Hapgood Jackson, impiegato sulla quarantina conosciuto dagli amici semplicemente come Hap, incontra in un locale la splendida Mina, una ragazza bionda dal fisico slanciato vestita in un elegante abito bianco, e non crede alle sue orecchie quando lei lo invita a casa sua, che si trova fuori città. Al suo arrivo Hap scopre come la dimora sia in realtà un antico castello usato dalla famiglia di lei come casa delle vacanze e dopo aver varcato quella soglia avrà inizio per lui una notte indimenticabile...
Come vi raccontiamo nella recensione di House of Darkness, i due continuano a flirtare nel soggiorno anche se lui appare leggermente inquietato quando pensa di aver visto di sfuggita una figura nello specchio, salvo dare poi la colpa al suo stato di brillezza alcoolica. Ben presto però le sue sensazioni vengono confermate quando fa la sua improvvisa comparsa l'altrettanto affascinante Lucy, sorella di Mina, e da quel momento Hap comincia a pensare a una possibile evoluzione passionale di quella notte così surreale. Ma come scoprirà ben presto, non tutto è quello che sembra.
The Night Belongs to Lovers
Un'unica ambientazione per un film quasi interamente giocato sui dialoghi, necessari per lo sviluppo di una narrazione pronta a instradarsi verso quel colpo di scena finale. Colpo di scena già ampiamente suggerito non soltanto dal titolo House of Darkness ma anche da quelle atmosfere via via più lugubri e misteriose che circondano questo sperduto maniero lontano dalla città più vicina. House of Darkness può ricordare una sorta di versione goticheggiante del sottovaluto Knock Knock (2015) di Eli Roth, dove era uno spaesato Keanu Reeves a essere sedotto da due avvenenti fanciulle con un preciso obiettivo in testa. Anche qua la rivalsa femminista assume un ruolo sempre più predominante nel corso del racconto, fino all'effettiva svolta horror che chiude il cerchio.
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Sangue e risate
Una black-comedy che fin dai nomi dei personaggi - la bionda e avvenente prima sorella si chiama Mina, come Mina Harker - e dal tetro luogo in cui si dipana la vicenda richiama all'immaginario di Dracula, attualizzato in un'ottica moderna all'insegna del girl-power. Va dato atto alla sceneggiatura di aver evitato eccessi propagandistici ma di aver trovato il modo di rendere la metafora in una storia pungente al punto giusto, complice anche un'intelligente gestione delle battute e degli scambi di opinioni tra il ristretto nucleo di personaggi principali. Con un breve passaggio visionario, un incubo - o forse no - sognato tra caverne sotterranee dove si celano paure recondite, House of Darkness sfrutta la sua durata limitata in maniera concisa e affilata, evitando tempi morti pur dovendo fare i conti con una parziale inerzia di fondo che potrebbe scoraggiare quel pubblico abituato ad un susseguirsi continuo di eventi e situazioni.
Amore e morte
La sintonia tra il cast è senza dubbio un elemento chiave e aiuta non poco il fatto che la coppia protagonista sia interpretata da Justin Long e Kate Bosworth, diventati soltanto qualche mese prima delle riprese marito e moglie anche nella vita reale. Le scene intime e romantiche assumono così maggior verosimiglianza e permettono al regista e sceneggiatore Neil LaBute di cogliere al meglio l'alchemica sintonia tra i due. Uno dei migliori lavori recenti del cineasta di Detroit, che negli ultimi anni ne ha azzeccato poche ma che qui mette in mostra un buon equilibrio a livello di ritmo e mette in risalto il fascino della suggestiva ambientazione con il giusto cipiglio, accompagnando il pubblico verso quel finale sì ampiamente intuibile ma non per questo meno efficace.
Conclusioni
Un incontro galante in un bar che sembra concludersi nel migliore dei modi. Per Hop sembra l'inizio di una serata da sogno quando la splendida Mina lo invita nello splendido castello di proprietà della sua famiglia, ma ben presto comprende di essere finito in un incubo ad occhi aperti... Come vi abbiamo raccontato nella recensione di House of Darkness, ci troviamo di fronte a una black-comedy tagliente al punto giusto nella sua verve femminista, una volta tanto centrata e cattiva con intelligenza: merito di una sceneggiatura che costruisce un'evoluzione prevedibile ma comunque accattivante e di un'ambientazione gotica che nasconde insidie dietro ogni angolo.
Perché ci piace
- Sceneggiatura tagliente che sfrutta la sintonia tra i protagonisti.
- Ambientazione lugubre al punto giusto.
Cosa non va
- La trama è parzialmente prevedibile e monotona.