L'estate, e poi i colori al neon, la voglia di crescere subito, perché oggi è oggi, domani chissà. Un sogno che diventa incubo, però. Le grida di gioia che si trasformano in silenzio. La pressione esterna, di quelle amiche senza limiti, che inseguono lo sballo di un locale notturno. Per sentirsi grandi, per sentirsi chissà cosa. Un film emotivo, raccontato in prima persona, con un titolo emblematico che spiega i confini: How to Have Sex. E allora finalmente eccolo in Italia (grazie ad una bella unione, Teodora e MUBI), dopo il passaggio a Cannes (ve lo avevamo raccontato nella nostra recensione) e dopo il passaggio ad Alice nella Città. Il consiglio, allora, è chiaro: non perdetelo.
Diretto da Molly Manning Walker, e con protagonista Mia Mckenna-Bruce (entrambe delle sorprese), How to Have Sex nasce da un ricordo della stessa regista: "Quando ho rivisto alcune amiche di liceo, abbiamo ricordato le vacanze che facevamo. Mentre parlavamo, ho messo insieme le storie, capendo quanto quelle esperienze avessero impattato su di noi. A cominciare dal sesso" spiega Molly Manning Walker, "Allora ho avuto l'idea: scrivere un film che raccontasse le pressioni che spingono i ragazzi e le ragazze ad avere le prime esperienze sessuali. Tutto però doveva essere narrato dal punto di vista di una ragazza, senza mai giudicare".
How to Have Sex: l'intervista a Molly Manning Walker e Mia Mckenna-Bruce
Se How to Have Sex è "Un film capace di catturare il momento insieme migliore e peggiore della vita di molte persone", al centro della storia c'è Tara, sedici anni, che insieme alle amiche Em (Shaun Thomas) e Skye (Lara Peake), decidono di volare a Creta per le vacanze di fine anno scolastico. L'obbiettivo? Divertirsi. Tra l'altro, Tara è l'unica ancora vergine del gruppo, e dunque sente forte la pressione. Tuttavia, tra notti infinite e feste in spiaggia, scopre che il sesso non può non passare attraverso la consapevolezza e, soprattutto, attraverso il consenso.
"Il film parla della pressione sui giovani, che arriva dalla società, ma anche dagli amici o dalle amiche", dice Molly Manning Walker a Movieplayer.it. Sull'argomento, interviene anche Mia Mckenna-Bruce, all'esordio in un ruolo tutt'altro che facile "L'adolescenza è una fase, perché mentre cerchi di capire chi sei o cosa vuoi, le pressioni esterne non aiutano, e anzi pesano parecchio".
Pressione e aspettative
Pressione, aspettativa, ma anche l'incapacità di esprimere i propri sentimenti. Siamo costantemente influenzati, e quasi impossibilitati a vivere secondo i nostri principi. How to Have Sex, in questo senso, compie un percorso trasversale. "Le emozioni inespresse? Non è una cosa attuale, da sempre gli esseri umani sono complicati", ci dice la protagonista. "Bisogna lavorare sulla comprensione verso gli altri". Per Molly Manning Walker, invece: "Vergogna e pudore, sarebbe bello vivere in un mondo in cui tutti dicono quello che sentono".
Ma se Mia McKenna-Bruce è all'esordio, l'interpretazione di Tara è stata un'esperienza fondamentale nel suo percorso di crescita: "Si può imparare tanto da un personaggio. E si può imparare tanto da un personaggio come Tara. Ma ho imparato anche a lavorare di squadra, e questo ha contribuito alla riuscita. Sono più grande rispetto a lei, ma ho imparato ad essere più onesta, evitando le facciate. Non bisogna fingere per forza, bisogna essere quello che si è".
Uno sguardo realistico e mai ammiccante
How to Have Sex parla in modo schietto, senza però giudicare le proprie protagoniste. Come è stato accolto il film dal pubblico più giovane? "Tutte le reazioni sono state positive", afferma la regista. "Molte ragazze ci hanno ringraziato, perché non si erano mai viste raccontate così sul grande schermo. Le abbiamo rese realistiche, senza dipingerle in modo ammiccante, o in modo sexy. I feedback durante le proiezioni sono state sempre positive". Tra l'altro, Molly Manning Walker, prima di essere bloccata da un infortunio, si era avvicinata al calcio professionistico (grande appassionata e tifosa del Chelsea). Quanto ha aiutato il clima da spogliatoio per la realizzazione del film? "Gioco ancora a calcio, gestiscono una squadra con tante persone. Abbiamo poi giocato sul set, e questo crea unione tra la troupe e il cast. Il calcio aiuta ad unire, è ancora una parte importante della mia vita. E forse si riflette anche nel film".