I remake sono strane e imprevedibili creature. Spuntano fuori quando meno te lo aspetti, con un coraggio e una sfrontatezza assolutamente invidiabili. Loro non temono confronti, anzi lo bramano, perché il remake è sprezzante del rischio, con una desiderio innato di mettersi in diretta competizione con chi lo ha preceduto. Negli ultimi anni il cinema commerciale non ha certo brillato per originalità ed inventiva (sequel e adattamenti da altri media abbondano), ma chi si lamenta dei remake considerandoli una "recente abitudine" ha la memoria corta, perché sono sempre esistiti. Già a partire dagli anni Trenta il cinema americano ha costantemente adattato film stranieri per renderli fruibili ad un pubblico allergico ai sottotitoli, a cui presentare pellicole più semplificate e adatte ad una larga fascia di spettatori. Da allora il cammino dei remake ha seguito le traiettorie di una montagna russa, con dei picchi di assoluto valore artistico (I magnifici sette, A qualcuno piace caldo, La cosa, L'uomo che sapeva troppo, Heat - La sfida, The Departed - Il bene e il male) e dei clamorosi tonfi che hanno spesso scomodato grandi perplessità in un ognuno di a suon di "perché?".
Colti da un'irrefrenabile istinto masochista, noi ci dedicheremo proprio ai 15 peggiori remake della storia del cinema. Non sempre si tratta di film pessimi o orrendi, ma di produzioni che vanno a scomodare giganti talmente grandi da non poter reggere alcun confronto. Altre volte, invece, si tratta proprio di film imbarazzanti, che mettono a nudo una grande contraddizione di alcuni remake: la volontà di rifare film belli. Capiamo il desiderio di aggiornare vecchi miti, di rivolgersi a nuove fette di pubblico, ma in molti casi il paragone con l'originale diventa un inevitabile nemico del remake, con lo spettatore viziato per forza di cose da un impietoso confronto. Il rumore delle ossa rotte è dietro l'angolo e assomiglia tanto a quello delle bighe di Ben-Hur, mentre deragliano in un film dimenticabile come quello appena arrivato al cinema. Bene, siamo pronti a partire in rigoroso ordine cronologico, perché la delusione non conosce classifiche.
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1. City of Angels - La città degli angeli (1998)
"Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?". La domanda esistenziale de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders echeggia sino al 1998 senza trovare una cura. Succede quando Nicolas Cage indossa ali d'angelo per librarsi nei cieli di Los Angeles e innamorarsi di Meg Ryan. Del bellissimo film originale si perde lo spirito filosofico, il legame viscerale con una città complessa come la Berlino di quel periodo e lo sguardo dolente e poetico con cui si guarda, dall'alto, la condizione umana. Gli unici che provano ad elevare City of Angels sono gli U2, Eric Clapton e i Goo Goo Dolls con le loro canzoni.
2. Godzilla (1998)
Mister Disaster Movie non poteva resistere al suo fascino. Troppa distruzione, troppi palazzi da far crollare e gente da far scappare tra le strade di una metropoli in rovina per non tentare Roland Emmerich. Qui parlare di "mostro sacro" è vero due volte perché Godzilla non è stato soltanto un grande film innovativo e sconvolgente (per gli anni Cinquanta), ma un'opera che ha incarnato le ansie di un'epoca e definito una maestosa icona. Il sottogenere dei kaijū movie cerca un disperato colpo di coda nel 1998 senza avere niente da dire. In un periodo in cui le catastrofi venivano dal cielo (Armageddon, Deep Impact), Emmerich costruisce un suo Jurassic Park metropolitano ma, canzone dei Jamiroquai a parte, c'è davvero poco da salvare.
3. Psycho (1998)
È difficile capire di che pasta sia fatto Psycho di Gus Van Sant. Si tratta di un regista troppo attento e acuto per essere un semplice bisogno di rimettere in scena il cult di Alfred Hitchcock. Infatti questo curioso rifacimento ha troppi punti di contatto con l'originale (molte scene sono letteralmente copiate e incollate) per essere frutto di mera pigrizia. C'è qualcosa di più. Sicuramente lo spirito provocatore dell'autore americano che intende quasi rivisitare un grande classico con sguardo post-moderno, cedendo al fascino della citazione e, forse, volendo urlare al cinema stesso (come faceva Janet Leigh nella doccia) la sterilità quasi ontologica di ogni remake.
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4. Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie (2001)
Ve la ricordate la disperazione di Charlton Heston nel finale de Il pianeta delle scimmie? In ginocchio, sul bagnasciuga, a disperarsi dinanzi ai resti della Statua della Libertà? È molto probabile che molti di noi si siano sentiti come lui una volta usciti dal cinema, dopo aver assistito al goffo Planet of the apes di Tim Burton, forse la prima battuta d'arresto di una carriera prima di allora senza macchie. Considerando la materia a disposizione e il regista al timone, questo è un film più deludente che pessimo, non aiutato da un make up che soffoca l'espressività degli attori e dall'assenza del tanto amato tocco burtoniano.
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5. Travolti dal destino (2002)
È senza dubbio nella lista nera dei film più brutti della storia del cinema. Gioia e delizia per ogni accanito fan degli attesissimi Razzie Awards (ne ha vinti 5), Travolti dal destino è una mosca bianca all'interno della filmografia di Guy Ritchie, ricca di dialoghi acuti, ottimo ritmo e personaggi carismatici. Madonna e Adriano Giannini naufragano miseramente in un flop clamoroso, che ha il demerito di perdere completamente di vista il tono di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto, pieno di satira sociale.
6. Solaris (2002)
Destabilizzante, ipnotico, cerebrale. Gli aggettivi si sprecano e non basterebbero a coprire di elogi quell'assoluta opera d'arte che fu Solaris di Andrei Tarkovsky. Spacciato grossolanamente come "la risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio", come all'interno di una fantomatica Guerra Fredda sul grande schermo, Solaris dava vita ad un magma di inquietudini, personali ed esistenziali, immerso in uno spazio raccontato con ritmi logoranti. Nel 2002 Steven Soderbergh tenta l'impresa e cerca persino nuove traiettorie. L'intento è lodevole, ma ancora non ci spieghiamo perché rimettere mano ad un capolavoro. Forse per un pizzico di colpevole presunzione.
7. Il prescelto (2006)
Su un'isola delle isole Ebridi è scomparsa una bambina. Ma quando il sergente Howie approda sui lidi britannici scopre una comunità che da misteriosa si fa pian piano inquietante. Sono queste le premesse di The Wicker Man, un horror sofisticato che descrive nei minimi particolari i dettagli sociale di un'inquietante microcosmo, dove vigono perversioni e riti blasfemi. Nel 2006 Il prescelto ribalta il punto di vista e tralascia l'ambientazione, soffermandosi non tanto sugli isolani quanto sull'agente Malus, interpretato da un Nicolas Cage in stato di disgrazia, talmente fuori forma da essere diventato oggetto di meme e video parodia su YouTube.
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8. Fame - Saranno famosi (2009)
Basta sentire l'attacco della celebre canzone di Irene Cara per iniziare a sgambettare e alzare le braccia al cielo. Questo la dice lunga sull'impatto che Saranno famosi ha avuto sull'immaginario collettivo. Due Premi Oscar sugellano uno dei muscial-simbolo degli anni Ottanta, in cui la crescita artistica e umana di tanti ragazzi viene seguita passo dopo passo, anno per anno, tra aspirazioni, difficoltà e un rapporto approfondito con gli insegnanti. Dopo una serie tv spin-off, nel 2009 arriva Fame, un remake totalmente privo della vena inquieta rappresentata 30 anni prima da Alan Parker. Il risultato è un film patinato, ennesima declinazione degli abusati talent movie usciti dal 2000 in poi.
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9. Nightmare (2010)
Il genere horror è uno di quelli più avvezzi all'abitudine del remake. Gli esempi sarebbero tanti (Fog e La casa ne sanno qualcosa), ma abbiamo scelto l'affilato Freddy Krueger per ovvie ragioni iconiche. Nel 1984 quel maglione rosso a strisce verdoni, il volto sfilacciato dalle ustioni e il celebre guanto dotato di lame affilate fanno breccia nelle urla del pubblico, dando inizio ad una saga cinematografica lunga ben nove film, una serie tv, fumetti e videogiochi. Insomma, Wes Craven aveva dato un volto all'orrore. Immaginate quanto sia stata impervia l'impresa per Samuel Bayer quando nel 2010 decide di riprovarci. Il risultato è un film visivamente curato ma lontanissimo dal crudo raccapriccio visto 26 anni prima sul viso di Robert Englund.
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10. Scontro tra titani 3D (2010)
Ecco, in questo caso parliamo di un'impresa non impossibile da portare a termine, perché Scontro di titani resta un buon film (con degli effetti speciali anche notevoli per il 1981) ma non arriva ad essere opera da Olimpo cinematografico. Dopo aver diretto uno dei capitoli più balbettanti e controversi del Marvel Cinematic Universe (L'incredibile Hulk), Louis Leterrier mescola mito e azione in un calderone confuso. Dal recente Avatar ripropone uno spaesato Sam Worthington e gli effetti 3D, ma il risultato è degno di uno sguardo dritto negli occhi di Medusa.
11. Arturo (2011)
Anche una straordinaria attrice come Helen Mirren ha uno scheletro nell'armadio. Uno scheletro che vanta ben 2 nomination ai Razzie Awards, che risponde al nome di Arturo. Uscito direttamente in home video qui in Italia, il film di Jason Winer fa rimpiangere di continuo il suo nobile predecessore, quel Arturo che nel 1981 si impose agli Oscar (ne vinse 2) grazie ad un'ispirata vena comica e ad uno straordinario John Gielgud nei panni del maggiordomo Hobson.
12. Footloose (2011)
Semplice, spontaneo e sincero il film del 1984 con un giovanissimo Kevin Bacon incassò ben 80 milioni di dollari e una nomination agli Oscar, facendo della musica il mezzo ideale e prepotente con cui scardinare i pregiudizi dell moralismo. Di tutta questa spensierata veemenza non vi è traccia quando, nel 2011, un remake ne imita ogni singolo passo (il rifacimento è quasi alla lettera). La decisione di far uscire il secondo Footloose solo nel mercato home video vale come indizio.
13. Conan the Barbarian 3D (2011)
Esistono film che forgiano un immaginario intero, che arrivano prima di ogni altro a definire forme, colori, corpi. Succede tutto questo nel lontano 1982 quando Conan il barbaro non solo presenta al mondo quel divo assoluto di nome Arnold Schwarzenegger, ma scolpisce una delle prime forme di fantasy cinematografico. Un fantasy primitivo, duro, secco. Nel 2011 la storia è un'altra, il genere è esploso ed è facile perdersi nella folla di guerrieri, regni e mostruosità da grande schermo. Non fa eccezione Conan the Barbarian 3D, e questa volta la consacrazione del bellimbusto muscoloso fallisce per colpa di un film incolore. Per questo il buon Jason Momoa rimarrà sempre e solo un guerriero Dothraki.
14. Oldboy (2013)
Quando Quentin Tarantino lo ha visto per la prima volta (al Festival di Cannes) si è mangiato le mani, invidioso di un meraviglioso film coreano, tratto da un manga e seconda tappa della "trilogia della vendetta" delineata da Park Chan-Wook. La storia dello spietato Dae-su è impregnata di sangue, livida, claustrofobica, raccontata in un gioiello di disturbante violenza. Soltanto dieci anni dopo Spike Lee prova ad esportare tutto questo negli States, ma si perde dentro un film troppo pensato, sospeso tra l'omaggio e il desiderio di calcare nuove strade, sicuramente privo dello sguardo feroce del suo indimenticabile predecessore orientale.
15. RoboCop (2014)
Fantascienza, noir e poliziesco abilmente fusi in un film amaro e disturbante. Come il suo vigilante, a metà tra l'umano e il meccanico, Paul Verhoeven crea una creatura cinematografica ibrida, dove il capitalismo permea ogni aspetto di una società fortemente distopica. Nel 2014 arriva un remake che non è affatto da buttare, che mantiene parte di quella vocazione sociologica, per poi diventare più canonico, rimanendo nei binari dell'intrattenimento moderno. Ecco, forse la differenza sostanziale tra l'originale è il remake è questa: il primo è stato profetico, il secondo ha preso semplicemente atto di qualcosa.