avevano gli infiniti campi collinari, Mila e Shiro i palloni ovalizzati in grado di sfondare pavimenti, l'Uomo Tigre anatomie da incubo per ogni fisioterapista. E loro? E i cavalieri? Tranquilli, ce n'è per tutti. Volendo sorvolare sul minestrone di riferimenti mitologici e storici (spesso errati) appartenenti a qualsiasi tipo di cultura (dalle occidentali alle orientali), I Cavalieri dello zodiaco ci hanno gentilmente invitato a sospendere l'incredulità anche per altri motivi. Su tutti l'età dei nostri eroi. Il manga è chiaro nel dirci che si tratta di adolescenti tra i 13 e 15 anni (Phoenix è il più "adulto" con i suoi 17 anni), il che ci porta subito a interrogarci sull'incredibile sviluppo psico-fisico di questi ragazzi nerboruti, muscolosi, iper-sviluppati, con voci profonde e roche (dovute al doppiaggio italiano).
I teenager non sono mai stati più virili di così. E come dimenticare la prima lotta di Pegasus che sfidava contro Cassius per la conquista di un'armatura di cui già portava il nome? E poi la facilità con la quale Sirio entra ed esce dalla cecità accompagnato dal suo "indistruttibile" scudo perennemente crepato, le lacrime subacquee di Cristal in grado di sfidare la gravità, l'infinita staticità del Maestro dei Cinque Picchi, gambali in grado di tornare magicamente al loro posto e le maschere di Tisifone e Castalia, senza alcun foro all'altezza degli occhi, ma mai d'impedimento per le due combattenti. Ma poco importa. Alla fredda e razionale verosimiglianza abbiamo sempre preferito la cieca fede.
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4. Conosci le donne
Cosa sarebbe un cavaliere senza una donna per cui combattere? Ma soprattutto: quanto sarebbe durato I Cavalieri dello Zodiaco senza Lady Isabel? Probabilmente un paio di puntate. Sì, perché l'algida e inarrivabile incarnazione di Atena è una vera e propria dea ex machina della serie. Ogni cosa accade per merito (colpa) sua, per il suo straordinario talento nel mettersi nei guai. Dagli infiniti scalini delle Dodici Case alle gelide terre di Asgard, passando per il Regno marino di Nettuno, lei è la donna da salvare sempre e comunque. Ma la dea dai capelli color lilla non è soltanto l'indifesa pulzella da salvare, ma la metafora di un sommo ideale in cui credere. Ma c'è qualcosa di più. Nel suo essere un prodotto rivolto principalmente ad un pubblico maschile, l'anime ci tiene a declinare il concetto di "femminile" in tantissimi modi, con diverse donne da amare, rispettare, o alle quali volere semplicemente bene.
Lady Isabel si avvicina molto al concetto di "donna angelicata" tipico dei poemi epico-cavallereschi, mentre Castalia è un mentore, una severa maestra, creduta persino una sorella da Pegasus, di cui ha sempre seguito da lontano la vita. E se Tisifione è senza dubbio il personaggio più carico di tensione erotica, non va dimenticato che la femminilità è stata trattata anche sul corpo degli uomini stessi. Infatti sono tanti i personaggi dall'evidente orientamento e atteggiamento omosessuale, con lunghe ciglia, gestualità morbide e voci leggere. Di sicuro sono stati usati molti stereotipi, ma sdoganare il tema anche in un cartone per ragazzi non è cosa da poco.
5. Affronta il dolore
Se non è tutto oro quel che luccica, figuriamoci il bronzo. Le armature dei nostri eroi hanno sofferto con loro, sono state scheggiate, perforate, distrutte, forgiate. Le corazze dei cavalieri sono l'emblema del doloroso percorso di formazione affrontato da ognuno di loro, un viatico pieno zeppo di insidie logoranti, ma necessarie per crescere come individui. Ne I Cavalieri dello Zodiaco non esiste vittoria che non sia passata prima dello strazio, non c'è duello vinto senza atroci sofferenze. I nostri sono stati spesso sull'orlo della morte, allo stremo delle forze, sanguinanti, ciechi (sì, Sirio, parliamo di te), costretti a gesti estremi pur di raggiungere il salvifico Settimo Senso.
Insomma, il guizzo decisivo e vincente arrivava sempre dopo aver sfiorato il baratro, come se la sofferenza fosse una dimensione inevitabile ma necessaria. I cavalieri dello zodiaco ci dicono che il dolore va affrontato, accolto, attraversato in ogni dimensione (fisica, spirituale, psicologica). Lo hanno fatto attraverso menomazioni, traumi infantili, dilemmi edipici, turbe sessuali. Perché le armature ci proteggono, ma sono anche fardelli che ci portiamo sulle spalle. Perché gli eroi non esistono. Gli eroi resistono.