I am blood and fire. Driftmark must pass to salt and sea.
Dopo un episodio di (tali) azioni ci voleva una puntata di strategia per provare a riprenderci dopo lo sconvolgente epilogo e provare a raccogliere i cocci, proprio come i personaggi sullo schermo di House of the Dragon, lo spin-off de Il Trono di Spade disponibile in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW dal 15 luglio in contemporanea con gli Stati Uniti con il quinto episodio della seconda stagione (2x05). Rhaenys ha sacrificato la propria vita (e il proprio drago) per la causa della Regina legittima erede, e la stessa sorte sembra essere toccata ad Aegon nell'altra fazione con un tradimento interno (e fraterno). Prima di addentrarci nella nostra analisi, vi ricordiamo che sebbene le nostre recensioni settimanali siano prive di spoiler, ve ne consigliamo la lettura a visione ultimata.
Due Regine
La puntata ci mostra quanto i Targaryen, e per traslato tutto il Regno, siano due facce della stessa medaglia, siano essi Verdi o Neri: entrambi i Concili Ristretti non sembrano pronti per davvero ad accettare una donna sul Trono di Spade, anche se hanno giurato fedeltà alla Corona insieme alle proprie famiglie. Rhaenyra (una sempre più strepitosa Emma D'Arcy) viene tacciata di non avere abbastanza esperienza per una guerra, ma del resto il regno di Viserys è stato caratterizzato principalmente dalla pace anche per gli altri suoi membri. Dall'altra Alicent (una sempre meravigliosa Olivia Cooke), ora che Aegon non è morto (sorpresa!) ma si trova in difficile via di guarigione per le ferite e le bruciature riportate in battaglia - nella quale ufficialmente, conferma anche Ser Criston, Aemond (Ewan Mitchell) non ha avuto parte - vorrebbe prendere temporaneamente il posto del figlio come aveva fatto quando Viserys era malato. "Ma così sembrerebbe che anche noi stiamo preparando una donna a salire sul Trono" ribattono i membri del suo Consiglio. Questo atteggiamento patriarcale e maschilista ci dice molto sulla società contemporanea, che è uguale da qualsiasi parte politica, pur parlando di un mondo immaginario e ambientato in un ipotetico passato fantastico.
La Regina che Non Fu Mai
I personaggi femminili di House of the Dragon sono ancor più affascinanti e centrali rispetto alla serie madre, confermando la bravura di George R.R. Martin e dello showrunner Ryan Condal di catturare un trend narrativo contemporaneo ed inserirlo in modo intelligente in un prequel, quindi in una trama ambientata molti anni prima quella originale e quindi in teoria "più avanti" in tutti i sensi. Ma la Storia ci insegna diversamente. Ecco perché in questo episodio sono le donne a farla da padrone, anche quando non ci sono più. Come Rhaenys, la Regina Che Non Fu Mai, deceduta insieme al proprio drago Maelys nel finale dello scorso episodio in modo epico e poetico, sopraffatta da ben due avversari alati. Ora sia Lord Corlys (Steve Touissant), che ha già perso una figlia e un figlio (non morto, ma fuggito lontano in segreto), sia le sue nipoti Baela (Bethany Antonia) e Rhaena (Phoebe Campbell) devono affrontare quella perdita, ed è proprio la prima a dimostrarsi forte e coraggiosa tanto con lui quanto con il promesso sposo Jace (Harry Collett), che acquisisce sempre più rilevanza così come i tanti eredi sulla scacchiera di questo Trono sempre più scomodo e soprattutto affollato. Proprio il prossimo in linea di successione "legittima" potrebbe avere un'idea rivoluzionaria che ben si sposa con la tematica generale della successione di sangue nello spin-off. E ancora Mysaria (Sonoya Mizuno) e Alys Rivers (Gayle Rankin); non perdiamole d'occhio.
Il potere del drago
I draghi sono creature mitologiche nel mondo di Martin e per la prima volta il popolo ne vede una cadere dopo la battaglia dello scorso episodio, guardandolo in realtà come un presagio negativo proprio per l'aura che li ha sempre circondati. "It's just meat" dirà qualcuno dei sudditi per riportare alla realtà il fascino verso questi esseri fantastici volanti e sputafuoco. Non c'è da stupirsi quindi che si parli del rapporto tra le creature e gli esseri umani loro cavalieri, di come li hanno reclamati e della loro importanza per il futuro nella puntata. Fanno anche parte dei calcoli di attacco nella guerra incombente che oramai si è fatta largo tra i Targaryen. Come dimostra Rhaena e il suo dover gestire le uova che ha portato con sé e che Lady Arryn non vede come realmente protettive a Nido dell'Aquila.
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Il fattore Daemon
Mentre continua in modo davvero affascinante la storyline dedicata a Daemon (un sempre più infuocato Matt Smith), coi suoi fantasmi e il suo darsi da fare tra le mura di Harrenhal, emerge anche il suo far parte della mentalità retrograda di Westeros alla quale accennavamo ad inizio articolo e che avevamo intuito nel suo duro confronto qualche episodio fa con la moglie (e nipote - un sogno erotico con la madre che non ha mai conosciuto confermerà l'indole incestuosa dei Targaryen). Il Principe si è barricato tra quelle mura e da lì prova a continuare il proprio piano di conquista del Regno: nel nome della Regina ma in realtà di se stesso. Non ha davvero mai accettato una donna sul Trono e non riesce a vederla nel futuro dei Sette Regni, tanto da piccarsi quando viene chiamato Re Consorte come gli spetta; in questo non può che richiamare quanto visto in The Crown e soprattutto nella realtà della famiglia reale inglese tra Elisabetta e Filippo. Chi ancora afferma che House of the Dragon parli di un universo inesistente e "fuori dal mondo", dovrebbe davvero farsi un esame di coscienza.
Conclusioni
Dopo la battaglia dei draghi spazio a quella dei Concili Ristretti nel quinto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x05). I personaggi femminili sono assolutamente centrali, mentre gli uomini continuano con la propria mentalità chiusa e retrograda, legata alle credenze secolari. A proposito di credenze, non manca la mitologia legata ai draghi e un’importante rivelazione su Daemon: oramai è chiaro da che parte stanno i vari pedoni sulla scacchiera. Ora vedremo chi muoverà per primo.
Perché ci piace
- Emma D’Arcy e Olivia Cooke, vorremmo sempre più scene con loro.
- Matt Smith e il suo Daemon.
- Il cast giovane si fa sentire.
- L’elaborazione del lutto vista attraverso tutti i personaggi coinvolti.
- Il fascino dei draghi e i parallelismi col presente e la nostra realtà.
Cosa non va
- Tante storyline a cui stare dietro.
- Dopo l’azione dello scorso episodio, questa puntata potrebbe sembrare di stasi e passaggio (ma in realtà non lo è).