In occasione del finale di Hotel Portofino, il period drama inglese ambientato in Italia con Natascha McElhone, in onda il 14 marzo su Sky e NOW, abbiamo incontrato via Zoom due degli interpreti italiani scelti per arricchire il cast bilingue di questa interessante produzione. Lorenzo Richelmy, che già aveva lavorato in una serie internazionale come Marco Polo di Netflix, e Rocco Fasano. Il primo interpreta il figlio di Daniele Pecci, un conte tra gli avventori dell'hotel al centro della storia, il secondo un antifascista che si ritroverà legato a uno dei personaggi. È venuto fuori un bell'incontro di culture e di lingue in questa video intervista a Lorenzo Richelmy e Rocco Fasano.
La video intervista a Lorenzo Richelmy e Rocco Fasano
Girare dietro casa
Com'è stato girare una produzione internazionale ma in Italia quindi a casa?
Lorenzo Richelmy; Non è stata in Italia (ride). Cioè, nel senso che parte delle riprese sono state fatte ovviamente a Portofino, ma la maggior parte del set è stato in Croazia. Quindi noi eravamo a due passi da casa, il che è praticamente uguale perché tu immagini. Per quanto mi riguarda tu vai dall'altra parte del mondo per fare una cosa, invece questa volta per quanto mi riguarda che vivo a Milano, ero a sei ore di macchina. Eravamo in Istria e Dalmazia, tra le due, nella parte Nord della Croazia, che è una parte molto poco conosciuta. Almeno io ero andato lì a fare campeggio con gli amici a Sud: Spalato, Dubrovnik, bellissima. La parte Nord non si conosce ma in realtà è super italiana, è stata parte della Repubblica Veneziana per tantissimo tempo, e dell'Impero Austroungarico. Adesso non perché voglio fare la parentesi storica ma perché tu quando vai lì sembra di stare in Italia. Sul lungomare croato della Dalmazia e dell'Istria, trovi la Villa di Hotel Portofino, una villa veneziana assolutamente originale come non ti troverebbero in Italia. Perché l'Italia è ovviamente meta turistica da secoli mentre lì più o meno è rimasta abbastanza protetta, trovi un turismo come dire molto altolocato che ha permesso al territorio di non subire le schifezze mostri edilizi alberghi. Quindi per me è stato bellissimo perché è come se avessi scoperto una provincia d'Italia in più.
Rocco Fasano: Esatto, dove tra l'altro parlavano più volentieri italiano rispetto all'inglese o ad altre lingue. Tant'è che era un po' alienante come cosa. Noi eravamo lì con il cast inglese ma i croati parlavano italiano, nei ristoranti nei bar si rivolgevano a noi in italiano.
Richelmy: Sono tutti cresciuti con le canzonette dei nonni in italiano, è parte della loro cultura, gli piace, si sentono italiani.
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La parte sbagliata della Storia
A proposito della parte storica a cui avete accennato, ad un certo punto uno dei personaggi della miniserie dice "C'è un fascista sepolto in ognuno di noi". Dato anche quello che sta succedendo nel mondo, quanto è drammaticamente facile finire dalla parte sbagliata della Storia secondo voi?
Fasano: Mi viene in mente La banalità del male di Hannah Arendt. È terrificantemente facile passare dalla parte sbagliata della storia, soprattutto in un contesto come quello di oggi, alla luce delle ultime vicende ancora di più, nel quale sembra che l'uomo non impari mai dalla propria storia, non importa quale sia l'entità delle tragedie di cui è artefice, non impara mai dai propri errori. Più che supportarci di vulnerabilità per tutto il globo viene invece sfruttato da una potenza mostruosa per seguire i propri interessi, quindi c'è assolutamente un fascista dentro ognuno di noi, bisogna per l'appunto secondo me tenerlo a bada, censurarlo o sradicarlo.
Richelmy: È residuo del primate, siamo tutti scimmie, veniamo tutti da lì, sono usciti libri fantastici di antropologi da Diamond ad Arai a spiegare che il processo di civilizzazione ha fatto sì che noi ci ritroviamo qui adesso a parlare di film, serie che è roba che migliaia di anni fa non avrebbe avuto senso e questo grazie al progresso sociale. Quando vedi quello che ha fatto Putin ti viene in mente un uomo del Medioevo, è tornare indietro. Chiaramente è una situazione assolutamente preoccupante, perché siamo tutti consapevoli di quanto sia facile in un momento in cui qualcosa ti fa male affidarti a quella parte di te più ancestrale, più territoriale, più aggressiva, perché è nel nostro DNA, sopravvivevamo così all'epoca. Però il mondo non è più quella roba lì, non siamo più nel ventesimo secolo, il mondo è anacronistico oggi. Fa affidamento a una concezione del mondo che non è globale e invece lo è, e non possiamo fare finta di niente. Quindi da un certo punto di vista mi spaventa, dall'altro non sono preoccupato perché il mondo è cambiato e secondo me la propaganda di stampo totalitario e militarista non ha più presa come poteva averla una volta. Quindi stare sempre attenti perché è sempre dietro l'angolo però sono ottimista e speranzoso perché questa cosa non contaminerà il progresso che abbiamo raggiunto nell'ultimo secolo.
Stereotipo italiano
Spesso ci lamentiamo della rappresentazione dell'Italia nelle produzioni internazionali. Questa volta come se la sono cavata secondo voi?
Fasano: Secondo me hanno un ottimo lavoro ma basta vederlo dall'utilizzo della lingua italiana nella serie. Sia nel cast italiano, che comprende noi, sia nel cast inglese, e molto spesso invece questa cosa non viene rispettata. Cioè magari trovi un cast che parla inglese con un accento italiano ma non un cast che si sforza di parlare italiano anche se non è la sua lingua originaria. In questo così come in tante altre cose Hotel Porfofino mi ha dato l'impressione di essere proprio una serie al dettaglio. Ecco in effetti tutti i dettagli anche del nostro Paese secondo me che guardo con un occhio molto critico questo aspetto perché ci faccio sempre molta attenzione, e questo mi ha fatto molto piacere.
Richelmy: Sono assolutamente d'accordo, nel senso che si parte dalla narrazione dei personaggi dello stereotipo, ma è di convenzione, ed è giusto che sia così soprattutto di un'epoca lontana da noi. Detto questo, alla seconda scena di quello stesso personaggio si capisce che non è solo quello, che non è relegato, costretto nello stereotipo inglese o italiano. Ma viene assolutamente esplorato. Sicuramente l'italiano si vestirà in una certa maniera e mangerà in un certo modo, ma questo non vuol dire che non sia anche tutto il resto. E che questo resto non riesca a dialogare con la cultura inglese dell'epoca, anzi. Ricordiamoci che i nobili italiani di quegli anni erano stimati nel mondo. Gli italiani nell'800 erano tra i pochi che potevano girare il mondo ed essere visti come l'élite culturale e intellettuale. Questo traspare nella serie e anche io sono molto contento che lo sforzo che di solito fanno americani e inglesi nel rappresentare l'Italia è un po' scarso. È incredibile come nel 2020 riescano a uscire dei film americani in cui si parla un italiano che non esiste. In un contesto storico in cui rompono le scatole su tutte le minoranze, gli indiani d'America, gli asiatici... e noi italiani? (ride) L'autoironia fa parte del nostro carattere e non ci lamentiamo, ma stiamo in fondo parlando di cose molto simili. La scrittura e l'attenzione come quelle che hanno avuto gli autori di Hotel Portofino ci fanno e faranno bene al sistema Italia.
Fasano: Tra l'altro nasce in questa serie molto spesso l'occasione per fare ironia su certi cliché classici sia dell'inglese che dell'italiano, e questo è un aspetto che fa molto sorridere soprattutto quando viene fatta con intelligenza soprattutto nel caso di Matt Baker. In molte occasioni abbiamo gli inglesi che fanno autoironia sulle loro caratteristiche per exellence, e lo stesso vale per l'italiano, fatto con grande moderazione e gusto che a me personalmente hanno fatto molto sorridere.
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Dato che parliamo di un period drama, se poteste vivere in un periodo storico diverso, quale sarebbe e perché?
Fasano: Il mio periodo storico preferito è l'800, per tutta una serie di motivi, quindi quello senza dubbio, il secolo del romanticismo, che è un po' la fazione filosofica in cui mi ritrovo molto, anche nelle arti, nella musica. L'800 per me è IL secolo.
Richelmy: Io vado molto più indietro, per me Atene V secolo avanti Cristo.
Fasano: Ammazza, anche quello mica male (ride).
Richelmy: La sensazione che tanto siamo i più fichi, non c'è niente di più. Non c'era quel fermento che magari c'era nell'800, col progresso tecnologico che spinge, il mondo che cambia, no siamo noi, i nostri cavalli, il nostro mare, le nostre navi, la nostra filosofia. Che c'è più di questo? Effettivamente un po' l'avevano capito. (ride)